Fisco e contabilità

Dl Ristori, Anci chiede la proroga per canone di occupazione e fondo garanzia debiti commerciali

Tra gli emendamenti inviati alle commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato la proposta di rinvio al 2022

di Anna Guiducci e Patrizia Ruffini

Richiesta di proroga al 2022 del canone unico di occupazione e del fondo garanzia debiti commerciali. Con gli emendamenti presentati al tavolo del Senato che discute la conversione del decreto Ristori, Anci propone il rinvio all'anno 2022 degli obblighi di accantonamento obbligatorio al fondo garanzia debiti commerciali, la cui entrata in vigore era già slittata di un anno. L'accantonamento, che deve essere effettuato nei casi di mancato rispetto delle norme sui tempi di pagamento, dovrebbe essere rinviato al fine di consentire il progressivo allineamento dei dati con le risultanze in Pcc ed il superamento delle forti criticità finanziarie degli enti locali, messi a dura prova dall'emergenza sanitaria in atto.

Il rinvio al 2022 del canone unico sull'occupazione di spazi pubblici e sull'esposizione pubblicitaria (canone unico) sarebbe opportuno in considerazione anche della forte riduzione (di oltre il 60 per cento) dei prelievi per l'anno 2021 relativi all'occupazione di spasi pubblici gravanti sugli operatori dei mercati e del commercio ambulante.

Nel pacchetto proroghe si sono anche l'approvazione del bilancio consolidato 2019, che slitterebbe al 28 febbraio 2021, e la salvaguardia degli equilibri di bilancio di cui all'articolo 193, comma 2 del Tuel, che verrebbe accorpata con il rendiconto 2020. In questo caso Anci propone un'attestazione del sindaco e del segretario generale che certifichi l'impossibilità di procedere agli adempimenti connessi per effetto dell'emergenza epidemiologica in corso.

Al fine di semplificare gli obblighi di rendicontazione e l'attività di programmazione degli uffici, si propone inoltre l'utilizzo anche nell'esercizio 2021 delle risorse per le medesime finalità le straordinarie a qualsiasi titolo assegnate dallo Stato nell'esercizio 2020 in relazione all'emergenza da Covid-19.

In materia tributaria, la richiesta dei sindaci punta a sganciare dal termine di deliberazione del bilancio di previsione quello di approvazione delle tariffe, dei regolamenti e del Pef Tari, che slitterebbe al 30 aprile dell'anno di riferimento. Sempre in materia di Tari, si propone, nell'ambito dell'esercizio della potestà regolamentare generale di cui all'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997 n. 446, la riscossione tramite addebito dell'importo sulle fatture emesse dall'imprese fornitrici dell'energia elettrica. In considerazione della «seconda ondata» della pandemia, e tenendo conto delle difficoltà di intervento autonomo da parte dei Comuni per l'impossibilità di deliberare, viene chiesto di spostare oltre il termine del 31 ottobre la scadenza in materia di modifiche alle tariffe e alle agevolazioni della Tari.

Fra gli emendamenti, infine, quello atto a consentire l'intervento dell'ente locale sulle società pubbliche colpite anch'esse dalla crisi finanziaria derivante dall'emergenza Covid-19 e l'innalzamento a sei dodicesimi per ciascuno degli anni dal 2020 al 2022 delle entrate del biennio precedente ai fini del ricorso all'anticipazione di tesoreria.

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