Il CommentoAmministratori

Covid, la nuova via di Conte nel dialogo con le Regioni

di LinaPalmerini

La via stretta del Governo sta nel confronto tra le parole pronunciate da Conte al Senato, il numero dei contagi di ieri e le ordinanze sul coprifuoco che man mano investono più regioni. Se insomma il premier a Palazzo Madama diceva «l'Italia oggi è in una condizione diversa di marzo», raccontava solo un pezzo di realtà. Perché il virus potrebbe correre più delle attese e trovarci o no nelle condizioni dello scorso inverno dipenderà molto da quanto profondamente colpirà alcune zone del Paese. Se, infatti, oltre l'impennata della Lombardia si vedranno le stesse dimensioni in quel Sud che nella prima ondata venne risparmiato, allora si rischia di rivedere quel dramma. La grande incognita è lì. Già in Campania è allarme rosso e, al di là dei numeri che snocciola Arcuri, è evidente che la sanità calabrese o campana non è diventata quella dell'Emilia nel giro di qualche mese.

Al netto di questa incertezza, Conte ieri ha voluto fissare il suo obiettivo politico. «La strategia per contrastare la seconda ondata non può essere la stessa della primavera scorsa. Le decisioni assunte ci consentono – al momento – di evitare chiusure generalizzate». La sua scommessa sta in questa frase: scampare il lockdown. Chiudere tutto sarebbe ammettere di aver sprecato tempo senza che sia stato costruito un argine per mitigare i contagi e renderli compatibili con le capacità sanitarie. Ed è un obiettivo che è lo stesso premier a darsi, con un certo coraggio, vista la giornata di ieri.

La prudenza gli ha suggerito di usare l'espressione «al momento» quando dice di non volere chiusure generalizzate, ma quel momento è la sua linea del Piave. In cui peraltro cercheranno di spingerlo, anche per ragioni che vanno oltre la volontà di disarcionarlo. C'è infatti da un lato una pressione tutta interna al Governo di chi vorrebbe già tra una settimana un nuovo inasprimento delle regole. Una specie di lockdown a tappe forzate, zona dopo zona, città dopo città, tanto per scaglionare le chiusure invece che disporne una per tutti. Una serrata soft su cui sembrano schierati sia Franceschini che Speranza, i più possibilisti nella previsione di una stretta. E poi ci sono pure le Regioni che, come si è visto anche nella vicenda del coprifuoco deciso dalla Lombardia, non vorrebbero fare da sole scelte impopolari ma scaricarle un po' su Palazzo Chigi. Nonostante la smentita di Salvini, che secondo le ricostruzioni avrebbe frenato il Governatore Fontana per lasciare le spine tutte al Governo, è questo il punto politico su cui dovrebbe girare la nuova strategia. Che questa volta il premier dovrebbe stringere un patto con le Regioni, pure con quelle del Nord governate dal centro-destra ( tra l'altro adesso sono le più esposte ai contagi). La condivisione sarebbe fondamentale non solo dal punto di vista organizzativo ma politico perché toglierebbe argomenti a Salvini e Meloni.