Ferrovie dello Stato: il caro materiali pesa sugli appalti Pnrr per oltre 7 miliardi
Nel Forum del Sole 24 Ore l'ad di Fs Luigi Ferraris parla del riassetto del gruppo e dettaglia il maxi piano da 190 miliardi: «Più merci e passeggeri sui convogli, investimenti su fibra e digitale»
Appena rientrato dal road show organizzato alla stazione di Milano Centrale, dove ha incontrato una nutrita rappresentanza di giovani colleghe e colleghi per parlare del nuovo piano industriale 2022-2031 da 190 miliardi di investimenti e 40mila assunzioni, l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Luigi Ferraris, traccia le prossime sfide, in questo forum con Il Sole 24 ore e Radiocor Plus, a cominciare dall'attuazione dei 24 miliardi di progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, considerati «la priorità del momento», e dall'ulteriore spinta sulla digitalizzazione e sulla connettività per assicurare copertura wi-fi sui treni, nelle stazioni e nelle strade che corrono vicino ai binari. «Tra i giovani c'è entusiasmo e voglia di esserci - spiega il top manager -. E penso che mai come oggi per un giovane entrare nel nostro gruppo sia sfidante».
La nuova strategia decennale avrà un impatto di circa il 2% sul Pil (con un indotto occupazionale di oltre 200mila persone), prevede una profonda ridefinizione della governance e poggia su una nuova struttura organizzativa, con la creazione di quattro poli di business (Passeggeri, Infrastrutture, Logistica e Urbano). Un riassetto, spiega il ceo del gruppo che, rispetto ai business più tradizionali delle Ferrovie, tiene conto di due nuove tendenze: «La prima, come conseguenza della pandemia, è che il comportamento del passeggero sta cambiando: con la quota di lavoro a distanza che va aumentando, diminuisce la componente business nei trasporti. Per recuperare questo segmento di clientela, in treno si dovranno realizzare condizioni per lo smart office e le videoconferenze. La seconda tendenza è l'aumento, in modo importante, del traffico turistico che sta prendendo piede, come abbiamo scoperto anche dal successo dei treni storici, e che sarà oggetto di un'unità di business dedicata nel polo Passeggeri».
Il piano che avete presentato prevede un ritmo di investimenti di 19 miliardi l'anno. Quando farete lo scatto necessario per centrare l'obiettivo?
Nel 2021 abbiamo messo a terra uno sforzo di oltre 12 miliardi e chiuderemo il 2022 più o meno allo stesso livello. L'anno prossimo dovremo cominciare con il primo salto per mantenere la velocità di crociera di 18/19 miliardi. I 190 miliardi di investimenti includono infrastrutture, tecnologia, treni e altro, ma la componente che richiederà lo sforzo maggiore è quella delle infrastrutture. Considerando poi i piani di Anas e Rfi, con un orizzonte temporale proiettato oltre il 2031, gli investimenti superano ampiamente i 200 miliardi.
Restiamo sul tema della messa a terra dei progetti. Alcune gare, come sulla Palermo-Catania, sono state fermate in attesa dei nuovi prezziari. Il caro materiali mette a rischio l'esecuzione dei progetti?
Sicuramente la priorità numero uno è l'attuazione del Pnrr che vale 24 miliardi per Ferrovie, la stazione appaltante più importante del Piano nazionale. Il nostro primo obiettivo, quindi, è lanciare, nella seconda parte del 2022, a partire da giugno, tutte le gare necessarie per rispettare la scadenza al 2026 del Recovery, scontando un effetto prezzi, che va dal 20 fino a oltre il 30%, sul quale è intervenuto il decreto Aiuti. A oggi, secondo le nostre prime stime, il caro materiali pesa per oltre 7 miliardi sulla vita intera dei progetti. Quindi, in questo momento, dobbiamo mettere in sicurezza il Pnrr e le condizioni per farlo ci sono. È chiaro che il tema dell'aumento dei prezzi rimane, ma personalmente sono convinto che non durerà a lungo.
C'è bisogno di ulteriori interventi, dal punto di vista normativo, per attuare quanto avete pianificato?
