Urbanistica

Costruzioni, ripartite le infrastrutture (prima del Pnrr)

Rapporto Cresme-Camera. Rotta: sempre più attenzione del Paese a opere strategiche, avviata nuova fase

di Giorgio Santilli

Le infrastrutture sono ripartite anche prima che si metta in moto il Recovery Plan. Lo conferma il Rapporto annuale del Servizio studi della Camera, realizzato in collaborazione con Anac e Cresme, e presentato ieri alla commissione Ambiente di Montecitorio. Il monitoraggio 2020 degli interventi conclusi o avviati lo scorso anno segna un aumento positivo di risorse. Inoltre nonostante le difficoltà provocate dalla pandemia anche nel 2020 prosegue la crescita della spesa effettiva per gli investimenti. Nel 2019 gli investimenti della Pa in costruzioni sono cresciuti del 10,2% cui si aggiunge la crescita del 9,5% del 2020, a dispetto della pandemia. Non solo. Anche i primi segnali del 2021 sono positivi. I comuni hanno registrato una crescita degli investimenti effettuati del 14%. Qui parliamo non di gare, né di opere avviate, ma di risorse erogate, pagamenti effettuati.

Quanto alle gare, il numero dei bandi di gara per le opere pubbliche si è contratto (-8,2% nel primo semestre e -4,5% nel secondo semestre) ma gli importi nella seconda metà dell'anno sono aumentati in maniera significativa: +32,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, con un importo complessivo di 30.376 milioni. C'è stata una riduzione delle attività da parte degli enti territoriali e dei Comuni come stazioni appaltanti, un fenomeno ascrivibile alla crisi pandemica. Mentre nel 2020 Rfi è stata la prima stazione appaltante con 410 bandi e 13,8 miliardi di euro di importo. Cosa che dovrebbe far ben sperare per il Pnrr, considerando il carico che grava sulla società della rete ferroviaria. Ma per questo servono dati sugli investimenti effettuati, considerando che dietro il boom delle gare c'è anche la norma del decreto semplificazioni che consente di affidare l'appalto integrato con il progetto preliminare.

La presidente della Commissione Ambiente e lavori pubblici, Alessia Rotta (Pd), esprime soddisfazione per i dati che emergono dal rapporto. «Il Paese - dice - sta ponendo sempre maggiore attenzione alle infrastrutture, avviando un'importante fase operativa e di spesa dopo la flessione del triennio 2016-2018. Constatiamo positivamente - continua Rotta - che sono aumentate anche le infrastrutture prioritarie ultimate o in programmazione non solo al Centro-Nord, ma anche al Sud e nelle Isole». Il riferimento è anche agli importi di gara che complessivamente «hanno registrato un aumento del +50,6%, dai 9,2 miliardi del 2019 a 13,8 miliardi». Ma il movimento, stavolta, è reale. «Grazie ai decreti Sbloccacantieri e Semplificazioni - continua Alessia Rotta - sono state avviate anche sessanta opere dal costo complessivo di 78,7 miliardi, una spinta importante per l'economia nazionale». Ora però è «importante anche lavorare per ridurre i tempi lunghi di realizzazione delle grandi opere, le cui cause sono da individuare nella fase preliminare delle autorizzazioni pre gara e certificativa post gara.

Assieme alle risorse stanziate, una buona programmazione è elemento essenziale per la buona riuscita del processo - conclude Rotta - ed in questo assume un rilievo enorme la qualificazione delle stazioni appaltanti». Sui tempi di aggiudicazione un progresso c'è stato: dai 486 giorni medi del 2011 si è via via scesi fino a 180 giorni del 2020. I dati confermano inoltre che è aumentato di tre volte il numero delle gare aggiudicate e bandite e che i tempi medi sono stati notevolmente ridotti da 358 giorni a meno di 7 mesi. «È quindi necessario - dice ancora la presidente della commissione Ambiente - dare piena applicazione al codice dei contratti pubblici soprattutto negli aspetti maggiormente innovativi e di semplificazione».

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