Il caro-materiali fa la prima vittima illustre: deserta la maxi-gara per il Ponte dei Congressi a Roma
Nessuna impresa ha risposto al bando da 146 milioni lanciato a dicembre con la formula del general contractor
Comincia a fare vittime illustri il caro-materiali nei cantieri. I rischi di andare incontro a gare deserte e lavori a metà denunciati prima dalle imprese e negli ultimi giorni anche dal presidente dell'Autorità Anticorruzione Giuseppe Busia e dall'amministratore delegato di Webuild (la principale impresa di costruzioni italiana) Pietro Salini si fanno realtà. Il timore di essere costretti a fare i conti con prezzi dei materiali e dell'energia crescenti a ritmi imprevedibili nel tempo, a fronte di compensazioni governative giudicate insufficienti, ha tenuto lontano le imprese dal maxiappalto del Ponte dei Congressi di Roma.
Il progetto da ben 146 milioni di euro era in qualche modo diventato il simbolo della rinascita delle grandi opere in città, dopo anni di immobilismo. Invece, a pochi mesi dal bando lanciato a dicembre 2021, il Provveditorato dei lavori pubblici del Lazio è costretto a tirare i remi in barca, prendendo atto che alla data ultima per l'invio delle offerte, fissata per il primo febbraio, non si è fatto avanti nessuno. Uno "smacco" reso ancora più evidente dal fatto che per assegnare l'appalto era stata rimessa in pista la vecchia e poco fortunata formula del general contractor, con l'obiettivo di affidare progetto e lavori "chiavi in mano" alle imprese.
Difficile pronosticare cosa accadrà ora. In linea teorica dopo una gara deserta la stazione appaltante avrebbe la possibilità di riproporre l'appalto bypassando le gare e andando a caccia di imprese con procedure molto meno formali. Ma, a parte che in tempi di emergenza le deroghe alle gare non sono di certo il problema, non è detto che anche questo possa bastare, senza prima un intervento "rassicuratore" sulla gestione in corsa dei costi dell'appalto.