Costruzioni, il Covid porta via ai big mondiali l'11,1% del fatturato
Con 12 big nella Top 250 International Contractors della rivista <i>Enr</i> l'Italia è settima per fatturato Paese
A seguito dell’articolo dello scorso 30 luglio che analizzava la situazione delle maggiori International Design Firms , commentiamo quanto pubblicato negli ultimi giorni dalla rivista statunitense Enr (Engineering News-Record) nell’annuale classifica dei Top 250 International Contractors, che ci permette di valutare l’impatto del difficile 2020 sui big mondiali delle costruzioni (edili, civili e impiantistiche). Come ampiamente prevedibile, l’offerta internazionale, a livello dei suoi maggiori 250 player, subisce un calo dell’11,1 % (la maggior riduzione registrata dal 2003) toccando i 420,4 miliardi di dollari, dopo aver già perso il 2,9% nel 2019. Ma proprio come nel 2019, alla contrazione delle esportazioni corrisponde un rafforzato presidio dei mercati domestici: nel 2020 infatti il fatturato nei Paesi d’origine delle imprese in classifica sale a 1.406 miliardi registrando un più 9,2% (dopo il più 12,1% dell’anno precedente).
Tornando allo specifico dell’export, se il 2020 non comporta significativi cambiamenti nei settori di riferimento confermando le infrastrutture di trasporto al primo posto (31,1% del fatturato internazionale delle top 250), seguite da edilizia (23,8%) e impianti oil&gas (13,7 %), il blocco dei cantieri (soprattutto in Asia) impatta decisamente sulle aree geografiche che hanno attratto maggiormente le imprese internazionali: proprio l’Asia (21,5%) perde il primato in favore dell’Europa (25,2 %) e al terzo posto salgono gli Usa (16,2%) sorpassando il Medio Oriente (13,2 %).
La posizione in classifica dell'Italia
Buone notizie arrivano invece (finalmente) dalla compagine italiana in classifica: infatti, se le dimensioni ancora ridotte delle nostre maggiori imprese non permette alcuna presenza nella top 10 della graduatoria, il ritorno di Maeg Costruzioni (assente nell’edizione 2020) e soprattutto del colosso dell’epc Saipem (che non partecipava a questa rilevazione dal 2017) fa salire il numero delle rappresentanti del nostro Paese nella top 250 da 11 a 12 (con l’uscita di Ansaldo Energia), il giro d’affari internazionale da 14,5 a 20,2 miliardi di dollari e la quota sull’export totale delle 250 da 3,1 a 4,8 per cento. Questi numeri, oltre a confermarci come la nazione europea più rappresentata (e quarta al mondo) ci pongono al settimo posto a livello di fatturato (decimo nell’edizione passata) dietro a Cina (25,6% e 107,5 miliardi di cifra d’affari internazionale), Spagna (14,9%), Francia (10,9%), Germania (7,9%, ma con un dato anche quest’anno "gonfiato" dalla presenza di Hochtief ed Ed. Züblin, rispettivamente consolidati dal gruppo spagnolo Acs e dall’austriaco Strabag), ma molto vicini a Corea del Sud (5,1%) e Usa (4,9%) e sopravanzando Turchia, Giappone e Regno Unito.
Ancora migliore sarebbe potuta essere la prestazione italiana se la classifica avesse compreso Astaldi (per l’ultimo anno come società autonoma) e di imprese specialistiche come Trevi (fondazioni), Cimolai (costruzioni in acciaio) e Gcf – Generale Costruzioni Ferroviarie (armamento ferroviario) che con fatturati internazionali rispettivamente di 396, 320 e 62 milioni di dollari avrebbero occupato la 130°, 149° e 235° posizione in classifica e portato l’export italiano a 21 miliardi (salendo in 6° posizione).
