Fisco e contabilità

Infrastrutture e servizi, 30 miliardi ai Comuni dal Recovery

I sindaci chiedono l'assegnazione diretta sul modello spagnolo

di Gianni Trovati

Vale intorno ai 30 miliardi la fetta comunale del Recovery. I progetti che saranno gestiti direttamente dai Comuni sono trasversali alle missioni del Piano, e riguardano soprattutto infrastrutture locali, i servizi a rete dai rifiuti all’idrico e il welfare.

Nell’incontro di ieri con il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia, i sindaci delle grandi città hanno trovato il solito clima di porte aperte al confronto alimentato da Draghi e Franco nelle riunioni con gli enti locali. Ma sul tavolo hanno visto anche qualche elemento giudicato preoccupante.

Il problema non è nei numeri, perché i 30 miliardi indicati ieri dal governo vanno incontro alle aspettative della vigilia. Lo snodo è quello delle modalità di gestione dei fondi.

Perché l’incontro ha fatto emergere una preferenza governativa piuttosto netta per il meccanismo dei bandi. Che agli occhi dei sindaci comporta due problemi. Il primo riguarda il calendario. Perché plurime esperienze indicano che i tempi ministeriali di costruzione dei bandi spesso non sono fulminei, e lo sforzo di ridurre il rischio di contenziosi moltiplica le energie difensive degli apparati più della spinta ad agire. I bandi, ragiona poi più di un sindaco, non sembrano lo strumento migliore per scelte su progetti spesso collegati alle specificità delle singole città. «Servono finanziamenti diretti alle città per evitare di perdere tempo in decreti interministeriali e bandi», spiega il presidente dell’Anci Antonio Decaro che pure sottolinea le «rassicurazioni» ricevute «sul nostro ruolo e sugli interventi necessari per metterci in condizione di attuare il piano». Interventi che si sviluppano lungo due direttrici: le semplificazioni attese dal decreto “collegato” al Recovery (e sul piano contabile quelle su cui ieri si è avviata la discussione alla Ragioneria generale nella commissione Arconet), e il via libera alle assunzioni a tempo dei tecnici indispensabili a gestire progetti e fondi. Su entrambi i terreni lavora il ministro della Pa Brunetta, che ha già annunciato di voler procedere con il reclutamento dei mille tecnici previsto nell’Agenda della semplificazione.

Sui meccanismi di gestione dei fondi, invece, i sindaci premono per l’assegnazione diretta sull’esempio del meccanismo «spagnolo» che ha già permesso di rianimare gli investimenti locali, cresciuti del 3,6% a quota 10 miliardi anche nel 2020 schiacciato dal Covid dopo il +14,6% fatto registrare nel 2019. Anche perché percorsi più complessi renderebbero praticamente impossibile far partecipare i progetti locali a quell’effetto espansivo (6 decimali di Pil) che il Def si attende dal Recovery già da quest’anno.

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