Appalti

Concorrenza, saltano le spiagge - Gare concessioni e servizi locali

Ultime tensioni, in forse l’ok oggi. Misure su porti, gas, ricariche elettriche. In bilico dighe e rifiuti

di Carmine Fotina

Tormentato come da pronostici, il disegno di legge annuale per la concorrenza è atteso al consiglio dei ministri di oggi. L’intenzione del premier Mario Draghi è chiudere il dossier. A confermarlo il confronto che c’è stato ieri sera nella cabina di regia convocata a Palazzo Chigi con i capidelegazione dei partiti della maggioranza, dopo la prima parte dell’incontro dedicata alla legge di bilancio. Ma proprio le tensioni evidenziate dalla riunione potrebbero portare a un nuovo rinvio.

C’è un testo pronto ormai da tempo, ma da quanto emerso a tarda sera si va verso lo stralcio delle materie più controverse. Sulla delicata diatriba delle concessioni balneari, prorogate fino al 2033 da una norma dell’allora ministro leghista Centinaio durante il governo Conte-I, l’orientamento di Palazzo Chigi è andare avanti con una riforma, chiedendo la delega del Parlamento al governo, per allinearsi ai richiami europei in materia di violazione della direttiva Bolkestein. C’è però l’opposizione della Lega e del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e la misura potrebbe uscire, anche in attesa che sia depositata la sentenza del Consiglio di Stato che sul tema si è riunito il 20 ottobre.

Non avrebbe retto l’urto finale anche l’altra misura collegata alla direttiva Bolkestein, ovvero la delega al governo per il riassetto del settore del commercio ambulante. Criterio prevalente l’individuazione di criteri uniformi a livello nazionale per le concessioni, nel rispetto delle normative europee e tenendo conto della valorizzazione degli investimenti dei precedenti aventi titolo. Anche qui si va verso un rinvio.

Il ricorso alla delega ampia contraddistingue trasversalmente buona parte della bozza del disegno di legge la cui presentazione del Parlamento, secondo quanto riportato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, era inizialmente prevista entro luglio. Dovrebbe essere di sei mesi il tempo che il governo potrà prendersi per esercitare la delega sui servizi pubblici locali, con la principale novità della motivazione anticipata e rafforzata nel caso l’amministrazione intenda optare per il mancato ricorso al mercato e quindi per la gestione in-house (sul tema ci sarebbero però dubbi del Pd). Si punta anche all’armonizzazione delle normative di settore, in pratica a un testo unico, e a incentivi per le aggregazioni. In bilico il riordino (con delega di 6 mesi) delle concessioni idroelettriche, altro argomento su cui frena la Lega. L’obiettivo di Palazzo Chigi sarebbe individuare criteri uniformi a livello nazionale per l’affidamento delle concessioni con definizione di criteri per i subentri. Un’opzione è il ritorno allo Stato solo dove non sono state già adottate leggi regionali.

Nel provvedimento anche un’accelerazione delle gare per le concessioni portuali («aree demaniali e banchine comprese nell’ambito portuale») con determinazione dei canoni commisurate anche all’entità dei traffici portuali. Prevista la deregulation per l’autoproduzione delle operazioni portuali da parte degli armatori.

A completare lo schema ci sono le misure per accelerare le gare per la distribuzione del gas e per incentivare la mobilità elettrica semplificando l’installazione di infrastrutture di ricarica, gli interventi per facilitare le autorizzazioni degli impianti per la gestione dei rifiuti (con problemi però dell’ultim’ora), la riduzione dei tempi per l’ingresso dei farmaci generici sul mercato, le selezioni trasparenti per la nomina dei “primari” degli ospedali, il rafforzamento dei poteri dell’Antitrust nel contrasto all’abuso di dipendenza economica soprattutto in riferimento alle grandi piattaforme digitali. In bilico invece le gare per strutture sanitarie private che puntano a lavorare per il Servizio sanitario nazionale, sulle quali c’è parere contrario del ministero della Salute.

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