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Ddl concorrenza al traguardo ma partita difficile sull’attuazione

Via libera in commissione alla Camera con stralcio dei taxi. Ma per rispettare i tempi servono entro l'anno sette decreti legislativi e quattro ministeriali

di Carmine Fotina

Il Ddl concorrenza sta per entrare nel labirinto dell’attuazione. Ieri la commissione Attività produttive della Camera ha terminato l’esame degli emendamenti, approvando lo stralcio dell’articolo 10 sulla riforma del settore dei taxi. È stato quindi votato il mandato ai relatori Gianluca Benamati (Pd) e Barbara Saltamartini (Lega) e il testo approderà lunedì nell’aula di Montecitorio dove dovrebbe essere votato il giorno dopo. Poi la terza rapidissima lettura al Senato per il via libera definitivo.

Ma, una volta chiuso l’iter del testo in Parlamento, per il Ddl si aprirà la rischiosissima partita dei decreti delegati e dei provvedimenti attuativi. Con le elezioni anticipate al 25 settembre chiudere il cerchio entro il 2022, come promesso nel Pnrr inviato alla Commissione Ue, è un’operazione estremamente complessa considerati i passaggi in Conferenza unificata, Consiglio di Stato e commissioni parlamentari competenti. Il governo uscente, con un accordo che dovrebbe passare per una conferenza dei capigruppo in Parlamento, avrebbe intenzione di accelerare coinvolgendo le commissioni per la stesura dei pareri (necessari, anche se non vincolanti) sui decreti legislativi.

L’esercizio di una delega nell’ambito degli affari correnti è a dire il vero una facoltà molto controversa, anche se in questo caso il legame con il Piano di ripresa e resilienza potrebbe pesare. Bisognerebbe capire, viceversa, se il nuovo governo oltre a essere titolato a farlo avrà anche intenzione di proseguire il lavoro. Lasciare al futuro esecutivo temi politicamente divisivi - come le deleghe sui criteri per le gare delle concessioni balneari, sui servizi locali, sulle semplificazioni e i controlli delle attività di impresa, sulla semplificazione delle autorizzazioni per gli impianti di energia rinnovabile - potrebbe significare dire addio ai provvedimenti o comunque mancare la scadenza di fine anno. Per altre deleghe, più tecniche, come quella sul sistema informativo per mappare tutte le concessioni pubbliche e quella sui controlli di conformità delle merci e la vigilanza del mercato interno, il percorso potrebbe essere più semplice anche perché non sono previsti il passaggio in Conferenza unificata e i pareri di Consiglio di Stato e commissioni competenti. Le deleghe sono in tutto 7 cui si aggiungono quattro decreti ministeriali (su porti, gas e due su farmaci emoderivati) e le linee guida di Palazzo Chigi sui poteri Antitrust in merito all’abuso di dipendenza economica delle piattaforme digitali.

Il testo licenziato ieri dalla commissione Attività produttive si compone di 35 articoli, considerando la soppressione della delega sui taxi votata sulla base di un emendamento governativo e dell’unico che i gruppi non hanno ritirato (degli ex grillini di Alternativa). La seduta di ieri in commissione, seguita all’accordo con l’esecutivo Draghi che dopo la crisi ha rinunciato all’articolo 10 in cambio del via libera all’intero provvedimento, è stata contrassegnata da un poco nobile dibattito su chi doveva o meno intestarsi il merito dello stralcio fortemente voluto dai tassisti e appoggiato da Lega, Leu, Pd e Forza Italia oltre che da FdI. Ieri, in extremis, forzando l’accordo che era stato trovato tra i capigruppo in Aula, è stata approvata anche un’altra modifica, un emendamento di FI che cancella l’incompatibilità dell’attività di agente immobiliare con quella di mediatore creditizio.

Un capitolo centrale del Ddl è il riordino del sistema di gestione dei servizi pubblici locali e del trasporto pubblico locale, uscito annacquato dal passaggio parlamentare. Nel provvedimento (si vedano anche le schede in pagina) ci sono, tra gli altri temi, il rinvio sulla conclusione delle gare regionali per le concessioni idroelettriche, le nuove regole per le concessioni portuali e per la distribuzione del gas, la rivisitazione dell’accreditamento e convenzionamento della sanità privata (di cui ha chiesto invano lo stralcio l’associazione delle cliniche Aiop). Nel passaggio in commissione alla Camera è stato rinviato al 1° gennaio 2023 l’estensione del risarcimento diretto obbligatorio nell’Rc auto alle compagnie europee ed è stato eliminato l’obbligo per gli operatori tlc di coordinare degli scavi per le reti

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