Imprese

Cloud nella pubblica amministrazione, nel primo round Fastweb-Aruba batte Tim-Cdp

Polo strategico nazionale, Cassa depositi e prestiti ed ex monopolista in gara con Leonardo e Sogei

di Andrea Biondi e Carmine Fotina

Contro ogni pronostico Fastweb e Aruba battono la supercordata Tim-Cassa depositi e prestiti-Leonardo-Sogei nella gara per il Polo strategico nazionale, l’infrastruttura per gestire i dati più critici della Pa in modalità cloud finanziata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ieri è stata aggiudicata la procedura, che si basa sul sistema del partenariato pubblico privato, in pratica il primo tempo della contesa. Ora il raggruppamento che ha Tim come mandataria, e che ha presentato il progetto iniziale assumendo il ruolo di promotore, ha 15 giorni per pareggiare l’offerta ed esercitare eventualmente il diritto di prelazione. Il risultato, come anticipato dal Sole 24 Ore del 12 giugno, ha spazzato via le previsioni iniziali. Il progetto su cui si è basata la gara europea, partita dai 4,4 miliardi del piano economico finanziario del promotore, era stato approvato dal Dipartimento per la trasformazione digitale a dicembre 2021. Il raggruppamento Fastweb-Aruba ha offerto, per la parte economica, uno sconto medio sui listini a base di gara del 39,19%. La cordata guidata da Tim, invece, uno sconto del 23,36%. Si è dunque arrivati a un progetto, in termini di ricavi attesi dai servizi da erogare alla Pa, di poco meno di 2,7 miliardi (la differenza tra le due offerte è di circa 700 milioni).

Per esercitare il diritto di prelazione ora Tim e le partecipate statali coinvolte nella cordata devono fare i salti mortali, impegnandosi ad adempiere alle obbligazioni contrattuali alle medesime condizioni, molto sfidanti, offerte dall’attuale aggiudicatario. La procedura è stata svolta dalla società pubblica Difesa Servizi spa e nei giorni scorsi Fastweb aveva inviato una lettera al ministro dell’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, per chiedere di velocizzare l’aggiudicazione dopo l’apertura delle buste e la pubblicazione degli sconti medi pervenuti, avvenuta il 10 giugno, elemento che ha già consentito alla cordata in svantaggio di iniziare a ragionare sulla controfferta. Il ministero di Colao dal canto suo valuta come elemento positivo il forte abbassamento della proposta economica, nei termini di risparmi per le casse pubbliche. Lo sconto medio sui listini da proporre alle Pa è stato determinante nell’aggiudicazione, anche se sul punteggio tecnico era risultata leggermente in vantaggio la compagine di Tim.

Facile pensare che del tema si parlerà anche durante il Cda Tim ordinario fissato per oggi. Tutto questo mentre i 15 giorni di tempo per pareggiare l’offerta scadranno a ridosso della presentazione del piano industriale. Un passaggio, quello previsto fra il Cda del 6 e la presentazione al mercato del 7 luglio, chiave per l’ex monopolista, come lo stesso ad Pietro Labriola ha ribadito ieri in occasione della relazione annuale dell’Organo di Vigilanza Tim parlando di momento «decisivo nel lungo percorso di trasformazione della governance della rete Tim: la separazione proprietaria dell’intera rete di accesso del Gruppo». Del resto «l’integrazione verticale delle Tlc è anacronistica: il comparto dei servizi è caratterizzato da dinamiche competitive incompatibili con i lunghi periodi di recupero degli investimenti infrastrutturali».

Quello della separazione, ha aggiunto l’ad, è un progetto «basato su considerazioni industriali». Non una separazione, insomma, «per cercare un dividendo regolamentare su cui si sono arenati tanti progetti del passato». Ovvio però, puntualizza Labriola. che se ne dovrà tener conto «in termini di semplificazione delle attuali regole retail e wholesale».

Quello che sicuramente accomuna Tim con gli altri operatori è un momento non facile, in cui l’inflazione galoppa, mangia i profitti delle aziende e accentua la crisi di settori come quello delle telecomunicazioni dove gli «operatori non sono più le ricche aziende degli anni 2000». Quindi «non deve sorprendere se, come già accaduto in numerosi Paesi europei, si possano prevedere adeguamenti verso l'alto e indicizzazioni all’inflazione dei prezzi delle offerte Tlc retail e wholesale». C’è poi un intervento che per Labriola appare sempre più urgente: «È arrivato il momento di trovare soluzioni concrete all'esigenza che anche gli Ott contribuiscano alla remunerazione dei costi di ammodernamento delle reti grazie alle quali realizzano il loro proficuo modello di business».

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