Fisco e contabilità

Decreto fondone, 300 milioni per il risanamento urbano nelle città medie

Ok al decreto Fondone, modifiche per 700 milioni. Testo passa alla Camera

di Gianni Trovati

Con una serie di micro-ritocchi il decreto sul fondone da 30,6 miliardi che corre parallelo al Recovery Plan ha superato ieri l’esame del Senato (173 sì, 2 contrari e 18 astenuti) e attende ora la ratifica da parte della Camera entro il 6 luglio.

Il dibattito parlamentare sul provvedimento non si era scaldato sul merito, ma sulla «inemendabilità» del testo evocata dal governo nelle audizioni in commissione. Alla fine, per superare l’ostacolo ci si è accordati su una ventina di correttivi che in tutto valgono 700 milioni di euro su più anni, pescati dal Fondo di sviluppo e coesione e destinati per l’80% al Sud come prevede il comma 178 dell’ultima legge di bilancio: il 2,2% delle risorse complessive mosse dal provvedimento. Che non modifica quindi la propria architettura fondata su 30 progetti, 20 presenti nel Pnrr e rinforzati dai fondi nazionali e altri 10 aut0nomi.

Anche in questo caso è stata insomma seguita quella sorta di «regola del 2%», non scritta, che di fatto ha limitato il valore degli emendamenti ai decreti anticrisi dell’ultimo anno e mezzo.

Sarà il sostegni-bis a rompere questa regola, grazie alle minori spese per gli aiuti a fondo perduto che liberano fondi in grado di gonfiare fino a circa 6 miliardi (dagli 800 milioni ipotizzati inizialmente) le possibilità di intervento dei parlamentari. In questo caso la partita si giocherà alla Camera.

Fra gli emendamenti al fondone approvati invece a Palazzo Madama primeggiano in termini economici i 300 milioni in quattro anni destinati alle città medie (fra 50mila e 250mila abitanti, con deroghe alla soglia minima per i capoluoghi di Provincia) per investimenti sul risanamento «finalizzati al risanamento urbano, nel rispetto degli obiettivi della transizione verde e della rigenerazione urbana sostenibile, nonché a favorire l’inclusione sociale». Destinazione generica quanto basta per permettere ai sindaci interventi ad ampio raggio.

La distribuzione territoriale, si diceva, guarda prevalentemente a Sud. Ma l’attenzione (scarsa) della politica si è concentrata su due piccoli fondi per il Nord. Il primo riguarda le trivelle petrolifere al largo di Ravenna, che meno di un mese fa avevano ricevuto il via libera ministeriale a nuove perforazioni del giacimento di gas dell’alto Adriatico, e stanzia 70 milioni in tre anni per riconvertire le piattaforme e «realizzare un distretto marino integrato nell’ambito delle energie rinnovabili al largo delle coste di Ravenna in cui eolico offshore e fotovoltaico galleggiante produrranno energia elettrica in maniera integrata e saranno, contemporaneamente, in grado di generare idrogeno verde tramite elettrolisi». Il finanziamento viaggia nella direzione del progetto «Agnes» di Saipem (valore un miliardo: Sole 24 Ore del 27 maggio). L’altro stanziamento “nordista” prevede invece 115 milioni in tre anni per combattere le polveri sottili in Pianura Padana: impresa ardua.

Il quadro dei correttivi si completa con 35 milioni in tre anni per rinnovare la flotta delle navi che attraversano lo Stretto di Messina, 20 milioni per combattere il sovraffollamento carcerario, 15 per nuovi allevamenti senza gabbie e 135 per integrare in una piattaforma unica le banche dati del ministero dell’Istruzione.

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