Personale

Contratto, per il fondo decentrato aumenti rinviati all’anno prossimo

Gli incrementi di 84,5 euro e quelli dello 0,22% recuperabili sulle risorse 2023

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

Con la sottoscrizione del contratto nazionale inizia un periodo decisamente impegnativo per le amministrazioni locali. Se è scontato che il settore stipendi debba garantire i nuovi livelli economici e riconoscere gli arretrati dal 2019, ci si deve occupare anche della costituzione del fondo e del decentrato 2022 se l’ente, sono molti, non via ha ancora provveduto.

Per la costituzione del fondo sembrerebbero non esserci problemi visto che il contratto ne rimanda l’applicazione al 2023. Quindi gli incrementi della parte stabile, pari a 84,5 euro per ciascun dipendente in servizio al 31 dicembre 2018 con decorrenza 2021, saranno inseriti dal prossimo anno nelle risorse stabili e le due annualità precedenti verranno recuperate una tantum come variabili. Regola analoga per l’aumento dello 0,22% del monte salari 2018 che gli enti possono prevedere tra le variabili dal 2022 in base alle proprie capacità di bilancio in deroga al limite per il trattamento accessorio. Anche queste potranno essere recuperate nel fondo del 2023.

In pratica non è necessario applicare nel 2022 gli aumenti previsti dal contratto. Questa soluzione, di buon senso, presta il fianco a un problema non secondario atteso che l’applicazione del contratto nella mensilità di dicembre impone di riconoscere gli arretrati anche sugli istituti economici che gravano sul fondo. Basti pensare alle progressioni economiche orizzontali e alle molte altre voci accessorie (turno, maggiorazioni, eccetera). Il pagamento di queste somme nella prossima mensilità andrà a gravare sul fondo del 2022 che, tuttavia, non ha beneficiato degli aumenti contrattuali. Come fare?

Una via di uscita è stata prevista, anche se limitata agli enti che non hanno ancora sottoscritto il contratto decentrato.

Per questi si potrà quantificare, o con ogni probabilità riquantificare, il fondo del 2022 prevedendo l’aumento degli 84,5 euro sia nelle risorse stabili sia in quelle variabili, per recuperare l’anno precedente. Inoltre, si potrà aggiungere, solo negli enti con i conti in ordine, lo 0,22% del monte salari 2018. Sembra incredibile come questa via di uscita sia riservata agli enti meno virtuosi che hanno rinviato il decentrato a fine anno quando si dovrebbe siglare nei primi mesi.

Sul fronte della contrattazione decentrata un tema caldo rimane quello delle progressioni economiche nelle aree per le quali il contratto collettivo ne differisce l’applicazione al 1° aprile 2023. Ed espressamente prevede che le progressioni codificate in accordi sottoscritti prima di quella data possano essere portate a termine con le vecchie regole e, giocoforza, con i vecchi importi.

Questa regola consente di fare anche qualche calcolo di convenienza economica visto che le vecchie progressioni orizzontali, in diversi casi, sono decisamente più convenienti dei nuovi differenziali stipendiali. Ma, anche se meno conveniente, la progressione viene definitivamente acquisita, e dal prossimo aprile si riparte tutti da zero.

Quindi, avendo a disposizione risorse stabili, anche attingendo a questo contratto, si potrebbe sfruttare quest’ultima occasione sia nel decentrato 2022 sia in quello 2023 se sottoscritto prima di aprile.

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