Urbanistica

Edilizia, la spesa dei Comuni leva decisiva per la ripresa

Un primo ostacolo è rappresentato dai forti rincari dei prezzi dei materiali e delle materie prime

di Marco Morino

L'edilizia è da sempre il motore della crescita. Tra tutti i comparti di attività è quello che spinge maggiormente l’economia di un Paese, perché genera domanda interna sull’80% degli altri settori economici. Nella storia recente del mondo occidentale non esiste ripresa che non abbia messo al centro il settore dell’edilizia. Le costruzioni producono anche le infrastrutture, generando un effetto moltiplicatore sulla domanda interna in tutte le fasi del loro ciclo di vita: pianificazione, progettazione, costruzione e funzionamento. Sono numerosi gli studi che dimostrano l’impatto positivo degli investimenti in costruzioni sul Pil di un Paese. Ogni euro speso in infrastrutture si trasforma in 3,5 euro di Pil nel medio periodo. Il nesso tra crescita economica e risorse destinate al settore edilizio è dunque innegabile.

La spinta del Pnrr

La peademia si è abbattuta come un macigno sul settore dell’edilizia, bloccando quei segnali di una stabile inversione di tendenza registrati nel 2019 e nei primi mesi del 2020. La stima dell’Ance (l’associazione nazionale delle imprese di costruzioni guidata da Gabriele Buia) per lo scorso anno è di un consistente calo degli investimenti in costruzioni del -10,1% sul 2019, generalizzato a tutti i comparti. Ora però lo scenario sta cambiando e a molte imprese di costruzioni sembra di scorgere le primi luci in fondo al tunnel. L’Italia ha bisogno di imboccare con decisione la strada della ripartenza e la filiera dell’edilizia si candida a essere propulsore di questa fase di rilancio. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) - si ragiona ai vertici dell’Ance - finalmente segna un’inversione di tendenza. Su 222 miliardi di investimenti previsti dal piano, quasi la metà sono di interesse per il settore. Dice Buia: «È senza dubbio un ottimo punto di partenza, ma, come noi imprenditori sappiamo bene, un’idea non ha valore finché non è messa in pratica. Abbiamo una grande opportunità davanti per sviluppare un progetto di crescita del nostro Paese con gli investimenti del Recovery plan, con il superbonus che spinge l’efficienza energetica e la messa in sicurezza sismica ma dobbiamo fare attenzione affinchè queste misure atterrino rapidamente senza che la burocrazia lo impedisca».

Allarme caro materiali

Nell’immediato un primo ostacolo è rappresentato dai forti rincari dei prezzi dei materiali e delle materie prime (polietileni, rame, petrolio), con aumenti di oltre il 150% nel caso dell’acciaio, che mettono a repentaglio le imprese, l’occupazione e l’avvio dei cantieri. In tale contesto, infatti, i contratti non risultano più economicamente sostenibili. Il rischio è il blocco generalizzato degli appalti, ora che il Recovery plan è ai nastri di partenza. Il governo è corso ai ripari e sta studiando una sorta di piano ristori a favore delle imprese. Due le misure sul tavolo dei ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture: compensazioni in corsa d’opera o conguagli a favore delle imprese danneggiate. La norma verrà inserita a breve in un decreto legge ad hoc. La vibrata protesta dell’Ance e delle imprese infine è stata ascoltata.

ll ruolo dei Comuni

La seconda questione che sta particolarmente a cuore alle imprese di costruzioni e al presidente dell’Ance è la spesa in conto capitale dei Comuni italiani. In particolare i programmi dei Comuni destinati a opere di efficientamento energetico, quali interventi di illuminazione pubblica, di risparmio energetico degli edifici pubblici, di installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di sviluppo territoriale sostenibile, quali interventi per la mobilità sostenibile, l’adeguamento e la messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici, l’abbattimento delle barriere architettoniche. Ance ha molto apprezzato la norma Fraccaro (l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio), che negli anni 2019 e 2020 ha assegnato una serie di contributi a favore dei Comuni per la realizzazione di progetti di efficientamento energetico e di sviluppo territoriale sostenibile. Osserva l’Ance: «Tutti i programmi dei Comuni finanziati dalla norma Fraccaro o Piano spagnolo (in quanto mutuato da ciò che è stato fatto in Spagna qualche anno fa) hanno raggiunto un buon avanzamento, confermandosi come un valido modello di spesa. Il meccanismo prevede infatti l’avvio del cantiere entro un termine perentorio pena la perdita del finanziamento, e consente così ai Comuni di spendere le risorse in tempi brevi». I buoni risultati prodotti dalla norma Fraccaro hanno spinto il governo a inserire nel Pnrr ben 6 miliardi di euro di progetti per “la resilienza, valorizzazione del territorio ed efficientamento energetico dei Comuni”. Secondo l’Ance, però, è necessario compiere un ulteriore sforzo. Spiega Buia: «L’Ance è stata la prima a chiedere una procedura semplificata, mutuata dall’esperienza spagnola, per velocizzare gli interventi di manutenzione del territorio. Lo strumento già in questi anni ha dato ottimi risultati, ma va ampliato per renderlo applicabile a interventi di maggior importo, solo così i Comuni avranno la possibilità di intervenire rapidamente su scuole, strade, ospedali e edifici. Bisogna attivare a tutti i livelli e con tutti i mezzi disponibili un grande piano di manutenzione delle città e dei territori».

Il nemico da battere, come sempre, è la burocrazia. La lentezza e la complessità della burocrazia non sono una novità, ma restano nodi da sciogliere con urgenza, un vero e proprio ostacolo da rimuovere al più presto per non rischiare di vanificare l’opportunità senza precedenti del Recovery Fund.

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