Appalti

Gare, boom di affidamenti diretti dopo la prima ondata Covid (e il Dl Semplificazioni)

I dati dell'Anac: in quattro mesi appalti senza gara per 20,1 miliardi (+41% rispetto al 2019)

di Mauro Salerno

Meno gare alla luce del sole e molti più affidamenti diretti a ditte di fiducia o procedure gestite senza avvertire tutte le imprese con un bando. È la tendenza che si sta affermando di prepotenza nel mercato degli appalti pubblici (non solo lavori, ma anche servizi e forniture) per l'effetto combinato delle deroghe da pandemia e le scorciatoie varate con il decreto Semplificazioni del luglio scorso (Dl 76/2020) per permettere alle amministrazioni di aggirare i paletti del codice appalti e arrivare su mercato (quasi) senza mediazioni. Una scelta giustificata dall'emergenza che però ha inevitabilmente ridotto il livello di trasparenza dei contratti pubblici.

L'aumento della zona grigia degli affidamenti, assegnati nell'ombra preclusa alle regole di pubblicità, è stato misurato con precisione dall'Autorità Anticorruzione, spulciando nella mole di dati contenuti nella Banca dati nazionale degli appalti. I numeri (basati sui codici di identificazione Cig che le Pa devono richiedere per avviare l'assegnazione dei contratti) sono riferiti agli appalti (oltre la soglia di 40mila euro) promossi tra maggio e agosto 2020, dunque subito dopo la prima ondata della pandemia. Tenendo conto che l'entrata in vigore del Dl Semplificazioni è entrato in vigore il 17 luglio 2020, i dati incorporano anche un mese e mezzo di applicazione delle novità introdotte da quel decreto: in primo luogo l'importo degli affidamenti diretti elevato a 150mila euro unito all'ampia possibilità di ricorrere a procedure negoziate senza bando di qualunque importo per contrastare gli effetti economici della crisi Covid, facendo leva sull'iniezione di appalti pubblici. Un periodo limitato, ma in cui a giudicare dai dati Anac sembrerebbe esserci stata una corsa all'uso delle deroghe molto più spinta di quella ipotizzata all'inizio, anche dai vertici del precedente governo che avevano scommesso sulle potenzialità del decreto per far ripartire l'economia. Sui bandi la spinta c'è stata, evidentemente meno dirompenti sono stati gli effetti concreti.

Nell'ultimo rapporto congiunturale, l'Anac evidenzia che tra maggio e agosto 2020 il numero degli affidamenti diretti è balzato del 23,4% rispetto allo stesso periodo del 2019, passando da 8.155 a 10.063 casi. Nello stesso tempo è cresciuto anche il ricorso alle procedure negoziate senza bando (quelle che una volta venivano semplicemente chiamate trattative private): + 9,6%, da 19.379 a 21.232 casi.

L'espansione delle procedure informali ai danni delle gare è ancora più evidente guardando al valore invece che al numero degli appalti. In questo caso le procedure senza bando sono protagoniste di una vera e propria impennata. L'aumento è del 29,5%, passando dai 9,7 miliardi del periodo maggio-agosto 2019 ai 12,6 registrati nello stesso periodo del 2020. Balzo analogo negli affidamenti diretti saliti da 1,3 a 1,64 miliardi (+26,2%). In pratica si tratta di 14,2 miliardi affidati senza gara, in soli quattro mesi, contro gli 11 dello stesso periodo 2020: 3,2 miliardi in più.

Leggermente diverso l'atteggiamento degli enti rientranti nei settori speciali (trasporti, acqua, energia) dove gli affidamenti diretti sono diminuiti sia in numero (-15,6%) che in valore (-2,81%), mentre è raddoppiato da 2,8 a 5,5 miliardi (+94,4%) il valore degli affidamenti diretti, cresciuti (ma di meno) anche nel numero (+10,7%). Si arriva così a 5,9 miliardi di appalti affidati senza gara nella fase post pandemia dai settori speciali contro i 3,3, di un anno prima.

In totale (settori ordinari più speciali) i contratti assegnati al riparo delle regole di concorrenza nei quatto mesi considerati è di 20,1 miliardi: 5,9 in più del periodo maggio-agosto 2019. Praticamente un boom: +41,4 per cento. Su cui forse converrà riflettere nel momento si torna a discutere di nuove semplificazioni e abrogazione del codice. La semplificazione invocata da una parte della maggioranza e dai sindaci a ben guardare è già nei fatti.

Il mercato complessivo
L'altro dato che balza agli occhi nelle tabelle dell'Anac è l'aumento del ricorso ai sistemi dinamici di acquisizione da parte delle Pa dei settori ordinari, che hanno raddoppiato in numero e triplicato in valore il ricorso a questa formula elettronica di assegnazione dei contratti.

Vale poi la pena di segnalare che nei quattro mesi immediatamente successivi alla prima ondata, il mercato dei bandi ha fatto segnare una aumento sia rispetto ai mesi precedenti che al periodo maggio-agosto del 2020. I Cig richiesti all'Anac sono stati 52.808 per un controvalore di 65,4 miliardi, con un aumento sullo stesso quadrimestre del 2019 pari al 4,1% come numero di gare, e un incremento del 2,8% in valore.

«L'analisi congiunturale del mercato dei contratti pubblici dimostra che dopo il calo del primo quadrimestre 2020 dovuto alla prima ondata di Covid-19 vi sia stata una ripresa del settore, - commenta il presidente Anac Giuseppe Busia – ripresa che l'Autorità ha sostenuto ed accompagnato sia con i provvedimenti ad hoc, sia fornendo continuamente alle pubbliche amministrazione indicazioni su come operare nell'emergenza utilizzando al meglio le norme già contenute nel Codice dei contratti. Ora dobbiamo e possiamo fare di più – conclude il Presidente dell'Autorità - per rendere tutta la filiera degli appalti più snella e trasparente, efficiente ed efficace soprattutto in vista del Recovery plan, semplificandola con la digitalizzazione ed una valorizzazione e condivisione della Banca dati nazionale dei contratti pubblici. Un investimento per le future generazioni».

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