Urbanistica

L'allarme dei commissari: Pnrr in stallo, le opere non partono

Alcuni commissari nominati con Dpcm scrivono al Governo: Piano a rischio senza l'attuazione del Dl semplificazioni

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di Giorgio Santilli

I commissari straordinari alle grandi opere nominati dal governo negli ultimi sei mesi lanciano l'allarme: le procedure speciali del Pnrr non decollano, non sono stati ancora nominati gli organi che dovrebbero accelerare l'approvazione dei progetti con le corsie veloci del decreto infrastrutture, i Dpcm di nomina dei commissari non hanno messo a disposizione (come avrebbero potuto) risorse e strutture tecniche straordinarie necessarie per centrare obiettivi straordinari. Alcuni di questi commissari hanno preso carta e penna e hanno scritto al ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, per denunciare il pericolo che la Pa non marci compatta sugli obiettivi fissati e che la mancata attuazione delle norme del decreto semplificazioni rallenti il decollo delle opere loro assegnate. I commissari di governo temono di restare con il cerino in mano.

Temono, in altre parole, che non si comprenda a pieno la straordinaria mole di lavoro necessaria per far decollare i progetti del Pnrr e quelli minori - in tutto sono 102 opere commissariate per un valore di 96 miliardi - e soprattutto che non si comprendano le migliaia di piccoli e grandi passaggi progettuali e autorizzativi che vanno accelerati, accorpati, tagliati e ricuciti con un'azione amministrativa coordinata. Per portare tutto questo al traguardo serve - nella fase di decollo - un impegno corale delle istituzioni di governo, delle strutture amministrative a tutti i livelli, delle autorità chiamate a rilasciare pareri, autorizzazioni, permessi. Di tutto questo, per ora, visto dall'angolo visuale dei commissari, che tirano il carro delle opere, nulla sta accadendo.

C'è generale apprezzamento per le norme varate con il decreto semplificazioni, il Dl 77/2021, compresa la previsione di tempi strettissimi imposti con le procedure speciali per le opere del Pnrr. Invece, l'allarme è massimo sulla concreta attuazione di queste procedure. Di per sé un termine, per quanto perentorio, può poco se resta sulla carta, se tutta la Pa, centrale e locale, non lavora per raggiungere l'obiettivo. È vero che il decreto semplificazioni prevede ampi poteri sostitutivi, ma a quattro mesi dal varo del Dl e a due mesi dalla conversione in legge, mancano ancora le nomine dei due organi straordinari che sono il fulcro delle procedure speciali e hanno il compito di approvare buoni progetti in tempi certi: la Commissione bis per la valutazione di impatto ambientale (per cui è stato avviato un bando ma che doveva essere nominata entro luglio) e il comitato speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici, della cui procedura di nomina ancora nulla si sa.

Per i commissari il rischio vero è che non tutti remino nella stessa direzione per far decollare subito procedure e progetti, anche perché le strutture in questione dovrebbero essere reincarnazioni di organi - Commissione Via e Consiglio superiore dei lavori pubblici - che in passato non hanno brillato né per celerità né per agilità amministrativa né per partecipazione agli obiettivi di accelerazione delle opere. Intanto, i progetti prioritari restano al palo, in attesa di sapere a quale casella postale spedire il progetto, con l'eccezione di qualche commissario che ha preferito portarsi avanti con le vecchie procedure. La preoccupazione maggiore viene dai commissari - per esempio quelli delle opere portuali - che non hanno lo scudo protettivo di strutture tecniche come quelle di Rete ferroviaria italiana e Anas e non godono né di risorse proprie né di strutture tecniche adeguate per far funzionare la macchina commissariale a pieni giri.

Straordinario è il commissario e gli obiettivi che dovrà raggiungere, ma non gli strumenti tecnici e le risorse che ha a disposizione. Se si è a capo di una piccola struttura tecnica, lo sforzo di spendere dieci volte l'ordinario non è proprio sostenibile.Anche per Rfi l'impresa di centrare obiettivi eccezionali - da cui in buona parte dipende il successo del Pnrr italiano - non sarà agevole, se è vero che la società controllata da Fs deve quasi raddoppiare la spesa annuale per investimenti, arrivando a nove miliardi all'apice dello sforzo Pnrr. Ma il ministro Giovannini ha già detto che Rfi sarà rafforzata e l'amministratrice delegata della società, Vera Fiorani, ha reso noto un cronoprogramma della presentazione dei progetti che dovranno seguire la corsia veloce del Pnrr, fra ottobre e gennaio. Per gli altri commissari, invece, il problema è rafforzare le strutture tecniche e acquisire canali istituzionali che rendano più facile la gestione dei progetti.

Palazzo Chigi ha chiaro lo sforzo necessario per attuare il Pnrr e per far decollare questo «modello Genova» allargato. Si susseguono riunioni per sensibilizzare tutti i ministeri al rispetto puntuale dei tempi di attuazione del Pnrr. In settimana si potrebbe anche tenere la prima cabina di regia, sotto la presidenza di Mario Draghi, per fare il punto sulle criticità, mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, lavora a un piano per l'attuazione, con compiti e obiettivi ministero per ministero.

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