Il CommentoUrbanistica

L'analisi. Superbonus: un segnale da non sprecare, subito la proroga per non fallire

Rapporto Cresme-Camera dei deputati sugli incentivi edilizi: la montagna del 110% rischia di diventare un topolino

di Giorgio Santilli

Il rapporto Cresme-Camera dei deputati sugli incentivi edilizi lancia l’allarme definitivo che la montagna del Superbonus 110% rischia di diventare un topolino. Una bolla fatta di annunci che alla fine non si tradurranno in fatti. Peggio: rischia di tenere in scacco un settore intero che aspetta la traduzione in fatti della grande promessa e intanto frena anche tutto ciò che ha funzionato per oltre 20 anni. Il rallentamento degli incentivi fiscali edilizi ordinari (50% per il recupero e le ristrutturazioni e 65% per il risparmio energetico) ha certamente una componente di impatto Covid ma a guardare i dati mensili si vedrà che il grosso rallentamento non è avvenuto a marzo-aprile, mesi del lockdown più duro, ma a maggio-giungo, mesi dell’annuncio (e poi della traduzione in decreto legge) del Superbonus.

C’è un intero mondo (non solo gli operatori dell’edilizia e quelli finanziari, ma anche le famiglie che investono sui loro immobili di proprietà) in attesa. Scalda i motori, vuole fare, affronta dubbi e incertezze, quelle delle assemblee condominiali e quelle delle norme, si trova davanti al dilemma di dover fare tutto - dal progetto alla scelta di materiali e impianti, dal preventivo alla delibera condominiale, dalla decisione sui fornitori e gli appaltatori ai passaggi in banca, dal cantiere fino alla chiusura dei lavori e il saldo del pagamento - entro il 31 dicembre 2021. Sapendo che il cantiere non si può aprire nella stagione invernale. E sapendo che se tutto questo non si fa entro quel termine del 31 dicembre 2021, il grande regalo dello Stato sfuma. Perché se con il pagamento finale si arriva al 15 gennaio, l’agevolazione (almeno per il 40% finale) si perde.

C’è bisogno di certezze e di tranquillità per affrontare un investimento in molti casi importante. Serve la certezza che c’è tutto il tempo necessario per decidere e fare. O l’entusiasmo e anche le aspettative sfumeranno per lasciare spazio alla rinuncia e al rinvio, alla delusione. La grande promessa - senza un termine posticipato da subito almeno al 31 dicembre 2022 - rischia di tradursi nel grande boomerang che il Cresme quantifica in almeno 6 miliardi di investimenti persi in 18 mesi.