Fisco e contabilità

Comuni, sconti temporanei sugli affiti dei ristoranti

Ma lo sconto deve essere temporaneo e non deve mettere in crisi l’equilibrio generale del bilancio

di Gianni Trovati

I Comuni possono abbassare i canoni dei loro immobili ad attività di ristorazione investite dalla crisi del Covid. Ma lo sconto deve essere temporaneo, non deve mettere in crisi l’equilibrio generale del bilancio e deve essere motivato dall’obiettivo di evitare una perdita più significativa, che si realizzerebbe in caso di chiusura del contratto e di impossibilità di un utilizzo alternativo (e proficuo sul piano economico) dello spazio.

La Corte dei conti, con la delibera 7/2021 depositata ieri dalle sezioni Riunite in sede di controllo, indica le regole per gestire una situazione evidentemente imprevista dalle norme. Il via libera agli sconti c’è. La questione di massima riguarda specificamente le attività di ristorazione, come nel caso posto dal quesito del Comune (Lugo di Romagna) che ha determinato la delibera, ma il principio appare applicabile anche ad altre attività. Gli sconti, però, devono farsi largo tra molti vincoli, determinati dal fatto che il Comune non è una controparte privata e deve rispondere a logiche pubbliche più che di mercato.

Per questo, la riduzione dei canoni deve trovare un complicato equilibrio con le esigenze dei conti locali, che per di più sono chiamati a sostenere nuove spese sociali gonfiate dall’emergenza mentre la crisi abbatte le entrate fiscali (compensate però dallo Stato, al momento). Quindi la riduzione dei canoni, che si può concedere su richiesta dell’interessato, deve essere temporanea, per dar tempo all’impresa di riprendersi e tornare a pagare il canone ordinario. E deve essere dettata dall’assenza di alternative.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©