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Commissari Condotte, per il Consiglio di Stato l'iter di nomina è regolare

Secondo i giudici di Palazzo Spada, l’assenza di uno dei componenti della commissione «non può ritenersi idonea a determinare l’illegittimità delle operazioni» svolte

di C. Fo.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza 5990/2020, ha accolto i motivi di ricorso del ministero dello Sviluppo economico (Mise) contro la sentenza del Tribunale amministrativo regionale che il 30 dicembre del 2019 aveva definito irregolari e aveva annullato gli atti di nomina dei commissari straordinari del gruppo di costruzioni Condotte. Con quella sentenza il Tar aveva rilevato «vizi plurimi, sul piano formale e sostanziale» sullo svolgimento della procedura di nomina effettuata dal Ministero dello Sviluppo Economico, con l’effetto indiretto di mettere in discussione l’intero meccanismo applicato alle nomine dei commissari straordinari per le grandi imprese in stato di insolvenza, al di là del singolo caso Condotte.

L’introduzione di quella procedura fu uno dei primi atti dell’allora ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio (M5S). In particolare, la direttiva del 19 luglio 2018 prevede che una commissione nominata dal ministro dello Sviluppo, formata da tre esperti, selezioni tra i candidati una rosa di non meno di cinque nominativi considerati idonei sulla base di precisi criteri. La scelta finale dei professionisti deve poi essere effettuata per sorteggio, in seduta pubblica. Il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso di Alessandra De Simone Saccà dichiarata non idonea, basato tra l’altro sull’assunto che la direttiva non fosse stata rispettata in toto e che la commissione si fosse espressa senza essere nella pienezza delle sue funzioni.

Secondo quanto scritto nella sentenza del Consiglio di Stato è erronea la valutazione, su cui si basa tra l’altro la sentenza del Tar, che la commissione fosse da considerarsi un «collegio perfetto». Pertanto, secondo i giudici di Palazzo Spada, l’assenza di uno dei componenti della commissione, circostanza verificatasi nel caso in questione, «non può ritenersi idonea a determinare l’illegittimità delle operazioni» svolte.

In generale, quanto al mancato rispetto della direttiva, il Consiglio di Stato ha ribaltato la tesi del Tar secondo la quale si tratterebbe di un vincolo autoimposto del ministero la cui violazione doveva ritenersi idonea a determinare l’illegittimità del provvedimento finale.

Nel caso specifico di Condotte, i commissari nominati furono Matteo Uggetti, Giovanni Bruno e Alberto Dello Strologo (quest’ultimo poi dimessosi e sostituito da Gianluca Piredda). La terna è rimasta in carica anche dopo la sentenza del Tar. Il Consiglio di Stato era infatti intervenuto stabilendo una sospensiva d’urgenza alla luce del rischio che nel frattempo, fino alla pronuncia di merito, potesse essere compromessa «in via definitiva la continuità aziendale e l’occupazione delle diverse migliaia di dipendenti».

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