I provvedimenti di legge che sono stati emanati sono sicuramente un buon viatico, ma io credo che sia necessario cominciare ad avviare una qualche riflessione su come remunerare i progetti in modo da immaginare un meccanismo di copertura sul progetto a vita intera, che consenta a chi deve pianificare gli investimenti di avere visibilità e certezza sull'intero percorso. Il criterio che guida il mondo delle infrastrutture è la suddivisione in lotti, ma, se guardiamo alla declinazione concreta, questo tipo di meccanismo ha finito per produrre molto spesso ritardi e inefficienze. E, invece, un meccanismo come quello che ho appena descritto, darebbe certezza a chi lancia la gara, a chi vi partecipa e a chi intende investire sull'indotto.
Avete già avviato dei contatti in tal senso?
Interazioni informali sono già in corso. Il discorso però ancora è prematuro, ma bisogna cominciare a ragionare sulla situazione.
Ci indica, in estrema sintesi, le priorità del piano?
Anzitutto c'è una grande sfida, la crescita del trasporto su rotaia per arginare il congestionamento delle strade: secondo l'Unione europea se non facciamo nulla nei prossimi 10 anni avremo 700-800mila veicoli in più di trasporto commerciale. Dobbiamo favorire il trasporto collettivo multimodale rispetto al trasporto privato, la capacità della nostra rete crescerà del 20% al 2031 e puntiamo ad aumentare del 30% i passeggeri su mezzi di trasporto collettivi, treni e bus. Raddoppieremo inoltre la quota di merci su rotaia che attualmente rappresenta l'11% rispetto ad una media europea del 20 per cento. Il nuovo assetto societario e organizzativo del gruppo è funzionale al raggiungimento di questi obiettivi.
Che ruolo ricopre la holding in questo nuovo assetto?
Svolgerà la funzione di indirizzo, coordinamento, controllo strategico e finanziario sulle capogruppo di settore. Creiamo quattro poli di business, ognuno con precisi obiettivi strategici su Infrastrutture, Passeggeri, Logistica e Urbano.
Iniziamo dalle infrastrutture: perché troviamo insieme Rfi e Anas? Come pensate, attraverso la creazione del polo, di centrare l'obiettivo di realizzare gli investimenti infrastrutturali in tempi certi, viste le difficoltà attuative di Anas?
La realizzazione del polo, che ha Rfi capogruppo con Anas, Italferr e Ferrovie del Sud-Est nella sua componente Infrastrutture, consente di aggregare le competenze ingegneristiche di progettazione, di sviluppo e di gestione delle infrastrutture ferroviarie e stradali. Anas e Rfi nel complesso gestiscono circa 50mila chilometri tra linee ferroviarie e strade, quasi 4mila gallerie a oltre 40mila tra ponti, sottovia e viadotti. Nel nuovo polo si potranno massimizzare le sinergie industriali. Per Rfi si prevedono 110 miliardi di euro di investimenti infrastrutturali complessivi, per Anas ulteriori 50 miliardi per lo sviluppo e la manutenzione della rete. Dall'integrazione delle due società arriva l'impulso al progetto "Smart road" di digitalizzazione e connettività delle strade.
Qual è la mission alla base del Polo passeggeri?
Abbiamo unito le società del gruppo impegnate nel trasporto dei viaggiatori su ferro e gomma, che faticavano a parlarsi, per favorire soluzioni integrate di mobilità e proporre un'offerta più personalizzata. Circa 15 miliardi saranno investiti dal polo che ha capogruppo Trenitalia con Busitalia, Ferrovie del Sud Est, per la parte di trasporto passeggeri. Nei prossimi due mesi, a cavallo dell'estate, sarà operativa una piattaforma per la pianificazione degli spostamenti con un orario integrato; l'orario del treno deve parlare con quello del bus. Puntiamo poi allo sviluppo di un business già di grande richiamo, quello dei treni storici. Lo scorso anno la cantante Madonna ha affittato un treno storico per una tratta tra Fasano e Lecce. Ci potrà essere chi, arrivando ad esempio dagli Usa, potrebbe trovare un treno storico, magari a Fiumicino, per viaggiare in giro per l'Italia.
Le merci sono state delle "figlie di un Dio minore", rispetto al trasporto passeggeri. Come pensate di ridare centralità a questo segmento di business?
