Appalti

Dl Semplificazioni, per i commissari costi fino al 7% dell'opera

La nuova figura, nominata soltanto per le emergenze, avrà poteri ampi e un suo budget

di Giorgio Santilli

Il balletto che più ha appassionato la maggioranza di governo nell'ultimo mese - commissari sì, commissari no per le grandi opere - potrebbe aver trovato una prima composizione - non è chiaro quanto stabile - con l'articolo 9 del decreto legge Semplificazioni approvato alle 5 della notte fra lunedì e martedì. Viene riscritto il decreto legge sblocca cantieri e unificate tutte le varie tipologie di commissari in questa nuova figura che è a metà strada fra il vecchio commissario debole e il «metodo Genova». Avrà poteri ampi, ma non potrà agire in deroga a tutto. Avrà un suo budget che potrà arrivare addirittura al 7% del costo di un'opera. Ma soprattutto le condizioni per farlo scendere in campo sono piuttosto restrittive: solo per interventi «caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutiva o attuativa, da complessità delle procedure tecnico-amministrative». Entrerà in scena, quindi, solo in casi di vera emergenza o opere che non si riescono a disincagliare in alcun modo dopo anni di tentativi. Il prototipo di opera tanto sofferta è il raddoppio della Pontina Roma-Latina. Non quindi la mitragliata di commissari che avrebbe voluto Matteo Renzi, che infatti ieri ha parlato di «primo passo», con riferimento all'intesa raggiunta nel governo su 36 opere che saranno commissariate. Altro fatto che fa pensare che la partita è finita senza che i commissari abbiano sfondato è che la proposta di nomina (da fare con Dpcm) spetta alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli e che di queste 36 opere ce ne sono 27 che la ministra voleva commissariare già da sei mesi.

Per il resto, sia pur tra mille modifiche, il decreto legge conferma le promesse della vigilia: 1) la riforma dell'abuso d'ufficio e della responsabilità civile nel senso di penalizzare meno chi nella Pa fa e più chi non fa; 2) l'obbligo per i funzionari pubblici di sottoscrivere il contratto definitivo (e poi l'apertura del cantiere) entro sei mesi dall'avvio della procedura relativa a un'opera e di andare avanti con l'aggiudicazione definitiva anche in caso di ricorso al Tar degli esclusi (salvo che non ci sia una chiara sentenza che impedisce l'aggiudicazione);3) gli affidamenti diretti per opere fino a 150mila euro; 4) gli affidamenti a procedura negoziata senza bando di gara (un tempo si chiamava trattativa privata) fino a cinque milioni di euro; 5) i poteri eccezionali alle stazioni appaltanti (è il sofferto articolo 2) per accelerare gare e iter autorizzativi relativi a opere di sette settori (scuole,università, sanità, carceri, strade, ferrovie e opere idriche); 6) la previsione di un fondo per il completamento delle opere rimaste a corto di finanziamenti; 7) la velocizzazione delle valutazioni ambientali, più forte per le opere green del Piano nazionale integrato energia e clima, con una nuova commissione Via creata ad hoc, ma ancora incerta per le altre opere; 8) maggiore certezza di tempi per le conferenze di servizi e il silenzio assenso; 9) accelerazioni per la digitalizzazione della Pa e per gli investimenti in banda larga e 5G; 10) una forte spinta alla rigenerazione urbana con l'eliminazione dei vincoli più pesanti alla demolizione e ricostruzione;11) la proroga dei titoli edilizi (apertura e chiusura dei lavori);12) estensione dell'autocertificazione, maggiore interoperabilità fra banche dati pubbliche e divieto per le Pa di chiedere ai cittadini e alle imprese dati di cui sono già in possesso. Il decreto, approvato con la formula «salvo intese» deve ancora essere affinato in molti punti ed è prevedibile che non vada in Gazzetta prima della prossima settimana.

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