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Consulta: «Sanità, lo Stato corregga le inefficienze regionali»

Il presidente Coraggio presenta la relazione annuale: riforma della giustizia ora nel Recovery o mai più

di Giovanni Negri

Il sistema sanitario? «Serve un esercizio forte da parte dello Stato del potere di coordinamento e correzione delle inefficienze regionali». Il Recovery plan? «Un’occasione da non perdere. La riforma della giustizia si farà ora o mai più». L’ergastolo ostativo? «La Corte ha fatto quello che deve, un bilanciamento dei valori e dei diritti in gioco». E poi, sull’omofobia, senza entrare nei contenuti del disegno di legge Zan, «una legge è opportuna». L’inappellabilità del Pm? No ad asimmetrie, limiti anche alla difesa.

Nel tradizionale appuntamento annuale, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella e del premier Mario Draghi, il presidente della Corte costituzionale Giancarlo Coraggio è intervenuto a tutto campo, prima nella sua relazione sull’attività della Corte nel 2020, e poi in conferenza stampa.

Così, Coraggio, in una situazione ancora di forte criticità nella ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, ha sottolineato nella Relazione come «è nella sanità, in particolare, che si sono manifestate le maggiori difficoltà, causate, da una parte, dai consistenti tagli dei finanziamenti statali e, dall’altra, da una gestione non sempre soddisfacente delle pur ingenti risorse». Un problema che si è riproposto anche nel contesto attuale, «pure caratterizzato dalla competenza esclusiva dello Stato in materia di profilassi internazionale».

L’evolversi della realtà etico-sociale si riverbera poi, ricorda Coraggio, soprattutto sulle norme fondamentali della Costituzione, quelle contenute nel Titolo I e più soggette alla pressione del riconoscimento di “nuovi diritti”. Esemplari in questo senso le pronunce della Corte, tutte del 2020, su diritti e doveri delle coppie omosessuali, genitorialità biologica e legale, procreazione medicalmente assistita. Ed è su questo fronte soprattutto che emerge il rapporto con il legislatore, dove la Corte ha consolidato quelle pronunce di incostituzionalità prospettata, dal fine vita all’ergastolo ostativo, sinora del tutto inevase dal Parlamento.

Sui temi della più stretta cronaca Coraggio non si è sottratto. Sul rientro in Italia dei terroristi fermati in Francia ha puntualizzato che «non si può istituzionalizzare il diritto alla fuga e di sottrarsi alla pena inflitta dopo un processo giusto e corretto, condotto da giudici indipendenti».

Sull’ipotesi dei green pass, Coraggio ha ricordato che si tratta di bilanciare diritti diversi, attività tipica della Consulta, «personalmente preferisco rinunciare a un po’ di privacy se posso spostarmi più liberamente». Mentre sull’ergastolo il presidente della Corte ha puntualizzato che una riforma è necessaria ed «è un dovere prevedere un fine pena», senza però nascondere il valore della collaborazione come peraltro messo in evidenza nelle motivazioni della Consulta diffuse pochi giorni fa.

Quanto alle risorse messe a disposizione dall’Europa per la modernizzazione del sistema giustizia la premessa è che «poche volte abbiamo contato in Europa quanto contiamo ora» e poi che la riforma è «ora o mai più. Sinora ci siamo limitati a operazioni di maquillage». Sull’inappellabilità del Pm riproposta dalla riforma penale che si sta delineando, infine, la Consulta è contraria ad asimmetrie tra le parti processuali, Dove,a converso, se limiti ci saranno per l’accusa, altri dovranno essere previsti per la difesa.

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