Il CommentoAmministratori

Dispersione idrica e raccolta dei rifiuti: chi viene favorito dai fondi del Pnrr

di Carlo Altomonte e Tommaso Sonno

Per contrastare i cambiamenti climatici, l’Unione europea ha inserito la transizione ecologica tra gli obiettivi primari del Next Generation Eu, il programma che finanzia la maggior parte del Pnrr.

Per questo motivo, il Pnrr italiano destina alla Missione 2 del Piano – Rivoluzione verde e transizione ecologica – 59,46 miliardi di euro, più di tutte le altre Missioni, pari al 31% del totale. Vista la complessità del tema, nella Missione 2 ci sono interventi che riguardano aspetti molto diversi, dall’efficientamento energetico degli edifici (il Super Bonus) al finanziamento di progetti per rendere più sostenibile l’agricoltura, fino alla mobilità sostenibile e il miglioramento della gestione della risorsa idrica.

Come nei precedenti articoli, con i dati di OpenCup del Dipartimento di Programmazione Economica della Presidenza del Consiglio, aggiornati fino a maggio 2022, abbiamo informazioni estremamente granulari riguardanti misure della Missione 2, per un totale di 26,5 miliardi di euro. Dei 59,46 miliardi destinati dal Pnrr alla Missione 2, ben 13,95 fanno riferimento a incentivi per l’edilizia residenziale, come il Superbonus 110% e il Sismabonus.

Dato che alla stragrande maggioranza di questi incentivi non corrispondono bandi e appalti, essi non figurano nel database OpenCup e sono quindi esclusi dalla nostra analisi. Inoltre, non è disponibile l’eventuale parte proveniente da altre fonti per ogni intervento (di solito residuale). Nonostante queste limitazioni, questi dati permettono comunque di avere una fotografia informativa sull’allocazione dei fondi.

Come per tutte le spese Pnrr, le province del Centro-Sud ottengono maggiori finanziamenti dalla Missione 2 in relazione alla popolazione rispetto alle aree del Nord Italia, con in questo caso le province di Benevento e Avellino in testa per stanziamenti pro capite. Guardando all’efficienza nell’allocazione dei fondi rispetto alle maggiori criticità da un punto di vista di vista ambientale, una prima linea d’intervento su cui ragionare è quella della gestione delle risorse idriche. L’Italia ha storicamente, infatti, un grande problema di dispersione idrica, in particolare di scarsa manutenzione e investimenti per gli acquedotti. Gli ultimi dati Istat mostrano come quasi il 40% dell’acqua immessa nella rete idrica è sprecato, a riprova dell’importanza del fenomeno. Coerentemente, il Pnrr dedica circa 3,8 miliardi di euro al miglioramento della gestione delle risorse idriche, in larga parte destinati alle infrastrutture. Il grafico mostra un’associazione positiva tra dispersione idrica e finanziamenti Pnrr pro capite per le reti idriche. Questo significa che le regioni che hanno una maggiore dispersione idrica, e quindi hanno maggiore necessità di interventi sull’infrastruttura, tendenzialmente ottengono più fondi. La Basilicata, per esempio, risulta essere la regione con maggiore perdita di acqua rispetto a quella immessa in rete, ma è anche la regione che ottiene il più alto finanziamento pro capite. La regione lucana ha infatti a disposizione un’importante quantità di acqua, ma da tempo fatica a gestire le sue reti. Nel 2015 era già la regione con la maggiore dispersione idrica, come evidenziato da OpenPolis. Il grafico ci mostra anche come questa relazione tra importo finanziato pro capite e dispersione idrica non sia lineare. In altre parole, regioni con una dispersione idrica “simile”, tra il 25% e il 50%, ricevono una quantità di fondi comparabile, mentre le regioni con dispersione maggiore, correttamente, ne ricevono significativamente di più.

Un’altra importante linea di intervento riguarda il trattamento dei rifiuti. Il Pnrr destina 1,5 miliardi di euro per la realizzazione e l’ammodernamento degli impianti di gestione dei rifiuti. Nel dataset OpenCup, i finanziamenti corrispondenti sono circa 1,4 miliardi. Possiamo unire queste informazioni con i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), riguardanti la produzione di rifiuti e la percentuale di raccolta differenziata a livello comunale. Poiché tanti degli investimenti finanziati ricadono contemporaneamente su più comuni, coerentemente con la gestione aggregata a livello territoriale dei rifiuti, guardiamo al fenomeno a diversi livelli di aggregazione (per provincia, o per Sistemi locali del lavoro). Dai dati emerge in generale una correlazione negativa tra la percentuale di rifiuti differenziati sul totale prodotto e gli stanziamenti pro capite del Pnrr.

I comuni in difficoltà sulla differenziata riescono quindi ad avere stanziamenti maggiori rispetto a quelli con percentuali di differenziata maggiori. Tuttavia, all’interno delle regioni, le correlazioni a livello sia provinciale che comunale sono prossime allo zero: l’allocazione sembra quindi seguire maggiormente le differenze regionali, piuttosto che quelle comunali.

Di fronte a queste prime evidenze sembra dunque che gli stanziamenti per il miglioramento nella gestione della risorsa idrica e per il trattamento dei rifiuti vadano verso i territori più problematici. Sarà comunque importante assicurare che le amministrazioni locali spendano i fondi disponibili per progetti di qualità. Se quindi il primo pezzo del processo, quello legato all’allocazione dei fondi, è incoraggiante, occorrerà poi garantire una efficiente e tempestiva esecuzione degli interventi programmati. Un tema sul quale ritorneremo nel prossimo articolo.