Urbanistica

Cuneo fiscale e Transizione 4.0, sì alla manovra (ma va già corretta)

Oggi l'ok finale al Ddl Bilancio ma nel testo spuntano errori da sanare con decreto legge

di Marco Mobili e Marco Rogari

Non sono bastati 1.150 commi, una raffica di oltre 324 emendamenti singoli e "identici" approvati in sole 72 ore di voti e un tourbillon di passaggi ripetuti in commissione Bilancio a Montecitorio all'insegna degli stralci e dei ripensamenti. E non sono bastati neppure due voti di fiducia in rapida sequenza tra Natale e Capodanno per scampare il rischio di esercizio provvisorio, dopo un incessante rincorrersi di norme tra i vari provvedimenti allestiti dal Governo: dai quattro decreti ristori al milleproroghe. Il via libera del Senato in calendario oggi non blinda la manovra dall'errata corrige. Che si materializza nelle sembianze di un decreto legge ad hoc per correggere un comma sul cuneo fiscale proprio nella stessa giornata in cui palazzo Madama dichiara il "fine corsa" parlamentare della legge di bilancio. Anche perché in ballo ci sono ben 1,6 miliardi che per una sfasatura del testo rischierebbero di non essere operativamente impegnati.Le prove di monocameralismo forzato e, forse, anche l'affanno dovuto all'emergenza Covid, hanno di fatto impedito di chiudere del tutto il cantiere della manovra sul quale si erano addensati dubbi e perplessità su più di una misura.
Come nel caso di quella relativa alle nuove aliquote collegate agli incentivi di Transizione 4.0. Che sembra destinata a un'ulteriore, attenta valutazione, e anche a una correzione di rotta, forse già nell'immediato con il decreto "cuneo" che sarà approvato oggi in Cdm.Nelle ultime ore concitate di dibattito al Senato a finire sul banco degli imputati sono state soprattutto le coperture della legge di bilancio, messe a dura prova dal caotico restyling del testo operato alla Camera. Le opposizioni hanno prima denunciato la possibilità che la manovra fosse tecnicamente scoperta e poi hanno anche evocato l'ipotesi di ricorrere a uno scostamento di bilancio per turare le eventuali falle, che avrebbe spalancato la porta all'esercizio provvisorio.Un pressing che ha obbligato il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani (Pd) a intervenire in Aula per spiegare la necessità di ricorrere a un decreto legge correttivo già nella giornata di oggi. La "mission" è altrettanto obbligata: rendere chiaro e funzionante tutto il meccanismo del taglio al cuneo fiscale che la manovra rifinanzia per il 2021 soprattutto nella parte in cui prevede una detrazione da lavoro dipendente aggiuntiva per i contribuenti con redditi tra i 28mila e i 40mila euro.

Come precisato anche da Misiani, nella versione del testo approdata al Senato la stabilizzazione della detrazione aggiuntiva finisce per decorrere facendo riferimento al secondo semestre del 2020. Con un effetto pratico non di poco conto, ha aggiunto Misiani: «Il bonus ai dipendenti non sarebbe più di 1.200 euro l'anno, ossia 100 euro al mese, ma esattamente la metà ossia di 600 euro l'anno». In questo senso si avrebbe, ha concluso Misiani, un surplus di 1,6 miliardi (che, seppure previsti, non sarebbero operativamente impegnati) e «non una carenza di risorse» come denunciato dalle opposizioni. Assicurazioni, quelle del viceministro sulla copertura della manovra, che insieme al parere espresso dalla commissione bilancio di palazzo Madama hanno indotto il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, a «ritenere che la procedura sia corretta». Ma l'opposizione non è apparsa del tutto convinta. Con Pichetto Fratin (Fi) a ribadire che la copertura reale della misura sembra essere esattamente la metà rispetto agli oltre tre miliardi indicati e, dunque, «con una manovra scoperta di almeno 1,5 miliardi si dovrebbe parlare più di scostamento che di legge di bilancio». Non solo. Secondo la Lega di errori da correggere, come ha sottolineato il capogruppo Massimiliano Romeo, ce ne sarebbero altri, come quelli sui nuovi ristori per il turismo.

Anche se non dichiarato pubblicamente, oggetto di particolari attenzioni sarebbe stata anche la norma introdotta alla Camera con un emendamento di Massimo Garavaglia (Lega) sulla rivalutazione dell'avviamento e dei beni immateriali non coperti da tutela giuridica iscritti in bilancio al 31 dicembre 2019. Gli iniziali dubbi di copertura della misura sarebbero stati al momento "brillantemente" superati. Con il risultato di lasciare la norma così come approvata da Montecitorio, anche per rispettare le indicazioni della Casellati sull'impegno assunto in Aula dal Governo di limitare "l'errata corrige" alla manovra alla sola misura sul cuneo fiscale.Ancora incerta, invece, la sorte delle modifiche al programma Transizione 4.0 che potrebbero trovare posto nel nuovo decreto di oggi sul cuneo, ma anche essere rimandate al prossimo Dl Ristori per rivedere date, aliquote, massimali e modalità di accesso al credito di imposta (si veda il servizio qui a fianco).

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