Amministratori

Consiglio di Stato, arretrato giù del 21,6% - Giudizi sugli appalti in 111 giorni

Il presidente Maruotti: «Scriviamo un codice per la Pa semplice»

di Gianni Trovati

La giustizia amministrativa è uno di quei settori in cui «non sono necessarie ulteriori riforme», perché i tempi dei procedimenti sono in riduzione così come l’arretrato. Serve semmai proseguire in un’opera di autoriforma che punti soprattutto a sentenze caratterizzate da «un linguaggio chiaro e un argomentare sintetico» e a giudici che oltre a essere imparziali riescano anche ad «apparire sempre imparziali».

Il nuovo presidente del Consiglio di Stato Luigi Maruotti, succeduto a Franco Frattini scomparso la vigilia dell’ultimo Natale, si è insediato ieri in concomitanza con l’inaugurazioine dell’anno giudiziario. E ha voluto tracciare il programma di una giustizia amministrativa che vuole rafforzare il proprio ruolo di «risorsa e non freno per l’economia», in uno scenario nel quale la crisi pandemica ha allargato l’intervento dello Stato non solo per il rilancio del sistema economico ma anche con le «misure eccezionali che hanno inciso sui diritti fondamentali dell'individuo». Con il peso dello Stato inevitabilmente cresce anche il ruolo della giustizia amministrativa, chiamata anche a «valutare e soppesare il delicato bilanciamento tra la tutela del bene supremo della salute pubblica e la salvaguardia dei diritti individuali».

Velocità e chiarezza delle decisioni sono due direttrici fondamentali che secondo Maruotti devono guidare l’azione del giudice amministrativo. E già i risultati maturati nell’ultimo anno sembrano andare nella direzione giusta.

L’arretrato al Consiglio di Stato si è ridotto nel 2022 del 21,6%, grazie anche a casi come quello della Terza sezione che con oltre un migliaio di cause smaltite in aggiunta al già ricco contenzioso dell’anno ha sostanzialmente azzerato le vecchie pendenze. Il segno meno caratterizza anche il primo grado, dove i nuomeri assoluti sono ovviamente più ampi ma la riduzione delle cause si attesta comunque a un buon -12,1 per cento.

Un motore di questi risultati va individuato nel Pnrr e nella messa a regime dell’Ufficio del processo, che ha permesso di raggruppare le cause per materie attinenti permettendo di moltiplicare le decisioni nelle udienze ordinarie. Ma più in generale la velocità di viaggio dei fascicoli mette la giustizia amministrativa italiana in un ruolo piuttosto insolito di lepre europea.

Quando si tratta di appalti, elenca Maruotti, «la durata media di un giudizio è di 111 giorni in primo grado e 159 giorni in appello»; le controversie sull’immigrazione sono definite mediamente in 95 giorni in primo grado e 195 giorni in appello, sulla lotta alla criminalità organizzata (per esempio per l’impugnazione di misure interdittive) si va dai 130 giorni medi dei Tar ai 142 giorni del secondo grado, mentre nell’edilizia il cronometro registra 114 giorni inprimo grado e 190 in appello.

Ma nell’ottica delineata dal nuovo presidente queste sono solo le premesse per lo sviluppo pieno dell’azione del Consiglio di Stato. Che deve accompagnare un’azione amministrativa contraddistinta da una più ampia «discrezionalità», spesso vista in passato come fattore di possibile corruzione al punto da alimentare la pioggia di norme che hanno portato allo «sciopero della firma».

La discrezionalità è invece il «vero organo respiratorio del sistema amministrativo», rimarca il neopresidente, e questa impostazione si riflette nella bozza di Codice appalti preparata proprio da Palazzo Spada: che ora si candida alla scrittura di un «Codice dell’azione amministrativa» per rimettere ordine nelle regole procedurali e «raggiungere obiettivi di reale semplificazione».

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