Imprese

Cotruttori contro lo smart working nella Pa: senza un piano adeguato ricade sulle spalle delle imprese

Ance: ok al lavoro da casa solo con silenzio assenso generalizzato e controlli ex post sulle pratiche

di Mau.S.

Senza un piano adeguato lo smart working della Pa rischia di trasformarsi in un «no working» che genera pesanti ricadute sull'attività delle imprese, di fatto bloccandola. I costruttori dell'Ance tornano all'attacco della scelta di far lavorare da casa in maniera generalizzata con pochi strumenti e senza un piano di formazione e organizzativo adeguato milioni di dipendenti pubblici, lasciando di fatto sguarniti migliaia di uffici chiamati a fare da sponda alle richieste e all'attività di privati e imprese. Risultato: tutto ciò che non sono ospedali e scuole si ferma.

«Abbiamo già visto mesi fa che purtroppo nella Pa uno smart working massiccio allo stato attuale è insostenibile», denuncia il presidente Associazione nazionale costruttori Gabriele Buia. «Ritardi, lungaggini e risposte inevase rischiano di bloccare definitivamente centinaia di cantieri sia pubblici che privati come quelli per gli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza con il superbonus 110% che stanno partendo». Buia sottolinea che «le imprese stanno facendo di tutto per tenere aperti i cantieri nonostante la maggiorazione dei costi e la minor produzione dovute all'emergenza sanitaria che ancora gravano sulle nostre spalle». «Certo - aggiunge - non possiamo sopportare anche una pubblica amministrazione non preparata ad affrontare uno smart working intensivo».

Per questo le imprese sollecitano l'attivazione immediata di «un piano di intervento per evitare che siano le imprese a subire un vero e proprio lockdown con fortissime ricadute economico-sociali».

La proposta dei costruttori è quella di «introdurre orari di apertura prolungata (8/20), su appuntamento senza code e assembramenti» e di estendere «subito il principio del silenzio-assenso a tutte le procedure autorizzative con controlli ex post per evitare che lo smart working, come abbiamo già detto chiaramente una settimana fa alla Ministra Dadone, si traduca di fatto in un no-working». Buia chiede al Governo di prendere esempio dalla Francia «che, seppur in lockdown da domani, garantirà comunque l'apertura di tutti gli sportelli pubblici al servizio di cittadini e imprese».

Per i costruttori i dati dimostrano quello che «sappiamo benissimo», cioè che «non tutti gli uffici hanno un livello di digitalizzazione adeguato, né è stato fatto un piano di formazione e organizzazione specifica del personale che soffre da tempo anche del blocco del turn over». Rischiare di «ripetere gli stessi errori commessi durante il lockdown»,bloccando di fatto la vita economica delle imprese sarebbe ora imperdonabile: «Abbiamo avuto sei mesi per prepararci».

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