Urbanistica

Dl Aiuti, tre miliardi aggiuntivi per fronteggiare i rincari dei lavori pubblici nel 2022

La norma per aggiornare i prezzari prevede lo stesso stanziamento di 1,5 miliardi fissato per il 2022 anche per altri quattro anni, fino al 2026

di Giorgio Santilli

Per i lavori pubblici 2022 ci sono 3 miliardi aggiuntivi per far fronte ai rincari dei materiali da costruzione e dell’energia. Due miliardi circa andranno per fronteggiare gli aumenti relativi alle opere in corso o aggiudicate, mentre 1,5 miliardi andranno all’aggiornamento dei prezzari per le opere che saranno avviate successivamente al decreto legge sugli aiuti approvato ieri dal Consiglio dei ministri. I due miliardi destinati alle opere in corso sono divisi in 700 milioni stanziati per le opere del Pnrr, per le opere del Fondo nazionale complementare al Pnrr e per le opere commissariate, mentre 770 milioni andranno a tutte le altre categorie di opere. Inoltre, viene incrementato di 500 milioni ulteriori il Fondo per le compensazioni già previsto dai decreti legge precedenti.

È questo il punto chiave dell’articolo del decreto legge aiuti messo a punto per garantire maggiore tranquillità allo svolgimento delle opere pubbliche nel corso di quest’anno ed evitare chiusure di cantieri in corso. Ma non è il solo stanziamento in una norma assai complessa (che prende cinque pagine fitte nella bozza circolata ieri). La norma per aggiornare i prezzari prevede lo stesso stanziamento di 1,5 miliardi previsto per il 2022 anche per altri quattro anni, fino al 2026. L’arco di tempo non è casuale, si vuole dare copertura al Pnrr in tutto il periodo di svolgimento (questo ovviamente senza poter prevedere quale saà l’andamento dei prezzi nei prossimi mesi e anni).

Anche per l’altro capitolo - quello delle compensazioni per le opere in corso - si prevedono ulteriori risorse, in particolare nel 2023: un altro miliardo e 600 milioni suddivisi in 500 milioni destinate alle opere Pnrr, Pnc e commissariate, 550 milioni alle altre opere e 550 milioni di incremento al Fondo istituito lo scorso anno.

Nella norma non ci sono solo fondi. C’è anche il meccanismo che consente di calcolare le compensazioni. Volendo semplificare, si prevede anzitutto un adeguamento automatico dei prezzari vigenti a fine 2021, facendo scattare un incremento «fino al 20%», temporaneo, nelle more di una dterminazione di aggiornamento dei prezzari regionali che dovrà essere disposto entro il 31 luglio 2022 dalle regioni. In assenza di questa determinazione, saranno i Provveditorati alle opere pubbliche del Mims a intervenire nei successivi quindici giorni.

Si tratta, comunque, di un aggiornamento dei prezzari straordinario, che cessa di avere effetto a fine 2022 e possono essere utilizzati solo fino al 31 marzo 2023. In sostanza, il governo riconosce alle imprese che questo 2022 è un anno straordinario che va affrontato con strumenti del tutto fuori dell’ordinario, proprio per evitare il blocco del Pnrr e degli altri cantieri e in attesa di vedere cosa succederà poi ai prezzi. C’è un grande passo avanti - e non solo per l’entità delle risorse stanziate - rispetto alle rcihieste dei costruttori.

Resta un nodo da risolvere e ancora i testi circolati ieri non lo risolvevano. Il governo è partito volendo riconoscere solo l’80% degli incremementi dei costi calcolati nel modo detto. Il 20% che restava fuori dal calcolo veniva considerato «rischio di impresa». Una tesi rigettata dall’associazione nazionale dei costruttori che ha obiettato che la guerra non può essere considerata un rischio di impresa e che gli aumenti dello scorso anno li hanno pagati in grandissima parte proprio le imprese. Di fronte alle obiezioni fortissime dell’Ance, il governo ha fatto un passo avanti portando la quota riconosciuta al 90%. Ma la partita non è chiusa e solo con il testo definitivo si potrà capire come finisce.

Nessun accenno, infine, alla revisione prezzi a regime nella norma approvata ieri. Questa partita è rinviata all’attuazione dell’articolo 29 del decreto legge 4/2022. Il governo ha ritenuto di voler affrontare l’emergenza e mettere a disposizione le risorse che danno ossigeno per tutto quest’anno alle imprese, ma non ha considerato il momento opportuno per decisioni su strumenti ordinari.

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