Fisco e contabilità

Dal Pnrr 71 miliardi a Regioni ed enti locali

L'Ufficio parlamentare di bilancio, in un'audizione alla commissione bicamerale sul Federalismo fiscale

di Gianni Trovati

Il Recovery Plan italiano chiede a Regioni ed enti locali di gestire fra i 66 e i 71 miliardi di spesa, una quota che a seconda delle stime sulla distribuzione oscilla fra il 35 e il 37% del programma complessivo. Ma solleva un doppio interrogativo: sulla capacità degli enti territoriali di gestire una tale massa di risorse e, in particolare, sulla possibilità per le amministrazioni del Sud di correre davvero senza inciampi.

A mettere in fila le certezze dei numeri e le incognite sulle prospettive è stato l'Ufficio parlamentare di bilancio, in un'audizione di Alberto Zanardi davanti alla commissione bicamerale sul Federalismo fiscale. Un terzo abbondante della spesa prevista dal Recovery. Il 46% di questo impegno si concentrerebbe nel 2024-25, quando l'attuazione del Pnrr chiederebbe agli enti territoriali di aumentare i propri investimenti del 40% rispetto alla media (già in crescita) del 2018-2020.

Il protagonismo locale si esercita soprattutto sulla missione 5, dedicata a «inclusione e coesione», in cui il protagonista è il Sud. Dove la capacità amministrativa però zoppica ancor più che nella media nazionale: con il rischio che l'applicazione rigida della riserva del 40% dei fondi al Sud apra le porte a progetti «di qualità non soddifacente», che farebbero emergere problemi nella realizzazione. Sulle prospettive della finanza locale pesa poi secondo l'Upb un rischio di entrate dalla riforma fiscale: perché la sovraimposta chiamata a sostituire le addizionali potrebbe ridurre le entrate nel 50% dei Comuni.

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