Amministratori

Contratto delle Funzioni locali, la direttiva trascura l’accessorio

Ignorata l’esigenza di superare le sperequazioni nei fondi decentrati

di Arturo Bianco

Il superamento delle attuali regole del fondo decrentrato, della distinzione tra due posizioni di ingresso nella categoria B, della categoria A e la necessità di un’adeguata valorizzazione della performance organizzativa sono i temi di maggiore rilievo che non sono presenti, quanto meno in misura adeguata, nella direttiva per il rinnovo del contratto delle Funzioni locali anticipata su NT+ Enti locali & edilizia del 26 luglio. Una direttiva coraggiosa su progressioni orizzontali e inquadramento delle alte professionalità, ma assai timida su questi aspetti centrali per la gestione dei Comuni.

Le regole per la costituzione del fondo continuano a essere quelle del contratto del 21 maggio 2018, che hanno semplificato poco le complesse disposizioni che lo disciplinano: le novità di maggiore rilievo sono state costituite dall’unificazione in una unica voce di tutto il fondo di parte stabile del 2017 (scelta analoga a quella del contratto del 22 gennaio 2004) e nell’introduzione di margini di maggiore autonomia per le amministrazioni. Non si affrontano, ancora una volta, i nodi di fondo: il metodo della spesa storica, per cui i fondi continuano a essere quelli del 1995 con gli aumenti dei contratti successivi; idubbi sull’applicazione delle norme sulla costituzione dei fondi e la rilevante sperequazione nella dotazione finanziaria fra gli enti. L’ultimo studio disponibile dimostra che nei Comuni nel 2015 le risorse per l’accessorio erano mediamente di 4.750,9 euro pro capite e che la forchetta andava da 14.319,0 euro a 426,4: non ci sono segnali che queste criticità siano state corrette negli anni successivi. Non ci sono riferimenti alla previsione del Patto di Palazzo Chigi sul superamento del tetto 2016 per i fondi del salario accessorio, anche nella forma molto timida contenuta nel Dl 80/2021, per cui il superamento andrebbe realizzato nel tetto delle risorse della contrattazione decentrata.

Questa è l’ultima occasione per potere avviare la perequazione, mentre il salario accessorio medio dei dipendenti dei Comuni è inferiore di oltre 1/4 a quello della media dei dipendenti pubblici. Questa sembra essere l’ultima occasione anche perché ci sono le condizioni per avere risorse aggiuntive. Si potrebbero riprendere le stesse scelte che il legislatore statale ha dettato, con successo, negli anni passati per perequare le dotazioni finanziarie tra i singoli Comuni.

A ciò è collegata la necessità di subordinare una parte rilevante del salario accessorio al conseguimento di indicatori nella condizione finanziaria, organizzativa e nella quantità e qualità dei servizi erogati dagli ent. E di privilegiare questo elemento rispetto alla performance individuale.

Sulla revisione degli inquadramenti, che nella direttiva viene indicata come una priorità del contratto, manca l’impegno al superamento della duplicità della distinzione tra le posizioni di ingresso nella categoria B, una scelta contenuta nel contratto del 31 marzo che doveva essere transitoria e non sembra più giustificata dalla condizione delle amministrazioni. Così come non vi sono indicazioni per il superamento della categoria A, un’altra scelta che appare quanto mai urgente.

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