Impresa Condotte/1. L'obiettivo è allungare il debito con le banche e ripartire
(nella foto Duccio Astaldi, presidente del Consiglio di Gestione di Condotte d'Acqua Spa)
Non è una crisi industriale, un calo di fatturato o di commesse , ad aver spinto Condotte d'Acqua Spa a utilizzare la procedura di cui all'articolo 161 comma 6 della Legge Fallimentare, l'"istanza penotativa" o "richiesta di concordato in bianco". Procedura che blocca immediatamente ogni azione esecutiva dei creditori, ma rinvia a un secondo momento (sessanta giorni salvo proroghe del giudice) la presentazione del piano di concordato per la ristrutturazione del debito, l'eventuale cessione di beni e il rilancio dell'attività aziendale.
Non una crisi industriale, dunque, visto che le commesse stanno arrivando copiose, in Italia e all'estero, facendo crescere il portafoglio a oltre sei miliardi di euro (5,6 miliardi a fine 2016), quanto piuttosto una crisi di liquidità, dovuta alle difficoltà a incassare: cantieri bloccati o che avanzano al ralenti per colpa delle stazioni appaltanti o di imprevisti, Sal realizzati e non pagati, extracosti non riconosciuti (con contenziosi aperti e dai tempi lunghi).
La società , a capo di un gruppo che le vale 1,3 miliardi di euro di fatturato consolidato e la posizione numero tre nella classifica dei gruppi di costruttori in Italia, non rilascia dichiarazioni dopo il comunicato di lunedì 8, ma gli elementi raccolti fanno capire che l'obiettivo è dare uno scossone alle banche, costringerle a sedere al tavolo delle trattative, separare i destini della società tra bad e good company, ma senza arrivare a riduzioni del valore nominale del debito, semplicemente rinviando le scadenze, e poi uscire dalla procedura concordataria senza neppure esserci entrati: accordo con le banche, nuovo assetto societario e ritiro dell'istanza ex articolo 161 coma 6 della legge Fallimentare.
«I problemi di liquidità delle imprese di costruzione sono noti - commenta Barbara Cerutti, Filca Cisl nazionale delegata alle crisi aziendali - ma problemi evidenti di Condotte non sono finora emersi. Ci sono stati blocchi di alcuni loro cantieri, per problemi "terzi", che abbiamo sempre gestito con ammortizzatori sociali o ricollocamenti in altri loro cantieri. Non vorrei che le banche stiano progressivamente abbandonando il settore per la fase di incertezza che stiamo attraversando a causa di una crisi delle costruzioni che oramai è più che strutturale».
«I problemi che segnala Condotte - aggiunge Cerutti - sono quelli che riguardano purtroppo tutto il settore dei lavori pubblici: tempi lunghi nei pagamenti, tempi lunghi di cantierizzazione, progettazione carente e varianti in corso d'opera. Alcune giuste correzioni di rotta sono nel nuovo Codice, come l'appalto su progetto esecutivo, che però hanno bisogno di tempi lunghi per produrre effetti».
Le principali nuove commesse di Condotte degli ultimi sei mesi sono quelle delle tratte Av Brescia-Verona (1.892 milioni, Condotte al 12%, progetto definitivo approvato al Cipe nel lugli scorso) e Verona-Vicenza (984 milioni il tratto finanziato, Condotte 11%, approvato dal Cipe il 22 dicembre) , alla Città della Salute a Sesto San Giovanni (900 milioni, tutta di Condotte, aggiudicata a marzo 2017 ma poi rallentata dai ricorsi, alla fine vinti da Condotte: il contratto con la Regione Lombardia è atteso a breve), la tratta austriaca del Brennero (966 milioni, Condotte al 35%, anch'esso confermato solo a ottobre scorso dopo i ricorsi), l'ospedale di Chillan in Cile (173 milioni di euro), il ponte Storstrøm in Danimarca (277 milioni).
Il bilancio 2016 di Condotte (vedi estratto) segnala le molte difficoltà sui cantieri. Tra queste il contenzioso ancora aperto con Eur Spa per la Nuvola di Fuksas (nuovo centro congressi di Roma), maggiori oneri chiesti per 259 milioni; il blocco cantieri durato anni e la perdurante incertezza per il nodo alta velocità d Firenze e la stazione di Foster, contenzioso in corso con richieste per 130 milioni; i tempi più lunghi del previsto nello sblocco delle tratte Av Brescia-Verona e Verona-Padova; i rallentamenti dei cantieri del Terzo Valico a causa dell'inchiesta su Cociv; ma anche problemi di extracorsti non riconosciuti nell'autostrada in Algeria, e i contenziosi giudiziari in corso a Panama per impianti sportivi e un ospedale.
Tuttavia l'ultimo bilancio (depositato il 21 luglio scorso e riferito all'esercizio 2016) non presenta numeri tali da prefigurare una crisi, tant'è che la richiesta di concordato in bianco ha sorpreso sia colleghi imprenditori che i sindacati.
I crediti verso clienti e imprese controllate sono elevati (851 milioni i crediti totali, in lieve crescita), su 1,3 miliardi di fatturato, ma non più di altre grandi imprese del settore. I debiti bancari ammontano a 767 milioni, e i debiti commerciali e diversi (fornitori e imprese collegate) 1.080 milioni. Nel 2016 si è registrato un calo di disponibilità liquide. da 231 a 149 milioni, ma analisti finanziari esperti del settore che abbiamo consultato confermano che non si tratta di "numeri da crisi".
Anche le elaborazioni Guamari (professor Aldo Norsa) per Edilizia e Territorio (si vedano le tabelle) evidenziano un valore dei debiti finanziari netti (+ leasing) sì elevato, 496 milioni su 1.315 di ricavi, ma in linea con altri grandi imprese e inferiore ad esempio al dato di Astaldi o o di Cmc.
La procedura ex articolo 161 sembra dunque uno strumento, nelle intenzioni temporaneo, per costringere le banche ad allungare il debito e continuare a sostenere la crescita della società, nella relazione al bilancio indicata a 1,4 miliardi di fatturato nel 2019 e bilanci con utili in crescita.
Il bilancio 2016 di Condotte (estratto)