Imposta di soggiorno oltre quota 1 miliardo
Il Giubileo porta un ritocco verso l’alto delle tariffe con aumenti a doppia cifra
Nel 2024 un gettito di poco superiore al miliardo e quest’anno si arriverà a 1,2 miliardi di euro. Questo l’incasso complessivo dei comuni che hanno adottato l’imposta di soggiorno che negli ultimi anni vede un trend di crescita a doppia cifra. Nel 2024 è stato del 29% e le previsioni per il 2025 parlano di un +16%. Numeri da capogiro quelli calcolati da JFC, società di marketing turistico che ha preparato l’«Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno». Da ricordare che lo scorso anno l’Italia ha avuto 458,4 milioni di visitatori con +2,5% sul 2023. L’aumento del gettito si spiega con il costante aumento delle amministrazioni locali che adottano il balzello. Nel 2022 erano 1.250 diventate 1.314 nel 2024 e quest’anno secondo i dati JFC si arriverà a quasi 1.400 comuni (sul sito www.ilsole24ore.com l’elenco di quelli che nel 2025 hanno approvato l’introduzione della tassa ndr). Contemporaneamente molte amministrazioni hanno ritoccato all’insù le tariffe 2025 grazie alla legge 213 del 30 dicembre 2023 che prevede in occasione del Giubileo per i capoluoghi di provincia la facoltà di incrementare l’ammontare dell’imposta a carico dei turisti che alloggiano nelle strutture ricettive sul proprio territorio. Aumenti quasi sempre a doppia cifra.Nel 2024 si è formato un ristretto club di quattro regioni dove la tassa frutta oltre cento milioni di gettito. Al primo posto c’è il Lazio con quasi 301 milioni di euro (+59% sul 2023) contro i 189 del 2023. Seguono la Toscana con 121,8 milioni (+13%), la Lombardia (115 milioni e +22,6%) e il Veneto (105 milioni + 9%). La classifica delle città d’arte vede invece sul gradino più alto Roma con 292 milioni (+61,2%) che precede Firenze dove gli incassi superano i 76,5 milioni e Milano con circa 76,5 milioni (+10%). Tra le destinazioni marittime tra tutte spicca Rimini con circa 14 milioni (+30%). Al secondo posto Sorrento con un gettito di 9,2 milioni (+31,6%) e Jesolo stabile con 5,7 milioni. Tra le centinaia di località considerate anche Como con circa 4,1 milioni (+88%), Abano Terme con oltre 3,7 milioni (+22%) e per la montagna Castelrotto con ben 5,1 milioni (+43,5%).Per quanto riguarda l’impiego concreto di questa tassa di scopo, nelle intenzioni del legislatore dovrebbe servire a migliorare le destinazioni e i servizi per i turisti, i rappresentanti degli albergatori hanno parecchie lamentele. «Pur essendo una tassa di scopo destinata a supportare il turismo la stessa viene destinata per scopi turistici da parte dei comuni solo per una minima parte, inferiore al 20% del totale incassato - commenta Antonio Zacchera, Vice presidente esecutivo di Confindustria Alberghi -. Auspichiamo l’adozione di un regolamento unitario su scala nazionale, evitando la babele di valori che ogni comune attualmente applica, e che la stessa venga destinata agli scopi previsti dalla normativa che l’ha istituita. Infatti secondo i dati Jfc attualmente serve solo a sanare i ’capitoli’ dei bilanci dei comuni che non trovano diversa copertura». Un disappunto in comune con il pensiero di Marco Gottardo, Direttore generale Federalberghi Veneto che aggiunge: «Il gettito dell’imposta nel Veneto supera i 100 milioni e queste risorse dovrebbero essere largamente impiegate per lo sviluppo del turismo invece che annegare nella finanza generale delle amministrazioni comunali come spesso accade - aggiunge Gottardo -. Auspichiamo un confronto fattivo tra pubblico e privato e in una governance turistica solida che possa offrire opportunità di crescita imprenditoriale e sociale duratura nel tempo». Proprio allo scopo di vederci chiaro su come i comuni usino i proventi della tassa di soggiorno, garantire trasparenza a cittadini e turisti e sanzionare possibili illeciti, il Codacons ha deciso di presentare un esposto alle Corti dei Conti delle varie regioni italiane, affinché aprano una indagine a tutto campo accertando come le amministrazioni locali utilizzino le risorse garantite dall’imposta.