Il polo Logistica punta a raddoppiare la quota traffico merci su rotaia rispetto al 2019, lavorando in un'ottica di sistema, anche con partnership con gli autotrasportatori per il cosiddetto primo e ultimo miglio, ovvero per i punti di ingresso in porti, aeroporti e centri logistici. Capogruppo è Mercitalia Logistics, con sette società operative a livello nazionale e internazionale, come Mercitalia Rail, Tx Logistik e Mercitalia Intermodal. Si prevedono quasi 2,5 miliardi di investimenti per il rinnovamento di locomotori e carri e per realizzare nuovi terminal ferroviari intermodali, tecnologicamente avanzati.
Il riassetto prevede la creazione di un quarto polo "Urbano" per la valorizzazione degli asset non funzionali al servizio ferroviario e anche per rendere più attrattive le stazioni. Quali saranno le priorità d'azione?
La principale priorità di questo polo sarà gestire e rigenerare il patrimonio immobiliare di gruppo, con un valore degli asset di circa 1,5 miliardi concentrati nelle aree limitrofe a stazioni e ferrovie. In base al nostro censimento, Fs dispone di circa 30 milioni di metri quadri tra aree dismesse e binari inutilizzati in tutta la penisola. Cosa ci faremo? Innanzitutto, potremmo costruire più parcheggi che passeranno dagli 84 di oggi a 250, offrendo 20mila posti auto in più e ulteriori mille colonnine di ricarica per auto elettriche. Il resto sarà oggetto di un piano di riqualificazione urbana e le aree residue saranno utilizzate in ottica green per produrre energie pulite, con l'installazione di pannelli solari, per realizzare nuove piantumazioni, creare corridoi verdi e spazi per la mobilità sostenibile urbana.
Lei ha parlato di energie pulite, nel vostro piano puntate ad aumentare l'autonomia energetica del gruppo arrivando a coprire almeno il 40% del vostro fabbisogno con produzione "green". Con quali tempi centrerete questa asticella?
Per raggiungere quel traguardo, abbiamo pianificato una pipeline di 2 mila megawatt di impianti fotovoltaici e minieolici. Abbiamo già identificato alcune aree e pensiamo di metterli a terra già da qui ai prossimi 4-5 anni. Queste aree hanno il vantaggio di essere vicine alla rete elettrica e ciò faciliterà l'utilizzazione dell'energia e il raggiungimento di questo target molto ambizioso.Che tipo di impatto potrà avere sulla vostra bolletta energetica? Con 6 terawattora di energia elettrica consumata, pari al 2% della domanda nazionale, siamo i primi energivori del Paese. Considerando i prezzi correnti, che viaggiano su oltre 200 euro per megawattora, al sistema Paese il costo supera abbondantemente i 700-800 milioni. Con un 40% di energia green autoprodotta, i risparmi per la collettività sono evidenti. E il mio auspicio è che nasca un effetto moltiplicatore da questo percorso.
Per attuare il piano di investimenti servono anche nuove professionalità. Avete annunciato 40mila assunzioni: per quali profili e in quali aree del Paese?
La sfida per noi è reperire e valorizzare figure tecniche, servono ingegneri civili, informatici che possano lavorare nel mondo civile e gestionale, project manager, ma anche profili come carpentieri. L'età media dei nostri 82mila dipendenti è 43 anni, le assunzioni proseguiranno il ricambio generazionale. Considerando le uscite per i pensionamenti, a fine piano possiamo ipotizzare un organico di circa 100mila dipendenti. Il grosso delle assunzioni verrà fatto da qui ai prossimi 5-6 anni, e, dal momento che il 60% degli investimenti riguarda il Centro-Sud, è qui che prevediamo la maggior parte degli ingressi. I giovani, ma tutti i nostri colleghi in generale, devono essere seguiti e stimolati, e per questa ragione abbiamo organizzato un road show in tutta Italia per presentare e renderli parte attiva nel piano. Abbiamo inoltre coinvolto 100 Ambassador, di tutte le età, per illustrare il cambiamento in corso.
Veniamo all'estero. Nel vostro piano, lo sviluppo della strategia internazionale prevede un incremento dei ricavi da 1,8 miliardi nel 2019 a circa 5 miliardi nel 2031. Ci sono altri mercati, oltre a quelli che già presidiate, dove pensate di investire?
