Urbanistica

Fisco e imprese, boom dello split payment nel 2015 (e quest’anno salirà ancora)

di Giuseppe Latour

La valanga dello split payment, nel corso del 2015, ha travolto le imprese italiane che lavorano con la pubblica amministrazione. I dati del ministero dell'Economia parlano di un totale di 5,8 miliardi di Iva anticipata dalla Pa alle casse dell'erario nei primi undici mesi dell'anno. Una cifra gigantesca che, per il 2016, aumenterà in maniera esponenziale, visto che il meccanismo è entrato a pieno regime solo nella seconda parte dell'anno appena trascorso: c'è chi prevede, addirittura, di superare quota 16 miliardi. Le previsioni dell'Ance, che aveva ipotizzato un effetto di drenaggio della liquidità da 1,3 miliardi solo per le sue imprese, sembrano allora pienamente confermate. Intanto, non si registrano i miglioramenti auspicati sul fronte delle compensazioni e dei rimborsi.

Lo split payment – va ricordato – è quel meccanismo andato in vigore a partire dal primo gennaio del 2015 per chi effettua operazioni Iva nei confronti degli enti pubblici. Le imprese in questione devono emettere una normale fattura. Il versamento dell'Iva indicata nel documento, però, non sarà effettuato dall'impresa, come accadeva prima, ma dall'ente pubblico che riceve la prestazione. Questo formalmente non sottrae risorse alle aziende, ma crea forti problemi di liquidità per soggetti che si trovano a maturare una situazione creditoria cronica sul fronte Iva.

All'indomani dell'approvazione della norma, la stima dell'Ance era stata che l'impatto potesse essere di circa 1,3 miliardi sul settore delle costruzioni. E i numeri appena pubblicati dal ministero dell'Economia (che, di fatto, danno già la misura di quello che è accaduto nel corso del 2015) confermano che quelle ipotesi erano molto vicine alla realtà. Tra gennaio e novembre, infatti, le entrate Iva sono aumentate complessivamente di 4,3 miliardi di euro, segnando un +4,4 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questa crescita è legata, principalmente, all'esordio del meccanismo dello split payment, grazie alla legge di Stabilità 2015 (legge n. 190/2014), che ha portato nelle casse dello Stato 5,8 miliardi di euro in più in undici mesi. E che, quindi, su base annuale sfonderà ampiamente il muro dei sei miliardi di euro. Una cifra importante, su un totale di 101 miliardi di entrate Iva nel periodo considerato.

A preoccupare, però, è anche un altro dato. Solo a novembre lo split payment è arrivato a pesare oltre 900 milioni di euro. Se guardiamo al resto del 2015, i numeri dicono che c'è stata una crescita esponenziale dell'utilizzo di questo meccanismo. Nel periodo gennaio-marzo, infatti, i versamenti sono stati di appena 20 milioni di euro totali. Nel secondo trimestre, fino a giugno, le cose hanno cominciato a mettersi in moto, con 1,8 miliardi totali. Una cifra alta, ma ancora lontana dai livelli attuali. Segno che, con il passare dei mesi e con le diverse indicazioni dell'Agenzia delle Entrate, lo split payment è andato definitivamente a regime e, nel corso del 2016, potrebbe andare anche molto oltre i livelli dell'anno in corso.
Allora, secondo le stime rese note dalla Cna nei giorni scorsi, nel 2016 è addirittura possibile che venga sfondato il muro dei 16 miliardi di euro.

Una massa gigantesca di denaro che, in larga parte, andrà restituita dall'erario alle imprese, sotto forma di compensazioni e rimborsi: le compensazioni Iva, proprio per effetto dello split payment, nel corso del 2015 sono cresciute di circa un miliardo, arrivando a toccare quota 13,5 miliardi totali. Sul punto, bisogna segnalare che, nonostante il Governo avesse dato rassicurazioni in questo senso, non ci sono segnali positivi che fanno pensare a un abbattimento dei tempi necessari per effettuare le operazioni di rimborso dei crediti.

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