Regioni

Genova sfida la politica con un nuovo modello per le infrastrutture

Città verso il voto. La ricostruzione del ponte Morandi esempio virtuoso d'intesa con le imprese che vince la burocrazia. Lega e Pd: ora subito la Gronda

di Raul de Forcade

Il "modello Genova", come esempio virtuoso di alleanza tra impresa e politica, capace di vincere la burocrazia e costruire, in soli due anni dal crollo del ponte Morandi, un'infrastruttura come il nuovo viadotto San Giorgio, è diventato il leitmotiv di numerosi confronti tra il mondo dell'impresa, che chiede semplificazioni, e quello della politica, che ha difficoltà a replicare quel paradigma (o non vuole farlo) in altri contesti. Anche Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione del ponte, più manager che politico e protagonista principale (col supporto del governatore ligure Giovanni Toti) della realizzazione del modello, ora vorrebbe che il modello si applicasse anche a tutte quelle infrastrutture, che, pur essendo di fondamentale importanza per Genova, appaiono condannate a iter lunghi e tortuosi prima di poter essere varate. Una su tutte, la Gronda di Genova. «Appena si insedierà il nuovo Governo faremo partire la Gronda di Genova».

A parlare è Edoardo Rixi, deputato della legislatura in fase di conclusione e pezzo da 90 della Lega in Liguria, nonché responsabile nazionale Trasporti e infrastrutture del partito di Salvini. Rixi ha pochi dubbi sul fatto che, alle prossime elezioni, sarà il centrodestra a guadagnare la vittoria; e snocciola quello che, per Genova, c'è da fare subito, a partire dalla Gronda, appunto, e dalla nuova diga foranea del porto, per arrivare alla nomina di «un ministro del mare», che farebbe gioco non solo alla città ma anche all'Italia, perché in campo marittimo, sottolinea, «abbiamo un atout competitivo a livello internazionale». Ma è soprattutto sulle infrastrutture che si concentra l'attenzione del deputato. Eppure la Gronda, quando governava una coalizione gialloverde, è restata comunque al palo, per la stessa opposizione del M5s che si è protratta durante l'esecutivo giallorosso del Conte 2 e poi per tutto il Governo Draghi.

Ora però Rixi vorrebbe chiudere il cerchio: «Se entro pochi anni non avremo un bypass per scaricare il traffico pesante dall'autostrada intorno a Genova – dice - rischiamo il collasso entro il 2030. Per la Gronda è tutto pronto: basta una firma, e noi siamo per firmare subito, ed entro 45 giorni partono i lavori che, essendo già assolta la parte burocratica preliminare, potranno durare tra i sei e gli otto anni».Anche per il Pd, come spiega il segretario genovese Simone D'Angelo, sulla Gronda «bisogna accelerare per arrivare il prima possibile all'avvio dell'opera. Perché il tema dello sviluppo è centrale in un'agenda progressista. Anche la diga foranea non è una questione solo genovese: è un'opera strategica per il Paese». Ma con qualche distinguo: sia la Gronda che la diga, prosegue D'Angelo, «vanno fatte con un processo trasparente. È giusto che, per tutte le opere strutturali e strategiche, a livello territoriale, il Pd solleciti la certezza dell'investimento, dei tempi di realizzazione e della trasparenza di gestione. Tre elementi che a Genova stiamo già, in qualche maniera, sollecitando rispetto ad alcune opere, come la stessa diga. D'altro canto, il programma del Pd si muove nella direzione della giustizia sociale e ambientale. E quindi lo sviluppo deve essere legato alla sostenibilità».

