Imprese

Giovannini: «Codice appalti in vigore per parti, stabilizzerà le innovazioni del Pnrr»

Intervista al ministro delle Infrastrutture.«Sul 110% dico alla presidente dell'Ance: risolviamo al tavolo gli aspetti attuativi, come fatto per gli extracosti, ma teniamo conto della congiuntura favorevole che consentirà a tutte le imprese di lavorare»

di Giorgio Santilli

«La legge delega è anche figlia delle innovazioni che abbiamo introdotto in questo anno di lavoro con il Pnrr. Avevamo detto fin dall'inizio che tali innovazioni sarebbero state un banco di prova e che, se avessero funzionato, le avremmo stabilizzate con il nuovo Codice degli appalti, oltre il Pnrr stesso. Ora mi sembra giunto il momento di fare questa verifica, ma a me sembra che sia in gran parte positiva. Lo conferma il fatto che forze politiche che un anno fa si dividevano fra chi diceva "non si tocca nulla" e chi diceva "cancelliamo tutto" ora convergano su un disegno comune». Il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, incassa il sì definitivo del Parlamento alla legge delega di riforma del Codice degli appalti nei tempi previsti dal Pnrr e rivendica un metodo di lavoro centrato sull'ascolto delle parti sociali, delle categorie del settore, delle forze politiche. Ascoltare per decidere. Il ministro coglie l'occasione anche per rispondere alla neopresidente dell'Ance, Federica Brancaccio, che aveva lodato questo stesso metodo tenuto per mettere a punto la soluzione sugli extracosti contenuta nel decreto Aiuti e aveva chiesto un tavolo al governo per risolvere il problema esplosivo dei crediti fiscali da Superbonus che le imprese hanno in pancia senza poterli incassare. «Non mi sono occupato di queste norme - dice Giovannini - ma penso che anche in questo caso possa valere il metodo per cui ci si mette al tavolo e si individuano soluzioni concrete ai problemi attuativi. Questo lavoro è facilitato dalla congiuntura favorevole per il settore delle costruzioni. Le imprese di ogni dimensione, grandi, medie e piccole, hanno davanti uno scenario, con le gare del Pnrr che stanno partendo, di lavoro per i prossimi anni, fino al 2026 e anche oltre. Questo ci deve spingere a cercare sempre soluzioni costruttive».

Ministro Giovannini, torniamo al nuovo Codice degli appalti. Non c'è il rischio che crei una eccessiva discontinuità rispetto al Pnrr nel 2023 che è il momento di massimo sforzo per aggiudicare le gare e avviare i lavori? Non si rischia di bloccare nuovamente tutto?
Questo è un punto molto importante. Non abbiamo bisogno di uno shock regolatorio che crei un nuovo blocco del settore, proprio ora che attuiamo il Pnrr e nel momento in cui i dati record delle aggiudicazioni del 2021 (40 miliardi) e del 1° trimestre 2022 ci dicono che il sistema ha pienamente assorbito le correzioni normative intervenute. Per questo proporrò al Parlamento, con cui siamo in dialogo costante, di considerare la possibilità di un'entrata in vigore non tutta insieme del nuovo Codice, ma scaglionata per parti. La legge delega, sulla quale ha lavorato intensamente la viceministra Bellanova, che vorrei ringraziare, prevedendo uno o più decreti legislativi, ci dà questa possibilità. Ovviamente, sempre nel rispetto del metodo di cui abbiamo detto, questo dialogo sarà costante anche con le categorie economiche. Il Consiglio di Stato ora svolgerà un lavoro prezioso nel mettere a punto il testo del nuovo Codice, ma poi serve un percorso per la tempistica di attuazione da concordare con il Parlamento.

Immagino lei darebbe la precedenza alle parti di riforma che ritiene fondamentali.
Torno al discorso delle sperimentazioni del Pnrr. Il nuovo modo di fare progettazione che abbiamo introdotto con le linee guida sul progetto di fattibilità tecnico economica, la relazione di sostenibilità che le stazioni appaltanti devono produrre per le singole opere, le nuove condizionalità da inserire nei bandi per le assunzioni di donne e giovani, le semplificazioni autorizzative per le grandi opere: mi sembrano tutte cose che stanno funzionando e che consentono al settore di fare un vero salto di qualità. Le grandi stazioni appaltanti stanno dimostrando di aver recepito queste novità, poi dovranno essere anche le amministrazioni territoriali e poi le imprese che si aggiudicano le gare a confermare quel salto. Lei mi chiede quali siano le parti del codice che avranno la precedenza. Anche qui la risposta è spesso nelle sperimentazioni che abbiamo fatto o stiamo facendo. Il protocollo fra Presidenza del Consiglio e Anac sulla qualificazione delle stazioni appaltanti, per esempio, ci indica una strada che vogliamo certamente seguire. La stessa cosa direi per la qualificazione degli operatori, per la sicurezza dei cantieri, per l'innovazione tecnologica dove sperimentiamo per esempio l'uso del Bim nella progettazione.

Veniamo a un altro aspetto delicato. Le è stato dato atto che le soluzioni individuate sugli extracosti con il Dl Aiuti sono giuste. Ma ora bisogna attuarle, bene e rapidamente, altrimenti tutto l'effetto positivo si perde.
Vale lo stesso discorso. Per pagare i rincari del secondo semestre del 2021 abbiamo avviato una piattaforma digitale che rende più facile alle stazioni appaltanti accreditarsi per poi chiedere le somme necessarie a coprire i rialzi. Il 27 di questo mese daremo i risultati delle compensazioni per il secondo semestre, chi ne ha diritto e per quali importi: fra le compensazioni relative al 1° e al 2° semestre del 2021 ci sarà una notevole differenza, anche in termine di accelerazione dei pagamenti. Quella piattaforma, con le necessarie modifiche, sarà alla base anche dell'attuazione del decreto Aiuti.

Ci sono poi i prezziari regionali da aggiornare. L'aggiornamento straordinario per il 2022 va fatto entro il 27 luglio e le Regioni accampano sempre molti problemi.
Noi pensiamo che le regole che stiamo definendo per gli aggiornamenti ordinari dei prezziari e che andranno a una delle prossime Conferenze Stato-Regioni segneranno un cambiamento notevole delle pratiche attuali e si potranno applicare anche all'aggiornamento straordinario. Abbiamo dovuto bilanciare le differenze di posizioni presenti fra le Regioni per dare omogeneità sia sul fronte della trasparenza che della metodologia. È molto positivo che le Regioni abbiano capito l'importanza di migliorare decisamente un metodo che in passato ha mostrato varie problematiche.
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