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Costamagna si sfila, in pole Tononi

La partita per la scelta dei nuovi vertici della Cassa depositi e prestiti si è rimessa in moto da pochi giorni, con l’insediamento del nuovo governo giallo-verde, ma nella sostanza sta già arrivando alle battute conclusive. La decisione del presidente in carica, Claudio Costamagna, di comunicare ieri (quando le liste vanno presentate il 16 giugno) la non disponibilità a proseguire con un secondo mandato è in qualche modo anche il segnale che il punto di equilibrio tra M5S, Lega e fondazioni bancarie sulla scelta dlela nuova coppia al comando della Cdp è vicino. In una nota diffusa ieri Costamagna afferma di aver condiviso «la decisione di non proseguire con un secondo mandato» con il presidente dell’Acri e della Cariplo, Giuseppe Guzzetti. Le fondazioni sono azioniste della Cdp con una quota del 16% e hanno diritto a esprimere il presidente.

Anche se l’esperienza passata ha mostrato che non è esattamente così: la proposta del nome di Claudio Costamagna tre anni fa è arrivata dall’ex premier Matteo Renzi e le fondazioni, che avrebbero preferito Franco Bassanini (presidente di Open Fiber), hanno trovato il nome di gradimento e ottenuto al contempo alcune partite compensative fiscali per loro mondo. Questa volta le fondazioni avrebbero fatto convergere il loro consenso su Massimo Tononi, anche lui ex Goldman Sachs e ex presidente di Mps (oggi nel cda di Mediobanca) e la novità delle ultime ore sarebbe che lui ha dato la disponibilità all’incarico (che ha il limite, come è noto, di non garantire un elevato stipendio).

Il nodo sarebbe stato sciolto alla vigilia del congresso dell’Acri, di cui Guzzetti ancora per un anno sarà presidente, e al quale giovedì mattina prenderà parte - con una scelta eccezionale dell’ultima ora - anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Anche questo è un segnale. Difficile che le fondazioni sia siano in qualche modo esposte sin da ora su un nome per la presidenza, gradito evidentemente anche al mondo politico gialle-verde, senza avere garanzie che non ci saranno sorprese inattese sulla figura dell’ad (in uscita Fabio Gallia), la cui proposizione spetta al ministro per l’Economia. La rosa dei candidati al momento si sarebbe ridotta a due: il vice presidente della Bei, Dario Scannapieco, e il cfo Fabrizio Palermo. La soluzione interna potrebbe alla fine prevalere perchè non avrebbe una connotazione politica e sarebbe vista in continuità con un progetto di Cdp sempre più braccio operativo e di intervento dello Stato nell’economia, ma solo se a fianco delle Pmi e dei progetti veramente strategici, come vuole il contratto pentaleghista. Secondo alcuni, però, la partita per la poltrona di ad si potrebbe intrecciare con quella della ricerca di un nuovo dg del ministero dell’Economia, dopo l’uscita di Vincenzo La Via. Per cui non sono esclusi colpi di scena dell’ultima ora. Per quel ruolo a via XX Settembre sarebbe in corsa anche Antonio Guglielmi, responsabile dell’equity market di Mediobanca, anche se vanno tenute in conto le sue posizioni non ostili all’uscita dell’Italia dall’euro.

«Considero un onore aver presieduto per questi tre anni un’istituzione chiamata a realizzare parte della politica industriale del nostro paese disegnata dal governo con il concorso dei soci privati delle fondazioni», ha scritto in una nota diffusa ieri Costamagna. Guzzetti, con il quale ha sempre mantenuto un buon rapporto, ha ringraziato «per l’ottimo lavoro svolto. Sotto la sua presidenza Cdp ha ulteriormente accresciuto la sua capacità di produrre reddito e di svolgere quella funzione di fondamentale volano dello sviluppo economico del paese e dei territori che la legge ad essa assegna».

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