Personale

Il dipendente «no vax» mette in crisi i piccoli enti

Con gli organici ridotti basta un’assenza prolungata a cancellare servizi essenziali

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan

Il Green pass obbligatorio per il personale della pubblica amministrazione, introdotto dal Dl 127/2021, si applica dal 15 ottobre. Il quadro normativo prevede che il dipendente non provvisto di certificazione non possa accedere alla sede di lavoro. Per altro verso il datore di lavoro ha l’obbligo di verificare giornalmente il possesso del requisito senza poter predisporre elenchi con la scadenza dei green pass.

Resta da chiedersi quali siano gli effetti organizzativi di questa situazione: l’amministrazione, di fatto, non è in grado di programmare l’attività lavorativa in quanto solo all’inizio della giornata potrà conoscere l’elenco del personale in servizio. È in questo momento che il dipendente è tenuto a comunicare l'eventuale mancanza della certificazione e al datore di lavoro non resta che constatare l’assenza ingiustificata senza retribuzione. Peraltro, la comunicazione può avvenire quotidianamente e l’amministrazione non può sapere cosa avverrà il giorno successivo. Il datore di lavoro non può pretendere che il dipendente avvisi con congruo anticipo l’inizio dell'assente e tanto meno per quale periodo. Infatti, la disponibilità di queste informazioni violerebbe la privacy in quanto metterebbe in evidenza i motivi sottostanti alla mancanza del green pass. Questa situazione non consente alcun tipo di certezza nell'organizzazione del lavoro.

Qualora il controllo avvenga tramite app di interscambio, il dipendente potrebbe comunicare la propria assenza per mancanza del certificato verde anche se, in realtà, ne è in possesso. Se il “furbetto” può permettersi di rinunciare al trattamento economico, ha uno strumento che gli consentirebbe scegliere quando andare al lavoro e quando rimanere a casa. Se da una parte non vi è dubbio che questo comportamento sia censurabile dal punto di vista disciplinare, dall'altra risulta difficile che la Pa riesca a scoprirlo in quanto i dati sanitari non sono accessibili. Questo problema si risolverebbe se venisse esteso il sistema già attivo nella scuola.

La realtà operativa sta già evidenziando che, soprattutto negli enti di piccole dimensioni, l'assenza prolungata di alcuni profili unici e infungibili rischia di minare la regolare erogazione di servizi essenziali. Basti pensare all'unico dipendente all'ufficio tecnico o all'anagrafe. In questi casi gli enti stanno cercando di gestire l'emergenza utilizzando pseudo accordi con i dipendenti che prevedano di combinare al meglio la presenza in servizio per pochi giorni (garantita dal tampone) e lo smart working, se fattibile, nei rimanenti. L'assenza di personale in servizi che devono essere comunque garantiti potrà comportare anche l'utilizzo del personale con altri profili attraverso l'istituto delle mansioni equivalenti.

Non è pensabile l'assunzione a tempo determinato per motivi sostitutivi in quanto l'assenza si verifica giornalmente non consentendo la fissazione del termine. Peraltro, la mancanza di graduatorie richiederebbe un concorso i cui tempi sono del tutto incompatibili con questa situazione; senza contare le problematiche dell'inserimento del neoassunto.

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