Amministratori

Decreto Covid, zone rosse decise dai sindaci (che protestano)

Il Dpcm Conte con le nuove regole: i primi cittadini potranno chiudere dopo le 21 aree delle città

di Marzio Bartoloni

Niente coprifuoco, ma ristoranti, bar, pub, gelaterie e pasticcerie dovranno chiudere alle 24 e riaprire alle 5 solo se hanno la possibilità di servire i loro clienti al tavolo e con un massimo di sei persone sedute per ogni tavolo. Altrimenti, saranno costretti a chiudere alle 18 (prima era alle 21). Con l’obbligo per tutti gli esercenti di esporre all’ingresso un cartello con il numero massimo di persone che potranno sostare contemporaneamente all’interno del locale (i protocolli prevedono 4 metri quadrati di distanziamento fisico per ogni cliente). Sarà possibile l’asporto dei cibi fino alle 24, ma con il divieto di consumazione «sul posto o nelle adiacenze». Debuttano, poi, le “zone rosse anti-movida” che scaricherà sui sindaci scelte non facili a livello locale: i primi cittadini potranno infatti decidere la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie o piazze nei centri delle città - i luoghi spesso più ricercati dal popolo degli aperitivi - dove si possono creare situazioni di assembramento, «fatta salva - si legge nel Dpcm - la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private». Una misura che ha già fatto storcere il naso agli Enti locali che chiedono di ripensarci perché «è un coprifuoco sulle nostre spalle». Ma c’è chi come la sindaca di Roma Virginia Raggi sta già valutando di utilizzarlo nel prossimo week end.

Queste due delle misure principali che contiene il nuovo Dpcm, firmato ieri dal premier Giuseppe Conte e in vigore da oggi fino al 13 novembre (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 18 ottobre 2020. Un nuovo ennesimo provvedimento d’emergenza con cui il Governo - dopo 48 faticose ore di mediazione - spera di arginare la seconda ondata di contagi partendo da una nuova stretta, sicuramente meno dura di quanto si pensasse alla vigilia, per tutte le occasioni di movida e di vita sociale. Scelte non draconiane ma frutto di una difficile mediazione tra due esigenze: da una parte la volontà di non infliggere un nuovo colpo a un’economia in faticosa ripartenza e dall’altra provare a evitare, con misure troppo poco severe, di dovere rincorrere la curva dei contagi. Tra le mediazioni più difficili e faticose c’è a esempio quella della scuola dove l’intrasigenza della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a voler difendere le lezioni in presenza ha partorito una mezza-soluzione che rischia di creare il caos nei prossimi giorni e che ha fatto dire ieri al governatore campano Vincenzo De Luca di essere in regola con la sua scelta di chiudere le scuole in favore della didattica a distanza: i bimbi degli asili e i ragazzi di elementari e medie continueranno ad andare a scuola, per gli studenti delle superiore sarà incrementato il ricorso alla didattica digitale integrata che però rimarrà «complementare» a quella in presenza, ma puntando soprattutto nelle Regioni e nelle aree più colpite dai contagi su ingressi e uscite scaglionati anche nel pomeriggio e con l’arrivo a scuola che per i liceali non potrà avvenire prima delle nove.

Giro di vite poi su sagre e «fiere di comunità» per le quali scatta il divieto. Potranno invece andare avanti con il rispetto di tutti i protocolli le «manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale». Sono sospese invece tutte le attività di convegni e congressi, «ad eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza». Mentre le cerimonie pubbliche, escluse «quelle di rilevanza nazionale» si svolgeranno «senza la presenza del pubblico» .

Il Dpcm “salva” poi - dopo un lungo braccio di ferro con le Regioni e anche tra ministri - palestre e piscine. Ma a una condizione spiegata ieri dallo stesso premier Conte nella conferenza stampa serale. E cioè l’adozione e a verifica di protocolli sanitari stringenti che saranno verificati dal Comitato tecnico scientifico. Senza questa verifica tra sette giorni - è la promessa del premier - si procederà alla chiusura.

Nuove regole anche sullo sport di contatto dei ragazzi con disposizioni che andranno sicuramente chiarite: il Dpcm prevede che l’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l'attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto (come il calcio o il basket), saranno consentite «solo in forma individuale» mentre saranno vietate gare e competizioni.

Il Dpcm prevede inoltre anche che le attivité di sale giochi, sale scommesse e sale bingo siano consentite dalle ore 8 alle ore 21, nel rispetto dei protocolli anti contagio. E infine prevede che nell’ambito delle pubbliche amministrazioni le riunioni si svolgano in modalità a distanza, «salvo la sussistenza di motivate ragioni di interesse pubblico». Una misura che viene fortemente raccomandata anche per le riunioni private.

Ieri le Regioni che si sono dette soddisfatte del clima collaborativo con il Governo hanno chiesto l’istituzione di un tavolo con il Governo-per studiare forme di ristoro per le attività economiche più colpite dalle restrizioni. Con una lettera inviata a Conte, Stefano Bonaccini presidente delle Regioni sottolinea «la necessità di avviare un confronto urgente alla presenza di tutti i ministri competenti per prevedere un adeguato sostegno economico per tutte quelle attività che sono interessate dai provvedimenti restrittivi già adottati a livello nazionale e locale e da quelli in via di adozione». Il Presidente della Conferenza delle Regioni propone inoltre di rendere tale tavolo una sede di «confronto permanente Governo-Regioni al fine di poter monitorare e dosare meglio le misure da adottare anche tenendo conto degli interventi regionali che hanno previsto un notevole impegno finanziario», più di 2 miliardi di euro dall'inizio dell'emergenza.

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