«Dl Semplificazioni, la circolare Mit non risolve i nodi dell'attuazione»
Intervento. Irrisolte le questioni legate a deroghe, subappalti, rotazione, partecipazione delle Ati, oneri anti-Covid
Quanto elencato nella recente circolare del Mit sulla portata ed applicazione delle previsioni del Semplificazioni ci fa tornare alla mente gli anni del ginnasio. Allora ci veniva chiesto di riassumere in prosa discorsiva il contenuto in esametri della Iliade o degli endecasillabi della Divina Commedia perché il professore fosse sicuro che avessimo ben compreso la portata dei testi.
Ora ad un testo in prosa (Semplificazioni) segue una sintesi, sempre in prosa, che peraltro nulla aggiunge al testo originario, anzi.
Si badi bene che diversi sono i punti del Semplificazioni che necessitano di chiarimenti perché non completi o cmq non integralmente applicabili.
Si è però preferito editare un «bignami» del Semplificazioni invece che affrontare i temi irrisolti.
L'incipit ci faceva ben sperare perché, per la ennesima volta, si ribadiva che «non vi può essere crescita e sviluppo senza infrastrutture a condizione che le risorse finanziarie siano spese bene ...».
Come Ance avevamo auspicato, per il mercato dei lavori pubblici, un intervento che sciogliesse per lo meno i principali nodi applicativi.
Perché non si è colta la occasione per riempire di significati il concetto di "rotazione"?
Perché non si è chiarito se la pubblicazione di un avviso di gara sul sito istituzionale della stazione appaltante valga come manifestazione di interesse (come ha sostenuto Palazzo Chigi) oppure fosse prevalente l'interpretazione data dal Mit con il parere n. 729 dello scorso 16 settembre?
Perché non si è ritenuto, sia pure in via interpretativa, di dare concretezza al principio per cui alle procedure semplificate sono ammesse anche le Ati che, altrimenti, risulterebbero escluse dalle procedure negoziate indette ai sensi del Semplificazioni? Si è deciso di cancellare dal nostro ordinamento l'istituto della Associazione Temporanea di Impresa ?
Perché non si è fatta luce sulla portata del concetto della «diversa dislocazione territoriale delle imprese»?
Fino al 31 dicembre 2021 le stazioni appaltanti possono ancora utilizzare le «procedure ordinarie» o debbono utilizzare solo le «procedure emergenziali» del decreto Semplificazioni?
Quale è la normativa sul subappalto da applicare ? Quella italiana o quella europea ? Siamo arrivati al paradosso che due stazioni appaltanti appartenenti alla stesso gruppo e riconducibili direttamente al Mit applichino sul subappalto in un caso la normativa italiana e nell'altro la disciplina europea.
Abbiamo assistito al paradosso che nello stesso giorno una impresa può partecipare a due gare di appalto con due diverse stazioni appaltanti ed avere differenti regole che disciplinano la esecuzione dei lavori con riferimento al subappalto. Siamo inadempienti con la Ue, per lo meno, da gennaio 2017 e tutto tace.
Il Collegio consultivo tecnico, che avrebbe dovuto contribuire a disinnescare possibili intoppi nella esecuzione di un appalto non è decollato. Palazzo Chigi lo aveva visto come principale forma per la soluzione di dispute alternativo al quotidiano intasamento delle aule giudiziarie. Perché non si è intervenuti per chiarire i dubbi che da mesi sono stati da più parti evidenziati ? Gli oneri derivanti dalla attuazione delle misure anti-Covid stentano ad essere riconosciuti a chi ha dovuto riorganizzare tutta la produzione di cantiere a causa della pandemia. Non doveva costituire questa la occasione per fare chiarezza su alcuni dubbi?
I temi sopra riportati sono solo alcuni che, assieme ad altri, necessitavano (e necessitano tuttora) di un intervento chiarificatore del Mit se veramente si volevano aiutare le stazioni appaltanti e gli operatori economici nella apertura dei cantieri e nell'avanzamento dei lavori.
Si è persa forse una formidabile occasione, la ennesima, con il tempo che continua a scorrere inesorabile.
Condividiamo il vero messaggio politico (non tecnico) contenuto nelle ultime tre righe della circolare del ministero che rappresenta l'anima, l'essenza del testo. Ed è apprezzabile che le Infrastrutture abbiano avvertito la necessità di appellarsi alla coscienza delle stazioni appaltanti perché ad oggi il decreto Semplificazioni purtroppo non ha trovato attuazione; è necessario, mai come in questo momento, gettare il cuore oltre l'ostacolo ed aprire cantieri e contabilizzare lavori.
Come Ance siamo stati sempre propositivi per tutti i supporti e le collaborazioni tecniche necessarie ma il tema, lo ribadiamo, è oramai esclusivamente di politica sociale ed economica.
Decidete quale debba essere il futuro del settore e tutto verrà di conseguenza, di certo la categoria non può essere relegata esclusivamente alla sostituzione di caldaie/infissi o a lavorare in subappalto per la nuova Italstat. Proseguendo con lo stallo attuale rischiamo di liquidare un intero settore minando alla base i sentimenti di coesione nazionale ed alimentando sempre di più la divisione del Paese tra assistiti e non assistiti. Ora basta !
(*) Vice Presidente Ance con delega alle opere pubbliche