Cup, il peso specifico delle occupazioni di suolo pubblico
Con l’introduzione del canone unico, i Comuni, le Province e le Città Metropolitane, sono stati chiamati a ridisegnare gli impianti tariffari dedicati alle occupazioni di suolo pubblico e alle diffusioni pubblicitarie realizzate sulle strade e nelle aree di propria competenza.
Abbandonate le discipline legate ai precedenti prelievi, si è dovuto ridefinire i nuovi valori delle diverse fattispecie attratte nell’odierno canone, affidandosi ai principi su cui poggiano le fondamenta stesse del prelievo.
I fattori principali che concretamente partecipano alla valutazione e all’articolazione tariffaria sono quelli del vantaggio economico, che ritrae colui che effettua l’occupazione o la diffusione pubblicitaria, e il sacrificio imposto alla collettività, sia per la presenza sul territorio dell’oggetto che determina l’occupazione, sia inteso come impatto visivo in termini di paesaggio, decoro e arredo urbano. Anche l’importanza della zona sulla quale insiste l’occupazione o il mezzo reclamistico diventa un fattore determinante per definire il valore da attribuire alla concessione o dell’autorizzazione, così come l’eventuale indiretto beneficio ricavato dall’ente o dalla collettività in conseguenza a determinati usi.
Tutti questi principi, ciascuno autonomamente e assieme nel loro complesso, incideranno nelle valutazioni e nella determinazione dei coefficienti da applicare alla tariffa base fissata dal legislatore. In particolare, in relazione al beneficio economico, diventa interessante valutare un fattore aggiuntivo che possiamo chiamare “il peso specifico dell’occupazione”.
Con la definizione di peso specifico intendiamo quella capacità che l’occupazione ha di produrre effetti in relazione a ciascun metro quadrato occupato, ovvero quel rapporto che esiste tra la superficie complessivamente occupata e il valore economico che deriva dallo sfruttamento del suolo. Rapporto che evidentemente varia notevolmente tra le diverse fattispecie attratte nel presupposto della nuova entrata patrimoniale e che dovrà essere quindi oggetto di specifica valutazione.
Facciamo un esempio: il peso specifico di un tendone da circo sarà molto più basso rispetto a quello di un dehor di un ristorante. Non sarà sufficiente valutare il beneficio economico e il sacrificio imposta alla collettività come principi assoluti che derivano dalle richieste di concessione, autorizzazione o di rilascio nulla-osta, ma andrà valutata anche quanta superficie generalmente occorre per poter soddisfare determinate esigenze per le diverse tipologie di richieste.
Esattamente come avviene in ambito tariffario Tari con la valutazione del coefficiente Kd, ovvero della variabile che considera la potenzialità di produzione rifiuti urbani a mq per le diverse attività non domestiche. È evidente per esempio come il Kd di un negozio di ortofrutta sia più alto del kd di un ipermercato dove la produzione di rifiuto urbano rapportato a mq di locale sarà decisamente inferiore rispetto alla piccola bottega del verduraio. Ecco, lo stesso ragionamento possiamo traslarlo in ambito Cup andando a definire, o quanto meno valutare, il peso specifico delle singole occupazioni in relazione al loro rapporto superficie/redditività.
Case study – impianti pubblicitari lungo le strade provinciali
Un caso particolare nel quale assume significativa rilevanza il concetto di peso specifico, è rappresentato dall’occupazione di suolo pubblico realizzata con impianti pubblicitari. Parliamo di impianti, già attratti nel presupposto pubblicitario a favore dei Comuni, che vengono collocati direttamente lungo le strade provinciali, per i quali non potrà trovare applicazione la previsione del comma 820 della legge 160/2019 in quanto si forma il presupposto Cup per l’occupazione di suolo pubblico a favore della Provincia della Città Metropolitana.
Quale potrà essere il peso specifico attribuibile all’occupazione realizzata da un impianto pubblicitario collocato direttamente lungo una strada di competenza della Provincia? E come questo può variare in relazione alla tipologia di impianto pubblicitario? Date le premesse, avrebbe senso valutare in ugual misura l’occupazione di un impianto che accoglie ad esempio una singola preinsegna piuttosto che un impianto poster 6x3?
È evidente come il valore di quel singolo metro quadrato, misura che deriva da un arrotondamento della superficie realmente occupata dal plinto e dal palo di sostegno, cambi in relazione allo sfruttamento dell’impianto pubblicitario che verrà commercializzato dall’azienda autorizzata all’installazione con ricavi che evidentemente dipendono anche dalla superficie espositiva sfruttabile.
La valutazione quindi torna ad affidarsi alla formula del peso specifico legata al beneficio economico rapportato alla superficie occupata.
Per i Comuni, chiamati in questa casistica a riscuotere il Cup sulla base del presupposto pubblicitario, la problematica non si pone in quanto il riferimento per la quantificazione del canone è rappresentato dalla superfice espositiva del mezzo che, in modo graduale in base ai metri quadrati, definisce il dovuto in relazione allo spazio sfruttabile commercialmente (indipendentemente dal numero di messaggi in esso contenuti).
Tuttavia questo criterio di calcolo non potrà valere per la definizione del canone dovuto per l’occupazione del suolo pubblico, il cui presupposto, a mente della lettera A del comma 819, si basa espressamente sulla sottrazione dell’area appartenete al patrimonio indisponibile dell’ente proprietario della strada. Come può quindi la Provincia differenziare il canone per le diverse occupazioni realizzate lungo le proprie strade?
Dovrà evidentemente valutare il peso specifico delle singole occupazioni, andando cioè a valutare quel rapporto tra il beneficio economico che viene tratto dallo sfruttamento del singolo metro quadrato per le diverse tipologie di occupazioni, con particolare attenzione agli impianti pubblicitari, differenziando così il valore dell’unico mq occupato in base alle diverse tipologie di impianti autorizzati. In questo senso sarà corretto prevedere coefficienti moltiplicatori, e di conseguenza tariffe, differenziate a seconda della tipologia di mezzo pubblicitario installato, non tanto seguendo la logica dell’area espositiva su cui si basa il conteggio ad opera dei comuni, ma piuttosto sul valore che rappresenta quel determinato spazio concesso a beneficio di un’attività imprenditoriale. Viceversa, appiattire le tariffe del Cup per le occupazioni senza valutare il beneficio che si realizza con lo sfruttamento del suolo pubblico, andrebbe contro i principi su cui si basa l’intera disciplina dell’entrata patrimoniale e per questo la valutazione del peso specifico della singola occupazione diventa un criterio fondamentale per una corretta misura tariffaria da parte dell’ente proprietario della strada.
(*) Docente Anutel
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