Appalti

Codice appalti, ipotesi sperimentazione per la qualificazione delle stazioni

Salvini: «Ragioniamo con la Ue, il 2023 anno record per gli investimenti Pa

di Gianni Trovati

L’idea di far planare il nuovo Codice degli appalti nel bel mezzo di un 2023 cruciale per far partire davvero le gare del Pnrr non piace quasi a nessuno. Ieri oltre che da Confindustria l’idea di un rinvio è stata portata avanti in commissione Ambiente alla Camera dall’Unione delle Province, dove questa mattina torneranno a battere sullo stesso tasto anche Comuni e Regioni. «Quando cambia una normativa sulla contrattualistica, il rischio è che si blocchi tutto il percorso in itinere - ha ammesso lo stesso ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini intervenendo a un convegno dell’Associazione del trasporto pubblico Asstra -. Il 2023 deve essere l’anno record di messa a terra degli investimenti pubblici, e per questo stiamo ragionando con l’Europa».

Nelle parole del leader della Lega il «ragionamento» che il governo conduce con Bruxelles non porta dritto al rinvio, ma piuttosto a qualche forma di «accompagnamento» dell’entrata in vigore delle nuove regole. Salvini ha parlato di «una task force» che affianchi i Comuni, soprattutto quelli più piccoli «che non hanno gli uffici tecnici di Roma o Milano». Ma fra carte scoperte e semicoperte le ipotesi sul tavolo sono di più.

Nell’ottica degli enti locali uno degli snodi più critici è sempre quello della «qualificazione» delle stazioni appaltanti; obiettivo strategico che punta a ridurre la frammentazione dei committenti pubblici, e che secondo l’Anac dovrebbe essere anche più ambizioso rispetto a quello definito nel nuovo Codice ora in discussione in Parlamento, ma che rischia anche di mettere in fuorigioco molte delle stazioni attuali.

«È essenziale che la nuova disciplina non influisca sulle procedure in corso per l’attuazione dei progetti previsti nel Pnrr – ha spiegato il presidente della Provincia di Monza e Brianza Luca Santambrogio intervenuto ieri a Montecitorio in rappresentanza dell’Unione delle Province – e per questo serve un periodo di sperimentazione per tutto l’anno 2023». E l’ipotesi della «sperimentazione», che servirebbe a rodare alcuni dei capitoli più delicati delle nuove regole a partire appunto dalla qualificazione delle stazioni appaltanti, non è una trovata estemporanea ma è al centro di un confronto già avviato fra il governo e gli amministratori locali. Sullo stesso punto, i Comuni chiedono l’ingresso dei Comuni capoluogo nel novero delle stazioni appaltanti qualificate di diritto come già avviene per Province e Città metropolitane.

Ma il mondo degli appalti non è solo Pa. E dalla platea degli altri protagonisti della scena, i professionisti, arrivano obiezioni su «un eccessivo ricorso alla progettazione interna» e soprattutto su un «assurdo» ampliamento dell’appalto integrato, che fra gli altri effetti collaterali rischia di produrre una moltiplicazione del contenzioso.

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