Appalti

Irregolarità fiscali non definitive, esclusione dalla gara solo se il (presunto) debito supera 50mila euro

Il Ddl europea approvato in commissione al Senato allenta i parametri previsti dal codice appalti che avevano sollevato le proteste delle imprese

di Mauro Salerno

Non basterà più un debito presunto di cinquemila euro con il Fisco per gettare fuori un'impresa da una gara pubblica. A provare a risolvere una questione che si trascina da anni tra le proteste delle imprese è il disegno di legge europea appena approvato dalla commissione Politiche Ue del Senato. La novità è contenuta in un emendamento bipartisan firmato da tutte le maggiori forze politiche (Lega, Pd, Fi, Fratelli d'Italia) con l'esclusione dei Cinque Stelle.

L'emendamento interviene di nuovo sul quarto comma dell'articolo 80 del codice appalti, bersagliato negli ultimi anni da una raffica di correzioni. L'ultima è arrivata con il Decreto semplificazioni del 2020, nel tentativo di allinearsi al precetto dell'Unione europea che impone di dare alle stazioni appaltanti maggior libertà di manovra nell'elargire cartellini rossi alle imprese.

Con quella modifica è stata inserita nel codice la possibilità di escludere le imprese dalle gare anche per violazioni non definitivamente accertate - dunque non soltanto contestate ma diventate definitive a seguito di una sentenza o un atto amministrativo non più soggetto ad impugnazione - se dimostrate dalla stazione appaltante. Elemento che consegna alla Pa un grande potere discrezionale. Ricordiamo che per essere definito grave, in materia fiscale, è sufficiente che il mancato pagamento superi il tetto di 5mila euro. Importo decisamente piccolo se valutato in proporzione al valore di gare d'appalto che possono portare a contratti da milioni di euro e che dunque in alcuni casi decidono la sorte di un'azienda.

L'emendamento tenta di ovviare a questa situazione riscrivendo un passaggio fondamentale dell'articolo 80 del codice appalti (il quinto periodo del comma 4). La strategia segue due strade.

La prima è quella di consegnare a un «apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e previo parere del Dipartimento delle politiche europee, da emanare entro sessanta giorni» dalla legge il compito di ridefinire nel dettaglio quando una violazione fiscale non definitivamente accertata può essere considerata così grave da comportare l'esclusione da una gara.

Il secondo passaggio - decisivo - è quello di definire fin da subito che, per portare al cartellino rosso, l'irregolarità fiscale deve essere «correlata al valore dell'appalto e comunque per un importo non inferiore a 50.000 euro». Decuplicando dunque con effetto immediato - da cinquemila a cinquantamila euro - il valore della soglia minima per le esclusioni.

Anche se nulla cambia per le violazioni contributive e previdenziali, che continueranno a seguire e norme attuali sulle cause di esclusione, l'innalzamento del tetto a 50mila euro per le violazioni fiscali non definitive è di sicuro una buona notizia per le imprese. Ora resta da vedere se le modifica resisterà all'esame dell'Aula. In commissione l'emendamento è stato approvato con il parere contrario del Governo.

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