Amministratori

I «no» di sindaci e politici frenano i piani per rafforzare rinnovabili e giacimenti in Sicilia

Contestati l’eolico al largo delle Egadi e le piattaforme nel Canale di Sicilia

di Nino Amadore e Jacopo Giliberto

C’è una crociata di sindaci, assessori e politici locali dietro il no a tutto: il no allo sfruttamento dei giacimenti nazionali di metano come il no ai parchi eolici in alto mare o su terra. Accade in Sicilia, in Puglia, in Abruzzo e in ogni altre regione. E i primi cittadini raccontano di rappresentare gli interessi diffusi di categorie che da quei parchi sarebbero danneggiati e di voler tutelare il mare e il paesaggio.

Un no, per il momento votato dall’Assemblea regionale siciliana ma finora qui senza conseguenza pratica, tocca il parco eolico che Renexia, società controllata dal Gruppo Toto, vuole costruire al largo delle Isole Egadi . Un’opera da 9 miliardi d’investimento con un potenza installata di 2.793 MW. Previsti 17.500 occupati di cui 6.000 in Sicilia nella fase di realizzazione e 1.500 di cui 700 in Sicilia per la durata della gestione.

Nel frattempo il nuovo piano regolatore delle attività sui giacimenti, che si chiama Pitesai, potrebbe porre nuovi vincoli alle attività petrolifere proprio nell’area del Canale di Sicilia verso cui guarda il Governo per aumentare l’estrazione di gas con cui ridurre la bolletta energetica delle imprese. Potrebbero essere in difficoltà attività su giacimenti non ancora attivi, come Argo e Cassiopea nel mare al largo di Agrigento, ma anche i giacimenti storici di fronte a Gela come Prezioso e Perla. Contro l’uso di metano nazionale si esprimono esponenti del Pd come Michele Fina segretario Pd Abruzzo («Decisioni avventate e devastazioni ambientali») e Vittorino Facciolla segretario Pd Molise («L’urgenza di trovare soluzioni potrebbe allentare i controlli e farci rischiare trivellazioni selvagge»).

In Puglia la Giunta regionale ha espresso parere negativo per la realizzazione di un parco eolico di 19 aerogeneratori da realizzare nei comuni di Erchie, Torre Santa Susanna, Manduria e Avetrana (Taranto). Secondo Novella Pastorelli, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, la decisione «riconosce la necessità, anche nel caso di impianti di produzione di energie alternative, di rispettare i valori paesaggistici del nostro bellissimo territorio».

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