Matteo Rosso, coordinatore ligure di Fratelli d'Italia, oltre a sostenere che la Gronda «va fatta, e anche di corsa, perché opere di quel tipo, se restano in sospeso per anni, diventano obsolete», sottolinea che, ferma restando la necessità di «utilizzare il Pnrr per il trasporto e le infrastrutture», a Genova «bisogna trovare fondi da dedicare alla sanità. L'ultima struttura ospedaliera che è stata costruita in città è il padiglione Monoblocco dell'Ospedale San Martino: era il 1970. Il nuovo Ospedale Galliera non parte, Villa Scassi a Sampierdarena è una struttura vecchissima. Ci vogliono, inoltre, fondi in più per l'assistenza agli anziani e le disabilità». La visione di Luca Pirondini, capogruppo del M5s a Genova, vira di bordo rispetto a quelle fin qui espresse dai candidati sia di destra che di sinistra. «Sulla Gronda – afferma – da anni abbiamo una posizione molto chiara: non intendiamo realizzare il progetto attualmente al ministero. Sosteniamo un progetto alternativo da dividere in due lotti. Il primo, relativo alla A7, per noi potrebbe partire anche subito, mentre riteniamo sia da rivedere la parte verso Ponente dell'opera. Non è affatto vero, quindi, che non vogliamo fare nulla. Per quanto riguarda la diga, siamo favorevoli all'opera e siamo stati parte attiva per il suo finanziamento, col Governo Conte 2. Riteniamo, però, che si debba ascoltare la voce di chi (il riferimento è a Piero Silva, ex direttore tecnico del progetto, ndr) ritiene che il progetto sia eccessivamente oneroso, con costi che possono crescere a 2 miliardi, dagli 1,3 attuali, e difficile da realizzare così come è stato concepito, cioè su un fondale da 50 metri».

Pirondini è anche critico su come si sta investendo sul trasporto pubblico sostenibile a Genova: «A Genova arriveranno 900 milioni con i quali si vuole passare dai bus diesel a quelli elettrici. Noi invece vorremmo 30 chilometri di linea tramviaria. Fondamentale, comunque, per la città, resta il nodo ferroviario, che doveva essere pronto per il 2016 e non lo è ancora. Mentre ci chiediamo perché si spendano 6 miliardi per il Terzo valico ferroviario che, quando sarà pronto, avrà un imbuto da Tortona a Rogoredo. Eppure allargare quel tratto costerebbe "solo" un miliardo e sarebbe più facile da realizzare. Ciò nonostante, quell'opera non è finanziata».Di tutt'altro avviso, ovviamente, Carlo Bagnasco, coordinatore Ligure di Forza Italia, oltre che sindaco di Rapallo. «Noi puntiamo molto – chiarisce – sulle infrastrutture, sulla diga e sulla Gronda e anche su quelle immateriali: vogliamo creare un'app che consenta di accedere a tutti i servizi di mobilità a Genova, dal taxi, all'autobus, dalla biciletta, al car sharing, dal treno all'aereo. Ma se si vogliono fare le cose, ci vuole omogeneità politica: occorre un patto con gli alleati, senza se e senza ma, su temi inclusivi. Non si deve dare spazio alla burocrazia mostrandole i dubbi della parte politica.

La burocrazia si eccita se vede la politica incerta». Il riferimento all'omogeneità rimanda alla partita con il governatore ligure Giovanni Toti (Italia al centro), prima tentato da un'intesa con Calenda, poi tornato nella coalizione di centrodestra, con una lista formata insieme a Noi con l'Italia, Coraggio Italia e Udc. «Presumo che sia rientrato – chiosa Bagnasco – con una volontà di unione».In effetti, Toti sottoscrive la promessa di Rixi di "liberare" subito la Gronda. «Sono pronto – scherza il governatore – a comprare anche la penna, a patto che sia firmato l'atto che dà il via libera a quella infrastruttura. A Genova bisogna concludere le molte cose che abbiamo avviato in questi anni, dialogando con i Governi e col parlamento. Per la diga abbiamo lavorato perché ci fossero offerte credibili, nonostante tutti i problemi che i cantieri hanno in questo periodo, e così è stato: ne abbiamo due. E la diga si farà. E non mi scorderò mai che il M5s, nella legislatura che sta finendo, avrebbe voluto bloccare il Terzo valico, che invece si concluderà entro 24 mesi. Genova e la Liguria restano una terra di frontiera tra chi considera le infrastrutture l'asse di modernizzazione del Paese, e le vuole fare a tutti i costi, e chi, dietro sconfinati dibattiti, coltiva una diffidenza di fondo verso quelle opere».

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