Imprese

Inchiesta viadotti, sequestrati 26 milioni a dirigenti della Strada dei Parchi

Nel mirino il degrado di pile e impalcati nel teramano. Contestato anche l'abuso di ufficio per gli appalti in house a Toto

di Mauro Salerno

Sequestro preventivo di beni per oltre 26 milioni di euro nei confronti di sei soggetti, che hanno ricoperto ruoli apicali nella società Strada dei parchi e in due società collegate, indagati per la mancata manutenzione dei viadotti dell'A24, risultati in stato di degrado. Lo ha eseguito la Guardia di Finanza sulla base di un provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Teramo, «al termine delle complesse investigazioni originate da alcune segnalazioni (successive ai tragici fatti riconducibili al crollo del "ponte Morandi" di Genova) che denunciavano lo stato di evidente degrado delle pile dei viadotti della A24, e in particolare di quelli ricadenti nel territorio teramano».

I sequestri sono stati disposti nei confronti di Lelio Scopa, presidente del CdA di Strada Parchi, Cesare Ramadori, Ad, Mauro Fabris, vicepresidente del CdA, Igino Lai, direttore generale, e dei procuratori e direttori operativi Carlo Marco Rocchi e Gabriele Nati.

Le indagini hanno riguardato in particolare lo stato di sette viadotti dell'autostrada ricadenti nei territori dei Comuni di Isola del Gran Sasso e Colledara, in provincia di Teramo. Le ispezioni, svolte anche con l'ausilio di consulenti tecnici, secondo quanto ricostruisce la Guardia di Finanza «hanno condotto a contestare plurimi gravi fatti di reato di inadempimento di contratti di pubbliche forniture e di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti e disastro colposo».

Pile e impalcati oggetto di indagine avrebbero evidenziato forme di «ammaloramento evidente dello strato di calcestruzzo posto a protezione dei ferri d'armatura (c.d. strato copriferro); danneggiamento delle canaline di raccolta e dei discendenti che convogliano le acque di dilavamento provenienti dalla sede autostradale; grave stato di ossidazione dei ferri delle armature esposti agli agenti atmosferici a causa della mancanza dello strato copriferro». Una situazione, denuncia sempre la nota della Guardia di Finanza,«evidentemente causata dalla totale inadempienza, dal 2009 ad oggi, da parte della concessionaria autostradale degli obblighi di manutenzione ordinaria sulle opere d'arte discendenti dall'atto concessorio».

«Le uniche opere di manutenzione ordinaria svolte dalla concessionaria Strada dei Parchi - si legge ancora- hanno riguardato negli anni la pavimentazione, il verde, le segnaletiche e non le parti strutturali dei viadotti (cassoni, pile e appoggi e ritegni antisismici). I citati interventi di manutenzione ordinaria sulle opere d'arte sono stati effettuati a partire dal 2018 e neppure a spese della concessionaria perché sono stati utilizzati contributi statali, erogati in base ai provvedimenti successivi i fatti di Genova».

Per l'inadempimento contrattuale la Procura di Teramo ha chiesto e ottenuto dal Gip «il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta del profitto del reato per circa 5 milioni, pari ai rilevanti risparmi di spesa conseguiti con conseguimento anche di contributi statali».

Abuso d'ufficio per gli affidamenti in house
Oltre ai cinque milioni sequestrati per inadempimento, altri 21 milioni sono stati sequestrati in via diretta e per equivalente nei confronti di tre degli indagati e delle società collegate alla concessionaria, in seguito alla contestazione del reato di abuso d'ufficio nella gestione degli appalti di lavori in house all'impresa Toto. «A carico dei vertici della concessionaria», si legge nella nota della Guardia Di Finanza «sono state accertate anche plurime condotte di abuso d'ufficio poiché, abusando della loro qualità di "incaricato di pubblico servizio" pur avendo da Concessione e da legge la facoltà di affidare i lavori connessi all'autostrada ad imprese collegate nella misura massima del 60% del valore della concessione, hanno superato detta percentuale già dal 2015 e, nonostante le varie diffide del Ministero, hanno continuato ad affidare i lavori infragruppo alla Toto spa Costruzioni generali anche violando costantemente i dettami del Codice degli appalti».

Toto: sempre rispettato regole
Da parte sua, la holding Toto sottolinea in una nota «di aver sempre rispettato le prescrizioni, le regole, la tutela della sicurezza dei nostri utenti. Abbiamo la coscienza tranquilla in attesa della decisione del Tribunale del riesame di Teramo che, riunitosi oggi, non si è ancora pronunciato, e nella cui serenità e serietà di giudizio confidiamo pienamente».

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