Dirigenti e segretari, dal nuovo contratto 6mila euro di arretrati in busta a gennaio
Si attende solo il timbro della Corte dei conti e la firma finale all'Aran, prevista prima di Natale
Sarà un inizio d'anno ricco quello degli oltre 15mila dirigenti di regioni ed enti locali. Dopo il passaggio nell'ormai tradizionale consiglio dei ministri notturno fra mercoledì e giovedì, il loro contratto è ormai alle battute finali e attende solo il timbro della Corte dei conti e la firma finale all'Aran, prevista prima di Natale. A inizio 2021, quindi, a ciascuno di loro arriveranno in busta paga 6mila euro di arretrati. Il calcolo preciso indica 6.170 euro l'una tantum dei dirigenti, mentre per i segretari comunali e provinciali si va da 4.778 a 5.967 a seconda della fascia in cui sono collocati. A queste somme, tutte relative allo stipendio base indicato dal "tabellare", bisogna aggiungere qualche arretrato variabile legato alla retribuzione di posizione.
Le cifre non sono figlie di una particolare generosità del rinnovo contrattuale, che offre in media 190 euro lordi e aumenta del 3,48% la consistenza delle buste paga di queste figure, che continuano a occupare gli ultimi scalini nella graduatoria retributiva dei dirigenti pubblici. A gonfiare l'una tantum sono i tempi biblici con cui il contratto sta arrancando verso il traguardo.
Perché mentre la scena del pubblico impiego è occupata dallo sciopero proclamato per mercoledì prossimo da Cgil, Cisl e Uil per il rinnovo del contratto 2018/2020 (che comunque con l'aggiunta portata dalla legge di bilancio muove in tutto 6,7 miliardi), i dirigenti degli enti territoriali sono ancora impegnati nella tornata precedente: quella relativa al 2016/2018, attivata dall'allora ministra della Pa Marianna Madia dopo dieci anni di congelamento degli stipendi. Ad allungare i tempi di cottura, nella catena infinita degli intrichi normativi della Pa, sono gli effetti di una riforma voluta da un altro titolare di Palazzo Vidoni, Renato Brunetta, che oltre dieci anni fa ha ridotto da 11 a 4 le aree della dirigenza pubblica. I dirigenti di Regioni ed enti locali si sono trovati così a convivere sotto lo stesso tetto contrattuale con i segretari e con i dirigenti professionali, tecnici e amministrativi della sanità. Ne è nato un contratto di 132 pagine, articolato in tre sezioni, firmato a luglio e piombato solo questa settimana sul tavolo del consiglio dei ministri.
Ai dirigenti destinatari del contratto toccherà ora un'altra sfida "storica", nel senso letterale del termine. Perché la Conferenza Stato-Regioni di ieri ha approvato le linee di attuazione negli enti territoriali della riforma Brunetta del 2009: con soli 11 anni di ritardo, e con un avvio che promette di essere più che graduale.