Nonostante queste defezioni l’Italia riesce a contraddistinguersi in determinati mercati e aree geografiche grazie ad alcune eccellenze: Saipem comanda infatti la classifica dell’oil&gas in cui Maire Tecnimont occupa l’ottava posizione, Danieli & C., leader italiano nell’installazione di impianti siderurgici, è secondo nell’"industrial", mentre Webuild è secondo nel "water" e terzo nel "sewer/waste", inoltre ancora Saipem è quarto in Medio Oriente e quinto in Africa, mentre Webuild e Ghella occupano l’ottavo e il decimo posto tra le imprese più presenti in Australia.
I contractor italiani in classifica
La classifica su dati 2020 non presenta rilevanti cambiamenti al vertice: al primo posto si conferma ancora una volta il gruppo spagnolo Acs (che consolida il tedesco Hochtief e l’australiano Cimic) nonostante una riduzione del fatturato internazionale da 38,9 a 36,7 miliardi di dollari, seguito dallo stesso Hochtief (impropriamente in classifica perché il suo fatturato è contato due volte), dal francese Vinci (leader europeo per giro d’affari totale) e dal colosso cinese China Communications Construction Group (che ingloba ben 39 imprese controllate). Bisogna scendere fino alla 14° posizione per trovare la new entry Saipem, primo contractor italiano, prendendo il posto di Webuild (che, 18°, guadagna una posizione). Seguono distanziate: l’altro big dell’epc Maire Tecnimont (41° oltre che leader nazionale tra le design firms), Danieli & C. (45°), Bonatti (74°), Itinera (79°), Pizzarotti (97°), Sicim (104°), Ghella (120°), Rizzani de Eccher (138°), Icm (170°) e Maeg Costruzioni (237°).
I gruppi operativi nel mercato italiano
Sono 26 in questa edizione i gruppi stranieri che affermano di lavorare in Italia: gli spagnoli Acs, Fcc, Sacyr e Sener, i francesi Vinci, Bouygues ed Eiffage, i tedeschi Exyte, Drees & Sommer, Ed. Züblin e la sua controllante austriaca Strabag, i belgi Besix e Jan De Nul, l’olandese Van Oord, gli statunitensi Ecc, Parsons e CBRE, l’australiano Lendlease, i cinesi China Aluminium International, China Railway Group, Shenyang Yuanda e Tbea, i turchi Enka Insaat e Yapi Merkezi, il giapponese Takenaka e l’indiano Tata Projects.
Ridotto è invece il numero di gruppi internazionali che presidiano il nostro Paese con una vera e propria filiale stabile: Aecom, Exyte, Jgc Holdings, Lendlease, McDermott International, PowerChina (checontrollala società di ingegneria Geodata), Strabag, Samsung Engineering, TechnipFMC e Wood (che nel 2017 aveva acquistato Amec Foster Wheeler). Da notare come tra queste l’unico vero e proprio gruppo generale di costruzioni è l’austriaco Strabag, presente stabilmente in Italia dal 2008 con l’acquisto dell’impresa Adanti, mentre altri big del settore si rivelano più prudenti entrando nel mercato italiano solo tramite alleanze e per la realizzazione di determinati lavori (spesso di interesse europeo): a partire dallo spagnolo Sacyr, che partecipa dal 2003 al consorzio stabile Sis (guidato da Inc), proseguendo con gli austriaci Porr, che come il citato Strabag, è attivo nei lavori della galleria di base ferroviaria del Brennero e i francesi Vinci ed Eiffage, impegnati in due lotti della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
Ulteriore visibilità al sistema Italia viene data dalla rivista statunitense raccogliendo le opinioni di due dirigenti di gruppi nazionali: Pietro Salini, ceo di Webuild, afferma che l’impresa, nonostante il perdurare del clima di incertezza legato alla pandemia, ha ottenuto risultati positivi durante la prima metà del 2021 con prospettive favorevoli dopo un anno di rallentamenti e chiusure di cantieri, mentre Giovanni Dolcetta, vicepresidente di Icm, dichiara che dopo il primo periodo di shock, il gruppo è tornato a lavorare a pieno ritmo riuscendo a chiudere il 2020 confermando il fatturato dell’anno precedente, ma il problema sta nel forte impatto che il Covid ha avuto nel bloccare le gare per progetti futuri.