Personale

Entrate, stop ai «rimborsi» per lo Smart Working

No della Funzione pubblica all'accordo sull'indennità firmato a luglio fra l'Agenzia e i sindacati

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di El&E

L'accordo firmato a luglio fra l'agenzia delle Entrate e i sindacati per riconoscere ai dipendenti una sorta di indennità da Smart Working inciampa nel «no» dei tecnici del governo. Dello stop, appena comunicato dall'agenzia ai vertici sindacali, si dovrebbe discutere in una riunione martedì prossimo. Ma a quanto pare la strada sembra sbarrata perché la Funzione pubblica, anche sulla scorta delle indicazioni arrivate dalla Ragioneria generale, non avrebbe chiesto chiarimenti o ulteriori documenti a supporto ma avrebbe pronunciato un secco «non possumus». La stessa sorte, spiegano fonti sindacali, avrebbe colpito un accordo analogo firmato all'Inps.

L'intesa, siglata il 16 luglio, avrebbe girato ai dipendenti in Smart Working, per compensare le spese sostenute per attrezzarsi a lavorare da casa dal marzo al dicembre 2020, i 22,3 milioni di euro risparmati con la mancata erogazione dei buoni pasto. A dicembre, rispondendo a una richiesta delle Entrate, Palazzo Vidoni aveva già sostenuto l'assenza «di un preciso fondamento normativo o negoziale» su cui fondare il riconoscimento dell'indennità, che quindi era «non praticabile». Poche settimane dopo è entrato in vigore il comma 870 dell'ultima legge di bilancio che permette di girare i risparmi da mancati buoni pasto al trattamento accessorio collegato alle «condizioni di lavoro»: tra cui ci sono anche le ricadute dello Smart Working, rivendicano i sindacati con la Flp che parla di «ennesimo attacco al lavoro agile».

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