Appalti

Delega appalti, Ance: legge snella con regolamenti distinti per lavori pubblici e servizi-forniture

Il vicepresidente Bianchi: bisogna superare la disparità contrattuale tra stazioni appaltanti e imprese

di Mauro Salerno

Una legge snella con regolamenti attuativi distinti tra lavori pubblici e servizi e forniture. È la richiesta principale arrivata dall'Associazione nazionale costruttori (Ance) in audizione al Senato sulla legge delega per la riforma dei contratti pubblici (commissione Lavori pubblici). «La nuova legge - ha premesso Edoardo Bianchi, vicepresidente dell'Ance - deve esser l'occasione per abbattere due "moloch" che ancora penalizzano il settore. Il primo è la presunzione di colpevolezza con cui deve fare i conti chiunque opera nei cantieri. Il secondo attiene alla disparità contrattuale tra Pa e imprese. Questo divario è andato peggiorando di anno in anno fino a diventare un peso insostenibile per le imprese».

Bianchi ha dato atto che la delega a riformare il codice contiene «principi assolutamente condivisibili». Ma avendo in mente «come è andata l'ultima volta con il codice 50 del 2016», ha aggiunto Bianchi, «bisogna vedere come vengono messi in pratica».

Rispetto all'assetto che prenderà la nuova disciplina generale degli appalti, Bianchi ha chiesto di superare il modello «del codice attuale che tiene tutto dentro». Meglio guardare al modello «della legge Merloni» del 1994 «con una nuova legge sui contratti pubblici, più snella e maggiormente equilibrata dell'attuale codice degli appalti, contenente le regole e i principi comuni per lavori, servizi e forniture, e un nuovo regolamento attuativo, espressamente dedicato ai lavori pubblici, distinto da servizi e forniture, in cui recepire anche talune norme comunitarie». «L'esperienza della "soft law" - ha aggiunto il vicepresidente Ance - infatti è stata fallimentare: si è creato un quadro normativo disomogeneo, non coordinato, in continuo divenire, incapace di dare certezza agli operatori del mercato».

Almeno altre tre le proposte ritenute essenziali dalle imprese. La prima è quella di «semplificare le procedure a monte» dei progetti infrastrutturali, la seconda è quella di fare attenzione alla dimensione dei lotti di appalto per tutelare le Pmi. «A meno che - ha chiosato Bianchi - non ci sia un disegno per consegnare il paese a uno o due grandi player di settore, procedere per lotti funzionali ha un senso: non è fare spezzatino». Il terzo punto riguarda l'esecuzione del contratto. Per i costruttori bisogna trovare finalmente uno strumento adeguato per una risoluzione alternativa delle dispute nate in cantiere «senza delegare tutto alla magistratura». L'ultima trovata in questa direzione, il cosiddetto Collegio consultivo tecnico «non è ancora riuscito a decollare».

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