Amministratori

Dl Pa, i politici locali assunti negli staff dei colleghi

Nelle bozze del decreto che è in questi giorni all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera

di Gianni Trovati

Uscito dalla porta del testo approvato in consiglio dei ministri, rientra dalla finestra degli emendamenti parlamentari la possibilità per i politici locali di farsi assumere a pagamento negli staff dei loro colleghi. La deroga, tentata e poi espunta dalle bozze del decreto sulla Pa che è in questi giorni all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, esclude dall’obbligo di gratuità degli incarichi per i titolari elettivi, introdotta nel 2010 quando la crisi del debito pubblico cominciava a farsi sentire, «i contratti di lavoro subordinato presso gli uffici di supporto agli organi di direzione politica delle regioni ed enti locali». Con un’unica condizione: che «la carica elettiva non sia esercitata presso il medesimo ente che procede all’assunzione». Il sindaco, in pratica, non potrà mettere a libro paga i “suoi” consiglieri comunali, e ci mancherebbe.

Ma negli emendamenti c’è anche un’altra rentrée: si tratta della possibilità per Palazzo Chigi e i ministeri di trattenere in servizio i segretari generali e i dirigenti di livello regionale, con la curiosa condizione che siano «in possesso di specifiche professionalità» nell’eventualità almeno teoricamente remota che si possa salire fino ai vertici delle strutture amministrative pur essendone privi.

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