Amministratori

Dai sindaci primo ok alla legge di bilancio: «Pnrr da accelerare, non da ridiscutere»

Decaro all’assemblea Anci: «Il confronto preliminare ha funzionato ancora»

di Gianni Trovati

Agli enti locali sono destinati altri 150 milioni al mese per il caro bollette, con i fondi per dicembre in arrivo dal decreto accise e 450 milioni per gennaio-marzo 2023 nella legge di bilancio. In pista ci sono poi 160 milioni che potranno essere destinati alla compensazione dei tagli-ombra (per esempio il venir meno del fondo Imu-Tasi) che per i Comuni si nascondono sempre nelle pieghe delle norme di finanza pubblica. Mentre 500 milioni serviranno alle necessità delle famiglie più in difficoltà, a partire dai titolari della social card che dovrebbe veder salire la soglia verso i 20mila euro di reddito annuo.

Non è povero di risorse l’elenco delle novità offerte agli amministratori locali dal consiglio dei ministri che lunedì sera ha approvato manovra e decreto legge accise. E il presidente dell'Anci Antonio Decaro lo riconosce nel suo intervento iniziale alla 39esima assemblea nazionale dell’Anci, che si è aperta ieri a Bergamo con la presenza ormai abituale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Anche in questo caso il confronto preliminare con il governo si è rivelato utile – ha sottolineato Decaro ricordando l’incontro con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti nei giorni concitati prima del consiglio dei ministri – e dalla legge di bilancio arriva una prima risposta positiva». I numeri della manovra per gli enti locali, anticipati su Nt+ Enti locali & edilizia di ieri, non sono lontani dalle richieste avanzate dai sindaci alla vigilia, soprattutto sul caro-energia che nei Comuni colpisce il riscaldamento di asili, scuole e impianti sportivi, l’illuminazione pubblica e il carburante del trasporto locale; a sua volta è destinatario di 350 milioni.

Certo, non tutte le cifre collimano già. Decaro ricorda i 150 milioni che vengono a mancare per la bizzarra “spending review informatica” prevista dalla legge di bilancio 2021, la spending review generale scaduta nel 2018 e ancora da compensare integralmente, l’attesa per la replica del fondo da 50 milioni destinato quest'anno a circa mille Comuni delle aree interne svantaggiate sul piano socioeconomico. Ma non sono numeri come questi a poter accendere uno scontro fra governo e Comuni.

Il terreno più delicato è un altro, e riguarda il Pnrr su cui i sindaci fanno mostra di un’ortodossia molto più decisa di quella che sembra animare le intenzioni del governo. «Nelle risorse destinate ai Comuni evitiamo di rimettere in discussione le basi del Piano e le scelte fondamentali compiute insieme all'Europa – chiede il presidente dei sindaci italiani -, il nostro unico intento deve essere ora quello di accelerare le procedure e realizzare le opere programmate». L’enfasi che mettono gli amministratori locali nel contrasto alle ipotesi di revisione o riduzione dei progetti adombrate nelle ultime cabine di regia si spiega con la declinazione molto concreta che ha il Pnrr nei Comuni. I 40 miliardi di cui sono attuatori gli enti territoriali, fra cui 5.708 Comuni per l’80% con meno di 10mila abitanti, sono stati quasi tutti assegnati; con la conseguenza, riassume Decaro, che «la missione impossibile sembra oggi straordinariamente possibile». Ora tocca accelerare per realizzare davvero i 264mila posti in più negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia, i 16.500 alloggi popolari, le 1.300 riqualificazioni di aree urbane ed edifici pubblici degradati, la messa in strada dei 3mila nuovi autobus ecologici, la rimessa a nuovo di 250 piccoli borghi e gli altri interventi sparsi nei bandi ministeriali. Per farlo bisogna semplificare i colli di bottiglia attuativi come quelli in via di revisione con il ministero dell'Istruzione. E rifinanziare il fondo per gli extra-costi dei materiali. La battaglia più complicata con il governo arriva qui.

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