Imprese

Decreto compensi, dalle società pubbliche una relazione su stipendi e criteri

Per le controllate obbligo di informare l’assemblea con l’approvazione del bilancio

di Stefano Pozzoli

La bozza di regolamento Mef sui nuovi tetti ai compensi delle società pubbliche anticipata su NT+ Enti locali & edilizia del 2 giugno attribuisce alle aziende stesse il compito di verificare il rispetto delle disposizioni. Si ripete quindi il meccanismo già previsto dalle norme anticorruzione, per le quali le nomine, che vengono stabilite dai soci e magari presentate in assemblea senza preavviso, devono però essere sottoposte a verifica dei requisiti in termini di conferibilità e di compatibilità (Dlgs 39/2013), dal responsabile prevenzione della corruzione della società.

Del resto per quanto delicato, essendo la società il soggetto che in concreto provvede all’erogazione di indennità e compensi, è forse inevitabile che sia così: «Le società verificano il rispetto del limite massimo del trattamento economico annuo onnicomprensivo dei propri amministratori, dirigenti e dipendenti fissato con il presente decreto».

Alla società, oltre a ciò e probabilmente proprio per evitare un eccesso di autoreferenzialità, è richiesto però di fornire un’adeguata «informativa ai soci pubblici sulle politiche di remunerazione che riflettono e promuovono una sana, prudente ed efficace gestione tenuto conto dei risultati economici e della situazione patrimoniale e finanziaria della società stessa». Da questo punto di vista è ovvio che l’attenzione del Mef è far in modo che i soci si soffermino non tanto sui compensi agli amministratori, quanto piuttosto sulla strategia complessiva in merito alle retribuzioni di tutto il management aziendale. Da qui, appunto, anche la scelta di mettere un tetto ai compensi dei dipendenti, superando l’approccio semplicistico seguito fino a oggi che si limitava a colpire le indennità degli amministratori (articolo 4 del Dl 95/2012).

Il luogo per l’informativa è l’assemblea dei soci, a cui l’organo di amministrazione, sentito l’organo di controllo, deve riferire in sede di approvazione del bilancio con «una relazione sulla remunerazione in merito alla politica adottata in materia di trattamento economico annuo onnicomprensivo». Dalla relazione deve risultare anzitutto il possesso degli indicatori dimensionali e dei requisiti che comprovano la fascia di appartenenza. Si dovrà poi dare evidenza del trattamento economico annuo deliberato ed erogato, distinto nelle sue diverse componenti: fissa, variabile ed eventuali benefici non monetari suscettibili di valutazione economica, incluse le spese di vitto e alloggio diverse da quelle di trasferta.

Oltre a ciò, la relazione deve illustrare «le finalità perseguite con la politica di remunerazione, i princìpi che ne sono alla base, i criteri adottati con riferimento alle componenti fissa e variabile e, riguardo alla componente variabile, una descrizione degli obiettivi di performance, in base ai quali viene corrisposta». Ancora, con un linguaggio forse troppo legato alle metodiche delle Pa, «deve contenere una mappatura dell’organigramma aziendale con evidenza delle posizioni apicali, dei criteri utilizzati per la pesatura di ciascun ruolo e dei corrispondenti livelli retributivi».

L’appuntamento dell’assemblea di bilancio, in sostanza, tra relazione sul governo societario e informativa sui compensi, diventa sempre più l’occasione per guardare alla vita della società a 360 gradi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©