L'Europa è il campo di gioco per l'alta velocità e le merci. Ma non faremo voli pindarici e vogliamo andare dove riteniamo vi siano i presupposti. Il Vecchio Continente ferroviario è un po' come il mondo energetico ormai, è una rete connessa e Fs deve sfruttare questa appartenenza e l'ha già dimostrato lanciando, per esempio, il treno Milano-Parigi che sta ottenendo un grande riscontro. E siamo vicini ad attivare un'iniziativa analoga anche sulla tratta Monaco-Berlino su richiesta dei tedeschi. Cresceremo in modo oculato, quindi, e il peso dell'estero sul nostro fatturato passerà dall'attuale 10% al 15% a fine piano.
Uno dei temi critici a bordo treno ma anche nelle stazioni, è quello della connettività. Quando potremo chiamare o lavorare viaggiando senza interruzioni?
Noi abbiamo da subito posto l'attenzione sul tema della connettività perché siamo tutti utenti delle ferrovie. E quindi abbiamo lanciato un piano in due tranche con un primo progetto nel breve periodo per portare, nei prossimi 18 mesi, il 4G sull'alta velocità e, in seconda battuta, con una strategia più ambiziosa e di lungo respiro, per dotare di fibra ottica tutta la rete ferroviaria e quella stradale prossima ai binari, abbiamo infatti quasi 12mila chilometri di strade contigue all'infrastruttura ferroviaria.
In che modo?
Si tratta di uno dei sei progetti digitali strategici previsti dal nostro piano, si chiamerà "Gigabitrail and roads". L'obiettivo è potenziare la fibra ottica passiva che già corre lungo le nostre infrastrutture posando ulteriori cavi di adeguata capacità lungo i 17mila chilometri di rete e posizionando una serie di ripetitori che la rendano fruibile in maniera ottimale durante il tragitto. Così miglioreremo il segnale a bordo di tutti i treni, inclusi regionali e intercity, assicureremo il wi-fi anche nelle nostre 2200 stazioni, ma offriremo un migliore servizio anche a quanti operano in prossimità della ferrovia. E c'è un grande interesse, tra gli altri, dei coltivatori diretti che vogliono poter sfruttare la fibra per tutta una serie di servizi, a partire ad esempio dall'irrigazione programmata.
Avete già interlocuzioni in corso con operatori o potenziali utilizzatori?
Stiamo già parlando con gli operatori dell'infrastruttura e delle tlc per capire come realizzarlo. Con Coldiretti abbiamo già firmato un protocollo d'intesa e abbiamo già parlato di questo progetto con alcuni ministri. A giugno rifaremo il punto e vedremo come finanziare questa attività che comporterà 1,6-1,8 miliardi di investimenti.
Chi viaggia sui treni sperimenta però ancora ritardi. Come pensate di risolvere questo nodo?
I ritardi sono in alcuni casi anche conseguenza della congestione dei convogli in arrivo nelle stazioni di testa, come ad esempio quelle di Roma Termini e Milano Centrale. Per questo, penso si debbano riprendere alcune ipotesi fatte in passato come differenziare il traffico e specializzare le stazioni. Ne stiamo già parlando con qualche sindaco, come quello di Genova, ma bisognerà aprire un tavolo con le amministrazioni. Dobbiamo decongestionare e creare nuova capacità, come prevede il nostro Piano. E dobbiamo puntare all'intermodalità, anche con uno sguardo agli aeroporti. Di recente abbiamo firmato un accordo con Aeroporti di Roma per incrementare i servizi e portare l'alta velocità dentro l'hub di Fiumicino e avere anche un biglietto unico treno-aereo. Si può fare nel giro di qualche anno, ci stiamo già lavorando.
Di recente anche Fs ha subito un attacco hacker. Come vi proteggerete da questo tipo di minaccia?
Lo facciamo sia attraverso la creazione, già introdotta, di un presidio sul digitale a livello di holding per gestire questo aspetto, sia con investimenti mirati. Abbiamo pianificato un impegno di 200 milioni nella cybersecurity e stiamo rafforzando il team di presidio cyber con esperti e istituti certificati dall'Autorità, oltre che attraverso una stretta sinergia con l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Inoltre, abbiamo istituito due livelli con un responsabile delle policy e una figura deputata all'implementazione delle soluzioni.
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di Celestina Dominelli