Imprese

Costruzioni, utili e ricavi in crescita per i big europei nel 2022

L'analisi dei bilanci delle prime 30 imprese. La francese Vinci oltre 60 miliardi di fatturato. Unico italiano in classifica Webuild al nono posto

di Aldo Norsa e Stefano Vecchiarino

Big delle costruzioni europee in crescita nel 2022. Come ogni anno la pubblicazione dei dati preconsuntivi dei grandi gruppi europei (sulla base dei bilanci 2022 reperiti dalla società di ricerca Guamari) permette già di avere una fotografia delle dimensioni e dello stato di salute del vertice continentale dell'offerta delle costruzioni. Da quest'indagine (per ora limitata ai primi 30 gruppi che hanno pubblicato i dati) il 2022 appare come un anno positivo: tra i maggiori contractor (alcuni specialistici) i primi dieci incrementano tutti la cifra d'affari e chiudono l'anno in utile (in attesa di conferma quando anche il gruppo austriaco Strabag pubblichi i dati reddituali).

Più in generale, ampliando l'analisi alla Top 30 solo sei gruppi riducono la produzione e solo uno (sui 28 di cui è disponibile il dato), lo spagnolo Ohla, chiude l'anno in perdita. Analizzando questa inedita classifica si nota la conferma al vertice del gruppo francese Vinci che, grazie a una crescita del 24,9%, supera i 60 miliardi di fatturato, mentre alle sue spalle torna al secondo posto dal terzo lo spagnolo Acs (che dal 2011 consolida il tedesco Hochtief) superando la divisione costruzioni del francese Bouygues. Primo e unico italiano del lotto si conferma Webuild che, con un incremento del 23,5%, raggiunge un giro d'affari di 8,1 miliardi che lo pone per la prima volta nella Top 10 (al nono posto rispetto al dodicesimo dello scorso anno) e potrebbe conquistare in futuro un'altra posizione poiché punta a 10,5/11 miliardi entro il 2025.

A livello di sistema Paese domina la Francia, che con quattro rappresentanti (di cui tre tra i primi quattro in classifica) pesa per il 39,3% del fatturato totale delle top 30, seguita da Spagna (sei gruppi e una quota del 23,5%), Svezia (tre gruppi, 8,4%), Regno Unito (cinque gruppi, 7,7%) e Austria (che grazie a Strabag e in attesa dei dati di Porr, ha una quota del 7%).

L'Italia, con la sola Webuild, è settima con una quota del 2,7%, dietro anche ai Paesi Bassi e davanti solo a Paesi piccoli come Norvegia, Portogallo, Svizzera, Belgio e Danimarca, con la sola eccezione della Germania che è un caso a sé: infatti tra i primi 30 gruppi appare solo con Goldbeck (16° nel 2022 con una produzione di 5 miliardi) ma può contare su altri tre gruppi con fatturati attorno ai due miliardi (Leonhard Weiss, Max Bögl e Bauer) che si collocano subito alle spalle della Top 30. Inoltre la maggiore impresa tedesca, Hochtief, non è in classifica perché consolidata dal gruppo spagnolo ACS, ma fattura 26,2 miliardi e il gruppo austriaco Strabag (nome tedesco assunto da Bauholding nel 2000) opera in realtà per circa la metà in Germania.

In conclusione anche in questa classifica spicca come il nostro Paese continui a essere l'unico tra i maggiori europei ad avere un solo gruppo che distanzia tutti i concorrenti di almeno sette volte (!) e questo pone non solo problemi sul piano di un'equilibrata concorrenza (fa circa un terzo del fatturato nel mercato domestico) ma anche sul privilegio di contare su una partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti (del 16,7%) al suo capitale (che non risulta in alcuni dei gruppi nazionali suoi concorrenti).

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