Urbanistica

L'edilizia pronta a ripartire nel 2021 ma pesano i nodi superbonus e Recovery

Rapporto Cresme:a confermare il trend positivo delle opere pubbliche c’è il dato sorprendente della crescita occupazionale nel 1° semestre 2020 (+1,6%)

di Giorgio Santilli

Nella drammatica caduta del 2020 (-9,5%) non mancano per le costruzioni alcune sorprese positive, segnalate dal 29° Rapporto congiunturale del Cresme, presentato ieri. Segnali di un settore che resiste dopo un avvio di anno positivo, una pronta reazione dopo la prima ondata pandemica, un’accelerazione nel secondo semestre delle opere pubbliche che è l’unico fra i grandi comparti dell’edilizia a chiudere in positivo: +1,7% (25,6 miliardi fra nuove opere e rinnovi/manutenzioni ). Non è un caso, quindi che la vendita di macchine per pavimentazioni stradali abbia segnato un + 24,8% nei primi nove mesi 2020 dopo che il consumo di acciaio per binari e armamenti era cresciuto nel 2019 del 47%. Strade e ferrovie tirano.E le infrastrutture di trasporto fanno il 60% dell’investimento complessivo.

A confermare il trend positivo delle opere pubbliche c’è il dato sorprendente della crescita occupazionale nel 1° semestre 2020 (+1,6% tendenziale sul 2019). «Nel quadro a tinte fosche generato dal lockdown - dice il Rapporto - le costruzioni hanno svolto un ruolo anticiclico, grazie soprattutto a medie e grandi imprese, quelle operanti nel comparto delle opere pubbliche che hanno tratto vantaggio dalla ripresa degli investimenti. È stata l’occupazione dipendente, infatti, principalmente maturata nell’ambito di imprese più strutturate, a trainare la crescita occupazionale del settore, in controtendenza rispetto a industria e servizi».

Ma vediamo i numeri del 2020. Il dato più brutto è la caduta (-13,9%) del recupero abitativo, che nel decennio 2010-2019 solo nel 2012 aveva registrato un meno, con una crescita di investimenti da 43 a 53 miliardi annui, ormai il comparto di maggiori dimensioni. Il Covid e l’attesa per il decollo del Superbonus 110% (come spiegato sul Sole 24 Ore del 1° dicembre) hanno frenato bruscamente il mercato. Stroncata anche la ripresa triennale 2017-19 delle nuove costruzioni residenziali con una caduta 2020 del 10,6%.

Per il 2021 il Cresme prevede un rimbalzo forte dell’8,3%, trainato ancora dalle nuove opere pubbliche (+9,5%) e dal ritorno del recupero abitativo (+14%). Su questa seconda voce il Cresme considera un impatto limitato del Superbonus a 2,4 miliardi di investimenti, un po’ per l’incognita della proroga del termine oltre il 2021, un po’ perché è convenzione dell’istituto di ricerca che il potenziale enorme del Superbonus - che chiama in campo soggetti nuovi per il settore - possa essere colto solo se tutti faranno la propria parte, anche sul lato dell’offerta. «I tempi stretti, il carico di adempimenti e responsabilità per i privati, condomini imprese e professionisti, il non facile coordinamento di tutti gli attori in campo (inclusi commercialisti, banche, studi legali, ecc.) e il raggiungimento degli obiettivi vincolanti delle due classi energetiche (quasi sempre è necessario il cappotto termico) sono le minacce che rappresentano la distanza fra il rischio di una parziale paralisi del mercato e il successo del provvedimento».

Diversa la valutazione che il Cresme dà dei rischi che incombono sulle opere pubbliche. Da una parte c’è la partita strategica del Recovery Plan: le questioni clou sono «se il nostro Paese sarà in grado di allocare con efficienza e qualità le risorse disponibili per risolvere alcuni dei problemi cronici che lo hanno caratterizzato in questi anni» (e i ritardi già accumulati rappresentano una prima risposta negativa) e se sarà capace di aumentare la capacità di spesa delle Pa. Dall’altra parte, però, il Cresme è convinto che risorse e azioni già messe in campo daranno comunque una crescita che durerà nel 2022 e 2023, rispettivamente con +4,4% e +2,1%.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©