Urbanistica

Fondi Pnrr: digitalizzazione ferma al 43%, sui bandi pesano rincari del 43%

Rapporto Ance: accelera la ripartizione a regioni e comuni ma un quinto delle risorse è ancora al palo

di Giorgio Santilli

Resta ancora da ripartire a regioni e comuni il 20% dei 108 miliardi di fondi Pnrr destinato alle infrastrutture e per alcuni comparti il ritardo è diventata allarmante: per esempio la missione 1 sulla digitalizzazione, ferma ancora a una ripartizione del 43% del totale. In fondo alla classifica ci sono anche il ministero dell’Università e della Ricerca (che ha avviato i bandi in ritardo e deve ancora distribuire il 100% delle risorse), il ministero per il Sud (73%), il ministero del Turismo (72%), il ministero della Cultura (52%). Passi avanti hanno fatto invece l’Istruzione (arrivato al 77%), la Transizione ecologica (73%) e la Salute (71%). Il ministero guidato da Roberto Cingolani ha recuperato molto terreno, ma va ricordato che dei 15,5 miliardi di risorse territorializzate da ottobre a oggi, una gran parte riguardano il Superbonus su cui il ministero non ha meriti perché la ripartizione del beneficio fiscale avviene in modo automatico. Semmai il merito dell’accelerazione dovrebbe andare alle semplificazioni imposte sul punto dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

L’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, ha aggiornato il rapporto sullo stato di avanzamento del Pnrr, a tre mesi e mezzo dalla prima edizione (si veda Il Sole 24 Ore del 10 ottobre) e dà atto al governo di «un apprezzabile impegno nella fase di programmazione e distribuzione delle risorse che è da sempre uno dei punti deboli della catena degli investimenti». In effetti il balzo è sostanziale, con crescita delle risorse territorializzate dal 50% all’81% del totale disponibile (Ance prende in considerazione 108 dei 191,5 miliardi del Pnrr considerando solo quelli che hanno impatto sul settore dell’edilizia). L’Ance conferma la menzione di lode per il ministero delle Infrastrutture guidato da Enrico Giovannini, che ha ripartito il 96% delle risorse disponibili, con un gran lavoro quantitativo e qualitativo, e ha fatto da battistrada agli altri ministeri. Confermata in pieno la ripartizione per macroaree con il 41% delle risorse al Nord, il 43% al Sud e solo il 16% al Centro Italia.

Nonostante il 20% di risorse ancora da distribuire, questa prima fase si può dire ben avviata, con un positivo effetto Pnrr. Ma ora a preoccupare l’Ance sono nuove ombre che incombono. Il Rapporto (curato dal vicedirettore generale Romain Bocognani, dal direttore del centro studi Flavio Monosilio e da Amalia Sabatini, Assia Leoni e Beatrice Ranieri) evidenzia tre criticità per le prossime settimane: il rischio di ritardo nell’approvazione dei singoli progetti; il rischio che sui progetti abbia un impatto pesante il rincaro dei materiali; la carenza di manodopera.

Sui tempi di approvazione e autorizzazione dei progetti, problema cronico in Italia, la preoccupazione è accentuata dal fatto che le strutture straordinarie messe in campo dal Dl Semplificazioni bis non lavorano ancora a pieno regime, nonostante i tempi di istituzione fossero contingentati. Soprattutto desta preoccupazione la commissione Via speciale.

Ma il timore maggiore dei costruttori riguarda l’impatto che avrà sulle opere Pnrr il rincaro dei materiali. L’Ance sta osservando che i bandi pubblicati di recente per le opere Pnrr, per esempio da Rfi, hanno prezzi a base di gara del 10-12% inferiori rispetto ai prezzi di mercato. Questi investimenti partono quindi, prima ancora della gara, con un sottocosto consistente. Se non saranno adeguati i prezzari, dicono all’Ance, il rischio è che queste opere si blocchino appena aggiudicate.

La terza preoccupazione dei costruttori è una declinazione in chiave di Pnrr del problema più generale che il settore si trova oggi ad affrontare, quello della carenza di manodopera, stimata dall’Ance in 265mila unità lavorative fra operai, impiegati, professionisti e tecnici specializzati. Qui il Pnrr è una causa aggravante per la situazione generale - perché concentra una forte domanda in poco tempo - e al tempo stesso rischia di esserne la vittima perché cresce fortemente il rischio di sforamento rispetto ai tempi di realizzazione degli interventi.

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